Un’equipe di scienziati, in Svizzera e Austria, hanno progettato una nuova plastica green riciclabile simile al PET che può essere facilmente ricavata dalle parti non commestibili delle piante. La promettente plastica dura e resistente al calore potrebbe essere utilizzata per l’imballaggio alimentare.
I risultati della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Nature.
Plastica green ottenuta da parti non commestibili di piante: ecco qualche dettaglio
Il team di ricerca dell’Istituto federale di tecnologia di Losanna (EPFL) e dell’Università di risorse naturali e scienze della vita di Vienna hanno progettato con successo una plastica green dalla biomassa, simile al PET, che soddisfa i criteri come alternativa ecologica a diverse plastiche esistenti.
Diversi scienziati in tutto il mondo stanno lavorando su polimeri degradabili o riciclabili realizzati con materiale vegetale non commestibile, o “biomassa lignocellulosica”, ma si tratta di ricerche complesse. il team di scienziati in Svizzera e Austria, coordinato da Jeremy Luterbacher presso la School of Basic Sciences dell’EPFL, pensano di essere riusciti a sviluppare un prodotto sia riciclabile che robusto.
“Essenzialmente ‘cuociamo’ solo legno o altro materiale vegetale non commestibile, come i rifiuti agricoli, in prodotti chimici economici per produrre il precursore della plastica in un solo passaggio“, ha dichiarato Luterbacher: “Mantenendo intatta la struttura dello zucchero all’interno della struttura molecolare della plastica, la chimica è molto più semplice delle alternative attuali”.
La tecnica si basa su una scoperta che Luterbacher e i suoi colleghi hanno pubblicato nel 2016, dove l’aggiunta di un’aldeide, un composto organico, ha stabilizzato alcune parti di materiale vegetale e ne ha impedito la distruzione durante l’estrazione.
“Utilizzando un’aldeide diversa, l’acido gliossilico invece della formaldeide, potremmo semplicemente agganciare gruppi ‘appiccicosi’ su entrambi i lati delle molecole di zucchero, il che consente loro di agire come mattoni di plastica”, ha spiegato Lorenz Manker, il primo autore dello studio: “Utilizzando questa semplice tecnica, siamo in grado di convertire fino al 25% del peso dei rifiuti agricoli, o il 95% dello zucchero purificato, in plastica”.
Secondo i ricercatori, la plastica green così prodotta potrebbe potenzialmente avere una vasta gamma di usi: dagli imballaggi e dai tessuti alla medicina e all’elettronica. Il team ha già sviluppato pellicole per imballaggio, fibre che potrebbero essere filate in abbigliamento o altri tessuti e filamenti per la stampa 3D.
“La plastica ha proprietà molto interessanti, in particolare per applicazioni come l’imballaggio alimentare“, ha aggiunto Luterbacher. “E ciò che rende unica la plastica è la presenza della struttura zuccherina intatta. Questo lo rende incredibilmente facile da realizzare perché non devi modificare ciò che la natura ti offre e semplice da degradare perché può tornare a una molecola che è già abbondante in natura”.
La speranza è che i sostituti della plastica altamente inquinante come la plastica green prodotta dagli scienziati dell’Istituto federale di tecnologia di Losanna (EPFL), siano la strada maestra per dare un po’ di respiro al nostro pianeta Terra, soffocati da quintali di plastica sparsi, via terra, mare e anche nella volta celeste.
La prima plastica sintetica, la bachelite, fu prodotta nel 1907, segnando l’inizio dell’industria globale della plastica. Tuttavia, la rapida crescita della produzione mondiale di plastica non è stata realizzata fino agli anni ’50. successivamente abbiamo assistito ad un utilizzo compulsivo di imballaggi di PET, ma sembra che una vera e propria presa di coscienza sia stata presa solo negli ultimi anni.
Inutile dirlo, ma sono i paesi ad alto reddito i più grandi produttori di plastica. Sì è tentato di arginare il problema producendo buste di plastica per la spesa derivate dal mais, una plastica green che però non ha tenuto conto che il mais è un alimento e che fa parte dell’alimentazione di diverse popolazioni nel mondo. Quelle che hanno subito il contraccolpo per questo depauperamento sono state quelle a basso reddito, creando così un problema nel tentativo maldestro di risolverne un altro.
Cosa possiamo fare allora per dare un contributo in questo senso? Lasciare la plastica green al mais nelle casse e utilizzare le shopper di tela quando si va a fare la spesa: robuste, lavabili, ecologiche e che possono essere riutilizzate all’infinito. Sciegliere, ogni volta che sarà possibile, i contenitori in vetro, specialmente per quanto riguarda l’acqua, che possono essere riutilizzati proprio ricaricandoli di acqua da bere, un Italia non mancano certo le fonti di approvvigionamento. E naturalmente fare la raccolta differenziata, in modo che anche altri prodotti, come la carta e il cartone possano essere riciclati.