La Telemedicina non è più un ambizioso progetto, ma una realtà sempre più concreta. In un mondo sempre più Smart e iperconnesso, non poteva non aderire anche la Sanità, ed ecco che spuntano le prime linee guida concrete che cominceranno a decretare l’inizio di una nuova forma di assistenza medica. L’evoluzione della figura del medico di famiglia, in pratica, con tutti i vantaggi connessi.
In realtà la Telemedicina esiste già come procedura, ma viene praticata solamente in circostanze particolari, a discrezione della singola Asl di competenza e del medico che ha in cura un paziente, che magari non può spostarsi per svariati motivi. Il progetto è quello di dettare regole univoche ed uguali per tutti gli utenti, in modo da fornire un servizio completo ed efficiente.
In soldoni, una volta entrata a regime, la Telemedicina e la “Televisita” saranno una normale routine, e le prestazioni erogate online saranno tariffate, rendicontate e – laddove previsto – sottoposte a ticket. La volontà però non è quella di sostituire interamente il rapporto medico-paziente: è ovvio che in determinate circostanze l’intervento “fisico” del medico resta e sarà sempre incisivo per decidere la terapia e il percorso del paziente.
La televisita servirà solo a gestire terapie continuative in maniera più veloce, ad esempio, e a smaltire procedure che ad oggi costano “troppo”, sia in termini di risorse che di tempistiche.
Telemedicina: quali sono i vantaggi?
Questo tipo di modalità di prestazione rappresenta una parte crescente dell’assistenza sanitaria moderna e potrebbe svolgere un ruolo fondamentale negli sforzi in corso – anche a livello globale – per ottimizzare i servizi. Gli appuntamenti medici virtuali e basati su video potranno aiutare a ridurre lo sforzo sui medici generici e incoraggiare anche le cure preventive. Le televisite possono offrire anche un‘alternativa più economica e conveniente rispetto agli appuntamenti di persona: si pensi ai costi di gestione dei locali, alle spese dei trasporti e così via.
Ecco perché, soprattutto in questo momento storico cambiato inevitabilmente a causa della pandemia – la necessità è quella di una riorganizzazione su tutti i fronti; nel documento redatto si legge infatti:
“[…] un rinnovamento organizzativo e culturale teso ad una diffusa ed uniforme traduzione operativa dei principi di primary health care raccomandati dall’OMS e la riorganizzazione delle attività sanitarie, clinico-assistenziali e di riabilitazione deve poter garantire contemporaneamente la massima continuità assistenziale ed empowerment del paziente, con il minimo rischio di diffusione del virus ad utenti, operatori e familiari.
Le indicazioni contenute nel presente documento saranno oggetto di aggiornamento periodico, anche in relazione all’evoluzione delle tecnologie, e seguiranno altri documenti simili al presente relativi ad ulteriori prestazioni di telemedicina, al fine garantire una progressiva estensione e applicazione in tutti gli ambiti assistenziali in cui essa può contribuire a migliorare la qualità dell’assistenza.”
Nel documento originale vendono ovviamente indicati nero su bianco quali sono ad oggi le attività di telemedicina che potranno essere ricomprese nei livelli essenziali di assistenza, e quindi le regole amministrative che dovranno essere applicate a tali prestazioni, ovvero tariffe, modalità di pagamento, rendicontazione, consultazione dei referti e ovviamente le modalità di adesione informata del paziente e le normative vigenti in materia di privacy e sicurezza.
Non rimane altro che sperare in una organizzazione e programmazione meditate ed eseguite a regola d’arte, come si direbbe in altri ambiti: visti i parziali insuccessi relativi ad App come Immuni ed Io e la resistenza culturale tipica degli italiani, si rischia di veder decollare il progetto nei soliti tempi biblici che purtroppo ci contraddistinguono dal resto del globo.
Tanto per citare un esempio, la TechnologyAdvice Research già nel lontano 2015 condusse un sondaggio a livello nazionale su 504 adulti statunitensi. I risultati (visibili nell’immagine poco più sotto) “hanno messo luce sulle attuali esitazioni sui servizi basati su video e sui modi in cui i fornitori possono commercializzare meglio le loro offerte attuali.“. Chissà se noi riusciremo a stare al passo.