La notte del 1° settembre 2025, la tempesta geomagnetica tanto attesa ha raggiunto la Terra, dopo essere stata lanciata dal Sole con una espulsione di massa coronale (CME) ad alta velocità. Il colpo è arrivato puntuale, come previsto, ma la situazione resta ancora da monitorare: siamo ancora immersi nel plasma, e non è escluso un nuovo picco di attività.
Ecco cosa sappiamo finora, cosa può ancora succedere e cosa significa tutto questo per noi.
La cronologia: quando è arrivata la tempesta

Tutto è iniziato nella sera del 1° settembre. La CME ha raggiunto il satellite ACE della NASA alle 22:30 italiane, a circa 1,5 milioni di chilometri dalla Terra. Da lì, il plasma ha impiegato solo mezz’ora per colpire il nostro campo magnetico, poco dopo le 23:00.
Il colpo ha innescato una tempesta geomagnetica di classe G2, che indica intensità moderata, secondo la scala del NOAA Space Weather Prediction Center. Poco dopo è scesa a classe G1 (lieve) e ha continuato ad attenuarsi.
Ma non è finita.
Siamo ancora nel plasma: il rischio non è passato
“La tempesta è già in calo”, spiega Mauro Messerotti, docente di Meteorologia spaziale all’Università di Trieste, “ma siamo ancora immersi nel plasma della CME”.
Questo significa che le interazioni con la magnetosfera terrestre sono ancora in corso. E tutto dipende da un dettaglio invisibile, ma cruciale: l’orientamento del campo magnetico della CME.
- Se è orientato verso Nord, cioè allineato con il campo terrestre → la tempesta si affievolisce.
- Se è orientato verso Sud, cioè opposto al campo terrestre → può innescare nuovi disturbi e intensificare l’attività.
Il NOAA ha già avvisato: non è esclusa una nuova ondata nel corso della giornata del 2 settembre.

Cosa significa una tempesta G2?
Una tempesta geomagnetica di classe G2 può causare:
- Disturbi minori alle reti elettriche ad alte latitudini
- Interferenze nei sistemi GPS e radio HF
- Variazioni nell’orientamento dei satelliti
- Aurore polari visibili anche più a sud del solito
Non parliamo di blackout globali o sci-fi catastrofici, ma è il tipo di evento che può mandare in crisi i sistemi di comunicazione, navigazione e posizionamento se non si è pronti.
Perché tutto questo è importante?

Perché siamo sempre più dipendenti dalla tecnologia spaziale e dai sistemi satellitari. Una CME potente, se non prevista, può danneggiare hardware in orbita, disturbare connessioni sulla Terra, e mettere a rischio le missioni spaziali con equipaggio.
Questa volta, la previsione è stata precisa. Ma non tutte le CME si comportano allo stesso modo, e l’orientamento magnetico è difficile da determinare in anticipo.
E ora?

Il NOAA continua a monitorare la situazione. La fase attiva della tempesta potrebbe riprendere, oppure spegnersi del tutto. Tutto dipende dall’angolo magnetico con cui la nube solare continua a interagire con il nostro pianeta.
Nel frattempo, chi vive alle latitudini più settentrionali potrebbe avere la fortuna di ammirare aurore boreali fuori stagione, e chi lavora con droni, GPS o radiocomunicazioni HF dovrebbe tenere d’occhio possibili interferenze.