Mentre nella tradizionale conservazione di un organoco, il margine di conservazione era solo da tre a cinque ore con la tecnologia di profusione si può conservare un organo per tre giorni garantendo notevoli benefici, per esempio supportando il nuovo uso della donazione dopo la morte circolatoria (DCD) facendo rivivere e supportando il recupero degli organi.
La tecnologia di perfusione infatti sfrutta una macchina per la perfusione che permette di impiantare un organo umano in un paziente dopo un periodo di conservazione di tre giorni fuori dal corpo.
La macchina simula le funzioni di un organismo umano nel modo più dettagliato possibile, al fine di fornire le condizioni ideali per i gli organi umani: nel caso di un fegato umano, una pompa funge da cuore sostitutivo, un ossigenatore sostituisce i polmoni e un’unità di dialisi svolge le funzioni dei reni. Inoltre, numerose infusioni di ormoni e nutrienti svolgono le funzioni dell’intestino e del pancreas.
Grazie a questa tecnologia è possibile trapiantare organi espiantati dopo la morte del donatore, permettendo così di andare ad alleggerire la necessità di avere organi funzionati per i trapianti che è sempre più pressante.
Nel gennaio 2020, un team di ricerca multidisciplinare di Zurigo, che ha collaborato con l’Ospedale universitario di Zurigo (USZ), dell’ETH di Zurigo e dell’Università di Zurigo (UZH), ha dimostrato per la prima volta che la tecnologia di perfusione consente di immagazzinare un fegato al di fuori del corpo per diversi giorni.
I risultati di questo lavoro sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Nature Biotechnology.
Tecnologia di perfusione: ecco in cosa consiste
Il team di esperti ha preparato il fegato nella macchina con la tecnologia di perfusione con vari farmaci. In questo modo è stato possibile trasformare il fegato in un buon organo umano, anche se in origine non sarebbe stato considerato idoneo a causa della sua scarsa qualità.
La perfusione di più giorni – la circolazione meccanica dell’organo – ha permesso, ad esempio, terapie antibiotiche o ormonali o l’ottimizzazione del metabolismo del fegato. Inoltre, è stato possibile eseguire lunghi test di laboratorio o sui tessuti senza che il tempo a disposizione fosse castrante. In circostanze normali, ciò non sarebbe stato possibile poiché gli organi possono essere conservati solo per 12 ore se vengono conservati convenzionalmente su ghiaccio e in macchine per perfusione disponibili in commercio.
Nell’ambito di un tentativo di un trapianto individuale approvato, i medici hanno dato a un paziente malato di cancro inserito nella lista d’attesa svizzera, la possibilità di poter scegliere se utilizzare il fegato umano trattato. A seguito del suo consenso, l’organo è stato trapiantato nel maggio 2021. Il paziente ha potuto lasciare l’ospedale pochi giorni dopo il trapianto e ora sta bene: “Sono molto grato per l’organo salvavita. A causa del mio tumore in rapida progressione, Ho avuto poche possibilità di ottenere un fegato dalla lista d’attesa in un periodo di tempo ragionevole”.
“La nostra terapia mostra che trattando i fegati nella macchina con tecnologia di perfusione, è possibile mitigy la mancanza di organi umani funzionanti e salvare vite umane“, ha spiegato il Professor Pierre-Alain Clavien, Direttore del Dipartimento di Chirurgia Viscerale e Trapianti dell’Ospedale Universitario di Zurigo (USZ).
Lo step successivo interesserà la revisione della procedura su altri pazienti per dimostrarne l’efficacia e la sicurezza sotto forma di uno studio multicentrico. Il successo di questa ricerca significherebbe che in futuro un trapianto di fegato, che di solito costituisce una procedura d’urgenza, si trasformerebbe in una procedura elettiva pianificabile.
Allo stesso tempo, verrà sviluppata una nuova generazione di macchine con tecnologia di perfusione. Non solo, coloro che sono coinvolti nella ricerca di base continueranno a cercare modi per curare altre malattie del fegato al di fuori del corpo con farmaci, molecole o ormoni.
In Italia nella 25ma giornata per la donazione degli organi e dei tessuti, il Ministro Speranza ha dichiarato: ” Scegliere di donare gli organi ( in questo caso si è trattato di una donatrice), e registrare la propria decisione al momento del rinnovo della carta d’identità, non è solo un gesto di civiltà: è la possibilità concreta di dare una speranza a chi, senza un trapianto, non può sopravvivere. Continuiamo ad impegnarci affinché la cultura della donazione sia sempre più diffusa e valorizzata”.
In un comunicato stampa è stato dichiarato che al Policlinico Umberto I è stato eseguito il primo trapianto di cuore fermo, e cioè che aveva smesso di battere: “La sanità romana si pone all’avanguardia, questo straordinario intervento arriva ad una settimana dal triplo trapianto di fegato eseguito dall’azienda San Camillo di Roma e desidero ringraziare l’equipe medica multidisciplinare del Policlinico Umberto I e la Rete regionale trapianti per questo risultato straordinario raggiunto” ha commentato l’Assessore alla Sanità della Regione Lazio, Alessio D’Amato. Anche in questo caso è stata sfruttata le tecnologia della perfusione.
“Sono passati quaranta anni dal primo trapianto di fegato eseguito in Italia nel 1982 proprio presso il “nostro” Policlinico Umberto I – ha dichiarato Fabrizio d’Alba, direttore generale del Policlinico – Credo che l’elevata competenza multidisciplinare dimostrata da tutti gli operatori coinvolti anche in una procedura cosi complessa come quella messa a punto due giorni fa, sia la testimonianza di una scuola d’eccellenza legata ai trapianti all’interno del Policlinico, che ha saputo nel corso dei decenni ampliare le proprie capacità professionali e organizzative”.
“Il mio pensiero in queste ore – ha concluso d’Alba – va ai familiari di questa donatrice “unica” che hanno pienamente condiviso e supportato le sue scelte anche in un momento di grande dolore per la perdita della loro cara”.