L’allevamento del bestiame e la coltivazione di colture per nutrirli ha distrutto più foreste tropicali e ucciso più fauna selvatica di qualsiasi altra industria, ecco perché la necessità di tasse sulla carne e su altri prodotti di origine animale si fa sentire, considerando inoltre che l’agricoltura animale produce grandi quantità di emissioni di gas serra e inquinamento.
Per ridurre drasticamente le emissioni, rallentare la perdita di biodiversità e garantire cibo a una popolazione mondiale in crescita, ci deve essere un cambiamento nel modo in cui carne e latticini vengono prodotti e consumati, anche perché le conseguenze ambientali sono così profonde che il mondo non può raggiungere gli obiettivi climatici e mantenere intatti gli ecosistemi senza che i paesi ricchi riducano il consumo di manzo, maiale e pollo.
Un mercato in rapida evoluzione per nuove alternative, come gli hamburger a base vegetale ha, in parte, facilitato il passaggio dalla carne ad un'”alternativa”, eppure in paesi come la Gran Bretagna, il consumo di carne non è diminuito abbastanza rapidamente negli ultimi anni per contenere sufficientemente le emissioni agricole.
Visto quindi l’andazzo, i prezzi della carne e di altri prodotti animali dovranno alla fine riflettere tutti questi danni, e ad oggi ci sono diversi modi per farlo, ma ogni intervento pone le sue difficoltà.
Secondo Cameron Hepburn, professore di economia ambientale dell’Università di Oxford, e Franziska Funke, ricercatore di dottorato associato in economia ambientale all’Istituto di Potsdam, il risultato più probabile saranno semplici tasse sulla carne e sui prodotti animali, e la loro ultima ricerca, pubblicata sulla Review of Environmental Economics and Policy, ha considerato come potrebbe funzionare questa ipotetica tassa sulla carne.
Lo studio che spiegherebbe il funzionamento delle tasse sulla carne
Secondo i calcoli dei due autori, questi suggeriscono che il prezzo medio al dettaglio della carne nei paesi ad alto reddito dovrebbe aumentare del 35%-56% per la carne bovina, del 25% per il pollame e del 19% per l’agnello e il maiale per riflettere i costi ambientali della loro produzione.
Nel Regno Unito, dove il prezzo medio per una bistecca di manzo da 200 g è di circa £ 2,80, i consumatori pagherebbero invece tra £ 3,80 e £ 4,30 alla cassa, inoltre sempre secondo la ricerca, sembrerebbe che delle tasse sulla carne, se applicata correttamente, non dovrebbe aumentare la pressione sulle famiglie più povere o sull’industria agricola.
Inoltre, in ambito Europeo, prima che i prezzi dei generi alimentari aumentassero alle stelle in risposta all’invasione russa dell’Ucraina, l’idea di creare delle tasse sulla carne e su altri generi alimentari di origine animale era già stata presa in considerazione dai ministri dell’agricoltura in paesi come la Germania e i Paesi Bassi.
Tuttavia, visto l’attuale scenario politico, delle tasse sulla carne sono attualmente impensabili, anche se tasse più elevate su carne e prodotti lattiero-caseari potrebbero diventare inevitabili per decarbonizzare l’agricoltura al ritmo necessario per limitare il riscaldamento globale ad almeno 1,5°C.
L’analisi ha mostrato che, ridistribuendo le entrate derivate dalle tasse sulla carne e su prodotti animali in modo uniforme tra la popolazione, sotto forma di pagamenti forfettari uniformi alla fine di ogni anno, forse, la maggior parte delle persone a basso reddito avrebbe più soldi rispetto a prima dell’introduzione della nuova riforma fiscale.
Ma poi, la gente spenderebbe questo compenso per carne o altri prodotti legati ad alti livelli di inquinamento?
Una ricerca della British Columbia in Canada ha mostrato che la restituzione dei proventi di una tassa sul carbonio ai cittadini non ha avuto effetti significativi sulla riduzione delle emissioni della provincia (tra il 5% e il 15%), mentre rendere la carne relativamente più costosa, molto probabilmente incoraggerebbe le persone a spendere i loro soldi altrove.
Parte del gettito fiscale potrebbe finanziare sussidi per la coltivazione di ortaggi, cereali e proteine alternative, o aiutare le famiglie a basso reddito a pagare le bollette alimentari su base più regolare.
Sempre secondo lo studio, oltre ad esserci delle tasse sulla carne e latticini, con un loro conseguente aumento di prezzo, gli alimenti vegetali sani e sostenibili dovrebbero diventare più abbordabili, ed utilizzare le entrate derivate dalle tasse sulla carne per tagliare le tasse su frutta, verdura e cereali, che potrebbe fornire il tanto necessario sollievo alle famiglie più povere durante una crisi del costo della vita, incoraggiando nel contempo tutti a ridurre l’assunzione di prodotti animali.
Altri tipi di regolamentazione, come regole più rigorose sulla gestione più sostenibile dei mangimi o del letame, corrono il rischio di mettere gli allevatori domestici in una posizione di svantaggio rispetto ai concorrenti esteri che non sono gravati dai costi aggiuntivi del rispetto di queste regole, ecco perché una forma di “aggiustamento delle frontiere”, come lo chiamano gli economisti, è necessaria anche per includere i prodotti provenienti dall’estero.
Una tassa applicata a qualsiasi azienda che vende carne, inclusi ristoranti, caffè e supermercati, in un determinato paese catturerebbe l’attenzione di tutti i produttori di carne, inoltre altre ricerche indicano che i consumatori in genere sono più favorevoli a tasse ambientali di questa natura, se inizialmente vengono introdotte gradualmente con un’aliquota fiscale inferiore.
Parte delle entrate raccolte dalle tasse sulla carne potrebbero essere cedute direttamente agli agricoltori, lasciandoli con profitti più elevati rispetto a prima, e questo potrebbe essere pagato in base al loro lavoro di amministrazione della terra, ripristinando habitat come le torbiere, oppure potrebbe aiutarli a investire nella transizione verso nuovi flussi di reddito, come la produzione di carne biologica di alta qualità da mandrie a bassa densità che, se consumata in quantità molto inferiori, potrebbe essere ancora compatibile con gli obiettivi di emissione.
Adottare misure per rendere gli alimenti a base vegetale più convenienti e i sostituti della carne più attraenti aprirà la strada a un futuro in cui è possibile rendere la carne e i latticini molto più costosi. La buona notizia è che, una volta giunto il loro momento, le tasse sulla carne potrebbero effettivamente aiutarci a mangiare meglio, a costi inferiori.
Se attuata correttamente, delle tasse sulla carne potrebbero proteggere l’ambiente, contribuendo nel contempo a garantire un futuro sostenibile per gli allevatori, nonché cibo a prezzi accessibili e sostenibili per tutti, tuttavia come al solito rimane la paura che a beneficiarne saranno in pochi, e invece che tassare la fonte, alla fine sarà il consumatore a pagare per tutti.
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Approvo l’iniziativa di tassare la carne. Non è logico allevare animali (ammassati) con foraggi e cereali per poi ucciderli e cibarsene noi umani. Nutriamoci direttamente delle colture e avremo bisogno di minori risorse naturali, con un beneficio per l’ecosistema .