Un paio di settimane fa, la piccola città siberiana di Verkhoyansk ha raggiunto l’assurda temperatura di 100,4 gradi Fahrenheit (38º Celsius), andando a stabilire una temperatura record per l’Artico e allarmando meteorologi in tutto il mondo. Quel record di temperatura è stato in seguito verificato dall’autorità meteorologica statale russa che purtroppo, non hanno potuto far altro che confermarla.
La conferma è arrivata lo stesso giorno in cui è stato pubblicato –su Nature– un nuovo studio completo che fa presente come le temperature globali attuali siano le più calde mai registrate in almeno 12.000 anni e forse molto più. Lo studio ha utilizzato una varietà di indizi geologici e metodi di analisi statistica per ricostruire antiche stime della temperatura.
In una conferenza stampa, il capo della scienza del Centro idrometeorologico della Russia ha confermato –in un tweet che troverai qui in basso– che la città di Verkhoyansk, ha effettivamente raggiunto la temperatura record per l’Artico di 100 °F, il 20 giugno. Conferma ufficiale che era stata richiesta dall’Organizzazione meteorologica mondiale.
В Верхоянске с 18 по 28 июня 2020 г. максимальная температура превышала 30°, и находилась в интервале от 31,4° до 35,2° с пиком 20 июня до 38,0°. Июнь-2020 в Верхоянске со средней температурой 19,2° стал самым теплым в истории.#жаравАрктике #Якутияhttps://t.co/qYebrTXIVd pic.twitter.com/p8Etzramru
— Гидрометцентр России (@meteoinfo_ru) June 30, 2020
Come puoi vedere dal post in sovrimpressione, l’autorità meteorologica statale russa ha dichiarato:
“A Verkhoyansk dal 18 giugno al 28 giugno 2020, la temperatura massima ha superato i 30º, con intervalli tra i 31.4º e i 35.2º e con un picco a 38º il 20 giugno. Giugno-2020 a Verkhoyansk, con una temperatura media di 19.2º, è diventato il più caldo della storia”.
Semplice Heat Wave o qualcosa di peggio?
Dieci giorni dopo l’evento della temperatura record per l’Artico, l’ondata di caldo persiste ancora.
Martedì 30 giugno, una città nella Repubblica di Sakha, 450 miglia a nord-nord-ovest di Verkhoyansk, e a 450 miglia a nord del Circolo polare artico, a pochi passi dal Mare di Laptev nell’Oceano Artico, ha colpito un sorprendente +34º, un record negativo anche in questo caso in quanto siamo 20-25 gradi sopra il normale, come fa notare il meteorologo Scott Duncan.
La temperatura record per l’Artico durante il mese di maggio è stato così notevole che ha raggiunto cinque deviazioni standard dalla norma. In altre parole, se ipoteticamente fossi stato in grado di vivere in quella zona per 100.000 anni, statisticamente parlando, dovresti sperimentare un periodo di temperature così estreme solo una volta, mentre i cambiamenti climatici hanno ora aumentato questa possibilità.
Zack Labe, scienziato con post-dottorato presso il Dipartimento di Scienze dell’atmosfera alla Colorado State University, ed esperto di clima artico, ha dichiarato in un’intervista a CBS News sulla temperatura record per l’Artico che, sebbene è preoccupato per il caldo recente, è più snervato dalla sua resistenza e dal suo protrarsi nel tempo.
“Sono ancora molto più allarmato dalla persistenza del calore record – da dicembre 2019, le temperature della Siberia occidentale hanno una media di quasi 9° F sopra la media (1981-2010), il che è abbastanza sorprendente.”
It's just… wow —> Western Siberia temperature anomalies averaged since December. Quite the extreme event!
[Data from @ECMWF ERA5 reanalysis] pic.twitter.com/ssAHCuBvRo
— Zack Labe (@ZLabe) June 16, 2020
La temperatura record per l’Artico Siberiano è dovuta a un sistema ad alta pressione insolitamente persistente, che è rimasto più o meno bloccato sulla Russia da dicembre e, nonostante non sia raro che queste ondate di caldo si affaccino su questi territori per lunghi periodi di tempo a causa di cicli naturali, la tenacia di quest’ultima è a dir poco straordinaria.
È chiaro che i cambiamenti climatici causati dall’uomo svolgano un ruolo significativo nel potenziare l’intensità delle ondate di calore; in poche parole, con l’aumentare delle temperature medie, i giorni di caldo estremo diventano ancora più diffusi e catastrofici –così come anche riportato dal YCC (Yale Climate Connection)– e alla fine la temperatura record per l’Artico sarà solo una di tante.
Nell’Artico, questo impatto è accentuato da una perdita di ghiaccio e neve che in genere riflette la luce solare nello spazio. Il declino del ghiaccio significa che più luce viene assorbita dal terreno più scuro, più aumenterà il riscaldamento. Più la cupola di calore dura, più si nutre di se stessa, intensificando di conseguenza l’ondata di calore, come afferma Labe:
“Questo riscaldamento aumenta il rischio di estreme ondate di calore nell’Artico, come questa, anche guardando avanti per i prossimi decenni”.
Questa temperatura record per l’Artico quindi, è solo l’inizio della fine?
No, non è l’inizio della fine, tuttavia servono dei cambiamenti sul breve e lungo periodo, così da riuscire a salvare il salvabile. Oltre a questa temperatura record per l’Artico infatti potrebbe esserci un ulteriore impatto dovuto dal cambiamento climatico.
Il Dr. Michael Mann, probabilmente uno degli scienziati climatici più rispettati al mondo, nel 2018 ha pubblicato uno studio su un fenomeno estivo che chiama Amplificazione Quasi Risonante (QRA) in cui le onde atmosferiche e i flussi di corrente a getto tendono a rallentare o addirittura a bloccarsi –un po’ come successe in Francia nel 2019– portando a uno schema bloccato, effetto più pronunciato, ovviamente, con un riscaldamento globale più accentuato.
Sebbene non vi siano ancora prove disponibili per questo specifico evento, Mann ha dichiarato che:
“[…] è coerente con il fenomeno generale degli estremi più persistenti a causa di un flusso di corrente a getto più lento e più tortuoso”.
Per decenni, l’Artico si è riscaldato molto più velocemente rispetto al resto del mondo e gli esperti hanno spesso descritto tale squilibrio affermando che l’Artico si sta riscaldando al doppio del tasso della media globale. Ma ciò non è più preciso, come visto anche con l’ultima temperatura record per l’Artico.
Due settimane fa, Gavin Schmidt, direttore del NASA Goddard Institute for Space Studies, ha corretto il riferimento fornendo prove che il tasso di riscaldamento dell’Artico è in realtà tre volte più veloce.
The Arctic warming is getting a lot of attention this week, but I keep seeing references to the warming being twice as fast as the global mean, and that's not right.
It's more like 3 times the global mean. pic.twitter.com/n87VwaoQav
— Gavin Schmidt (@ClimateOfGavin) June 26, 2020
Il ritmo sbalorditivo del riscaldamento nell’Artico sta causando cambiamenti sistemici. Anche Zack Labe è stupito dall’impatto affermando:
“In risposta alla temperatura record per l’Artico, l’estensione del mare artico è calata come una roccia nel mare di Laptev e nell’intera costa siberiana. In effetti, l’estensione del ghiaccio del mare artico in questa regione si sta sciogliendo alcune settimane prima della media!“
Durante la prossima settimana, il nucleo della cupola di calore che ora è sopra la Siberia, dovrebbe spostarsi verso il Polo Nord, andando a intensificare ulteriormente lo scioglimento.
“Il modello imminente sembra particolarmente ostile per le aree più vicine all’Oceano Artico centrale. Ciò contribuirà alla formazione di stagni di fusione (acqua) in cima al ghiaccio marino, che può accelerare il declino dell’estensione di quest’ultimo più avanti durante l’estate”
spiega Labe.
Situazione critica in tutto il mondo, non solo nell’Artico Siberiano
La temperatura record per l’Artico Siberiano, non si limita solo a questa zona, infatti fino ad ora –nel 2020– tre città della Florida meridionale, compresa Miami, hanno registrato 121 temperature calde record e una sola lettura fredda.
Nel Canada centrale, le temperature di questa settimana lungo le rive della baia di Hudson stanno raggiungendo il massimo intorno ai 90º Fahrenheit (~32º Celsius), mentre in Norvegia, a causa di una insolita ondata di caldo siamo sempre sui 30º, con la gente che scia sui ghiacciai in costume da bagno –come puoi vedere nella foto qui sotto, con data e ora–.
Big #heatwave shaping up for parts of Canada on the south side of Hudson Bay this week. Highs in the 90s under a 3 sigma 500mb ridge ("#heatdome" as has been popularized in the media) pic.twitter.com/9kaBaa0wyb
— Jeff Berardelli (@WeatherProf) June 28, 2020
La temperatura record per l’Artico e per gli altri Paesi che ti ho citato sopra, non sono una sorpresa per gli scienziati del clima che da decenni suonano gli allarmi per gli impatti del riscaldamento globale. Ciò ha portato a notevoli sforzi per studiare i climi passati al fine di contribuire a mettere in contesto l’attuale riscaldamento.
Per questo studio, un team di scienziati affiliati a una collaborazione paleoclimatica internazionale chiamata PAGES (Past Global Changes), ha analizzato i dati che hanno attraversato migliaia di anni nel passato. Il team ha intrapreso un processo estremamente esaustivo ricostruendo un record di temperatura di 12.000 anni che termina nel 1950.
In 12.000 anni ci sono precedenti riguardanti la temperatura record per l’Artico?
Per il periodo precedente ai moderni termometri, ci si è basati su una varietà di stime della temperatura basate su ciò che gli scienziati chiamano record proxy – indizi come fossili sepolti nei sedimenti –come conchiglie e polline– che rivelano come erano le condizioni climatiche nel passato antico.
Il record ha rivelato che il periodo da 200 anni più caldo, prima del 1950, ebbe luogo circa 6.500 anni fa, quando le temperature della superficie globale erano di circa 1,25 gradi Fahrenheit sopra la linea di base, che è la media del 19° secolo. Da quel punto di massimo raggiunto 6.500 anni fa, il record mostra che il globo si stava costantemente raffreddando.
Tutto ciò è cambiato bruscamente negli ultimi 150 anni quando, in quel breve periodo, gli umani hanno più che invertito migliaia di anni di raffreddamento. Ora le temperature globali sono aumentate di circa 2 gradi Fahrenheit al di sopra di quella base, portando alla conclusione che la Terra è attualmente più calda di se stessa rispetto a 6.500 anni fa.
Prima del punto di partenza dello studio, 12.000 anni fa, la Terra fu avvolta in un’era glaciale, pertanto si potrebbe dedurre che le temperature oggi siano più alte rispetto a prima a causa della “vicinanza” all’era glaciale, avvenuta circa 120.000 anni fa. Tuttavia l’autore principale dello studio, il dott. Darrell Kaufman, un paleoclimatico specialista di dati della Northern Arizona University, ha affermato che i dati non sono abbastanza precisi da saperlo con certezza.
Questo nuovo studio di Kaufman convalida il lavoro sulle ricostruzioni della temperatura passate, come l’ormai famosa grafica “hockey stick” del Dr. Michael Mann, direttore del Earth System Science Center presso la Penn State University.
Il nome della grafica deriva dalla sua somiglianza con una mazza da hockey che mostra un salto verticale delle temperature alla fine degli ultimi 1.000 anni di record di temperatura. Questo nuovo studio mostra che lo stesso effetto è evidente anche in periodi di tempo di 2000 e 12000 anni, come dimostrato dagli studi effettuati.
Mann ha affermato che il nuovo studio fornisce ancora più prove della rapidità con cui l’umanità sta rimodellando il clima terrestre, e che quindi la temperatura record per l’Artico si può attribuire solo all’uomo, inoltre ha spiegato il grafico in questo modo:
“La “maniglia” della mazza da hockey diventa sempre più lunga con ogni nuovo studio e in effetti c’è un suggerimento che il calore attuale ora potrebbe essere senza precedenti dall’ultimo periodo interglaciale più di centomila anni fa.”