Il cielo l’ha raggiunto. Ma il ritorno a Terra? Quella è ancora un’altra storia. Il test più recente di Starship, il gigantesco razzo di SpaceX, si è concluso con l’ennesima “disassemblatura non programmata”. Tradotto? Durante il rientro, qualcosa è andato storto e il veicolo si è disintegrato nell’atmosfera. Un finale già visto, purtroppo.
Eppure non è stato un flop totale: Starship ha comunque completato una buona parte della missione. Ma se Elon Musk vuole davvero colonizzare Marte, servirà qualcosa di più di una decollata spettacolare.
Che cos’è Starship, e perché ci interessa?

Partiamo da qui. Starship è il razzo più grande e potente mai costruito dall’uomo. Punto. È anche completamente riutilizzabile: sia il primo stadio (Super Heavy) che il secondo (la navetta vera e propria, chiamata anch’essa Starship) sono progettati per decollare, separarsi, fare il loro lavoro… e tornare giù interi, pronti per un nuovo lancio.
L’obiettivo? Non solo portare tonnellate di carico nello spazio, ma trasportare esseri umani su Marte, riportare astronauti sulla Luna e abbassare i costi di lancio in modo drastico. Una vera rivoluzione spaziale — almeno sulla carta.
Cosa è successo durante l’ultimo volo di prova?
Il test, partito dal Boca Chica Launch Facility in Texas, era carico di aspettative. E per certi versi, non ha deluso:
- Il razzo ha completato correttamente il decollo e la separazione tra primo e secondo stadio.
- Il modulo superiore (la navetta Starship) ha raggiunto l’orbita suborbitale, rientrando parzialmente nell’atmosfera terrestre.
- Ma nel momento critico — quello del rientro controllato — tutto è andato a rotoli.
Come già successo nei due test precedenti, il sistema ha perso stabilità e il veicolo si è disintegrato ad alta quota. Un altro smacco, anche se previsto come possibilità dal team SpaceX.
È un fallimento? Dipende da come lo guardi
Chi segue SpaceX da un po’ lo sa: i test di Starship sono pensati per fallire. O meglio, per imparare dai fallimenti. Ogni test aggiunge dati, corregge errori, mette sotto stress i sistemi in condizioni reali.
Elon Musk non è certo nuovo a questo approccio. Anche i primi prototipi di Falcon 9 (l’altro razzo SpaceX) esplodevano spesso. Oggi, Falcon 9 è una delle piattaforme di lancio più affidabili al mondo.
Quindi no, non è un fallimento totale. Ma è chiaro che la fase di rientro atmosferico è ancora un tallone d’Achille per Starship. E finché non sarà risolto, il sogno marziano resterà appeso.
Qual è il prossimo passo per Starship?

SpaceX non si ferma. Anzi, il ritmo è serratissimo. La prossima versione di Starship è già in fase di preparazione e potrebbe volare entro pochi mesi, con aggiornamenti strutturali e software dedicati proprio alla fase critica del rientro.
Il vero obiettivo a medio termine? Prepararsi al programma Artemis della NASA. Starship è infatti stato selezionato come modulo di atterraggio lunare per la missione Artemis III, quella che dovrà riportare l’uomo (e la prima donna) sulla superficie lunare.
Se non sarà pronta in tempo o non dimostrerà un rientro sicuro, potrebbero esserci ritardi pesanti anche per la NASA. E questo non è più solo un problema di SpaceX.
Le sfide tecniche ancora aperte
Rientrare nell’atmosfera terrestre non è una passeggiata. Si tratta di resistere a temperature che sfiorano i 1.600 gradi Celsius, a pressioni dinamiche violentissime e a instabilità che possono causare lo spin del veicolo o addirittura la perdita del controllo.
In più, Starship non usa una capsula con scudo termico tradizionale: è un colosso in acciaio inox, e proprio per questo deve contare su controlli aerodinamici perfetti. Le flap mobili servono a gestire la traiettoria di rientro, ma finora nessun test è riuscito a chiudere il cerchio.
Finché questo nodo non verrà sciolto, Starship non potrà volare in modo operativo.
Perché tutto questo ci riguarda?

Ti starai chiedendo: ok, ma che mi importa se un razzo è esploso? Beh, Starship non è solo un giocattolo per miliardari. È l’architrave di un futuro spaziale molto più accessibile. Se funzionasse, potremmo avere:
- Lanci commerciali a costi bassissimi.
- Stazioni spaziali orbitali permanenti.
- Viaggi attorno alla Luna per civili.
- Trasporto merci (e magari un giorno, anche persone) su Marte.
E guarda che non parliamo di secoli nel futuro. Musk punta agli anni 2030. Insomma, roba che potresti vedere tu stesso, non i tuoi pronipoti.
La corsa continua. Ma il traguardo è ancora lontano
Il test di Starship non è andato come previsto, ma è stato un passo avanti. Un passo traballante, certo, ma necessario. Adesso tocca agli ingegneri fare il punto, correggere, riprovare.
E tu? Se sei anche solo un po’ curioso di dove ci porterà tutto questo, segui il viaggio. Noi ti teniamo aggiornato — esplosioni incluse.
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