Un team di astronomi guidato dall’Università della California, Santa Cruz, ha utilizzato l’intelligenza artificiale per individuare una delle esplosioni stellari più insolite mai osservate: la supernova SN 2023zkd, frutto dell’incontro ravvicinato (e catastrofico) tra una stella massiccia e un buco nero.
Una scoperta lampo di una supernova grazie all’AI
La supernova è stata individuata per la prima volta nel luglio 2023 grazie a un nuovo algoritmo capace di analizzare in tempo reale eventi astronomici anomali e questo ha permesso agli scienziati di attivare immediatamente le osservazioni di seguito, raccogliendo dati preziosi prima che l’esplosione svanisse.

Come ha spiegato Ryan Foley, professore di astronomia alla UC Santa Cruz, l’AI ha un vantaggio chiave: riesce a notare segnali che un occhio umano scoprirebbe troppo tardi. Nel caso delle supernovae, dove ogni minuto conta, questo può fare la differenza.
Cosa è successo a SN 2023zkd
L’interpretazione più probabile è che la stella, intrappolata in orbita con il buco nero, abbia perso energia fino a collassare, venendo parzialmente inghiottita e innescando così la supernova; un’altra ipotesi è che il buco nero abbia strappato la stella a pezzi prima che questa potesse esplodere autonomamente. In entrambi i casi, il risultato finale è lo stesso: la nascita di un buco nero ancora più massiccio.
La ricerca, pubblicata sull’Astrophysical Journal, fornisce la prova più forte mai raccolta che l’interazione diretta con un buco nero possa effettivamente far detonare una stella.
Una luce strana e imprevedibile
SN 2023zkd si trova a circa 730 milioni di anni luce dalla Terra e inizialmente sembrava una supernova come tante. Ma la sua luminosità ha sorpreso gli scienziati: dopo il primo lampo, si è accesa di nuovo mesi più tardi. Analizzando dati precedenti, gli astronomi hanno scoperto che il sistema si stava lentamente illuminando già da quattro anni prima dell’esplosione.

Gli studi hanno mostrato che la luce era influenzata dal materiale espulso dalla stella negli anni precedenti: il primo picco è stato generato dall’urto con gas rarefatto, mentre il secondo da una collisione con una nube più densa a forma di disco. Segno che la stella stava vivendo sotto enorme stress gravitazionale, quasi certamente a causa del suo “compagno” buco nero.
Un mix di competenze (umane e artificiali)
Il progetto è frutto della collaborazione tra UC Santa Cruz, Harvard & Smithsonian, MIT e altri istituti, con il supporto della National Science Foundation e della NASA. L’AI non è stata usata da sola: ha fatto parte di una piattaforma software più ampia, capace di gestire i dati raccolti e di integrarsi con il lavoro degli esperti in spettroscopia, teoria e astrofisica osservativa.
Dall’astrofisica alla vita quotidiana
Secondo gli scienziati, le tecniche AI usate per scovare SN 2023zkd potrebbero presto avere applicazioni anche sulla Terra: diagnosi mediche precoci, prevenzione di frodi finanziarie, perfino sicurezza nazionale. Tutti contesti in cui l’individuazione rapida di anomalie può salvare vite o risorse.

Conclusione
Grazie all’AI, abbiamo osservato per la prima volta cosa accade quando una stella si trova troppo vicina a un buco nero… e non ne esce viva.