La Spermidina è una molecola che appartiene alla classe delle poliammine e ha la caratteristica di potenziare la longevità attraverso un’azione protettiva sul sistema cardiaco. I suoi benefici sono stati provati anche sulla neurodegenerazione nella drosofila, il moscerino della frutta.
Uno studio condotto a Parigi da parte di Guido Kroemer dell’Equipe 11 Labellisée Ligue Contre le Cancer assieme all’università di Graz in Austria, e pubblicato su Nature Medicine ne aveva già evidenziato le sue incredibili proprietà capaci di ridurre il rischio di incorrere in malattie cardiovascolari e subire gli effetti malevoli dell’ipertensione, specialmente nei soggetti di sesso maschile.
Un gruppo di ricerca dell’Istituto di biochimica e biologia cellulare del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ibbc) e del Telethon institute of genetics and medicine (Tigem) coordinato da Elvira De Leonibus, ha pubblicato uno studio recente sul Aging Cell, che spiega uno dei possibili meccanismi attraverso cui la Spermidina, in soggetti di mezza età predisposti al declino cognitivo, riattiva la memoria nell’invecchiamento, grazie alla sua azione di “pulizia” degli aggregati proteici tossici accumulati nel cervello.
Spermidina: benefici sul declino cognitivo
La coordinatrice dello studio, Elvira De Leonibus, ha spiegato: “Non tutti gli individui mostrano una riduzione delle capacità mnemoniche con l’avanzare dell’età, ma quelli che la mostrano lo fanno molto precocemente e, in genere, i sintomi di declino mentale si associano all’accumulo, nei neuroni, di aggregati proteici di alfa-sinucleina e di beta amiloide che possono arrivare a formare delle fibrille – o dei filamenti – potenzialmente tossici per le cellule”.
“In una cellula giovane questi aggregati, considerati scarti cellulari, sono racchiusi all’interno di una vescicola (autofagosoma) che si occupa di traghettarli nel lisosoma, un organello che li scompone e ne ricicla i costituenti lì dove possibile. Con l’invecchiamento gli aggregati aumentano e la capacità degradativa dei lisosomi si riduce”, prosegue la scienziata.
La Spermidina può essere rintracciata in molti alimenti e studi recenti hanno evidenziato le sua proprietà che attivano l’autofagia, il processo di pulizia interna delle cellule, e quindi ne migliorano le capacità degradative.
“Il nostro laboratorio si occupa di identificare i meccanismi precoci che precedono lo sviluppo della demenza nei modelli animali. Per identificare i soggetti di mezza età con una memoria vulnerabile, abbiamo utilizzato un test di memoria in cui si potesse manipolare la quantità di informazioni da ricordare (il numero di oggetti), in modo da rendere il compito più difficile e sfidante. Questo ha permesso di separare soggetti della stessa età in grado di ricordare fino a 6 oggetti diversi da quelli in grado di ricordarne al massimo 2″.
“Nei soggetti di mezza età che falliscono il compito di ricordare 6 oggetti diversi, i lisosomi dei neuroni sono ingrossati e ‘ingolfati’ di aggregati di alfa-sinucleina nell’ippocampo, una particolare regione del cervello che è cruciale per la memoria”, racconta la De Leonibus.
“Questo ingolfamento dei lisosomi – continua De Leonibus – è accompagnato da un difetto nell’attivare quei processi di comunicazione tra neuroni che sono necessari nei giovani per formare nuove memorie e che sono mediati dalle sinapsi attraverso il recettore del glutammato, AMPA. Questi processi risultano invece inalterati nei soggetti giovani, o in quelli invecchiati ma con memoria intatta”.
“Lo studio ha dimostrato che un trattamento di un mese con la Spermidina stimola l’espressione del fattore di trascrizione TFEB (scoperto nel laboratorio di Andrea Ballabio al Tigem) che controlla i geni responsabili della degradazione per autofagia e favorisce in tal modo la pulizia della cellula dagli aggregati di alfa-sinucleina e di beta amiloide“.
“Una volta liberata la cellula da questi aggregati, si osserva che la comunicazione sinaptica, attraverso il recettore AMPA, viene ripristinata in modo che la memoria possa funzionare anche in condizioni di elevato carico di informazioni nei soggetti che presentavano il difetto. Continueremo a studiare gli effetti della Spermidina nelle malattie neurodegenerative, da sola e in combinazione con altri trattamenti, e cercheremo di verificare se un arricchimento della dieta possa essere sufficiente per prevenire l’insorgenza della demenza“, conclude la studiosa.
La ricerca è stata sviluppata in collaborazione con studiosi italiani (Università la Sapienza di Roma, Università di Milano, Fondazione Santa Lucia, oltre al Cnr e al Tigem) e internazionali (Université Paris Descartes-Sorbonne) ed è stata supportata da un finanziamento assegnato a Elvira De Leonibus dall’Associazione Americana per l’Alzheimer e dal progetto “Invecchiamento” (gestito dal Cnr per conto del Miur).