Sophie Brahe nasce il 22 settembre 1556 nel Castello di Knutstorp, in Danimarca, in pieno Rinascimento. Un periodo che per le donne, rispetto alla loro emancipazione, è uguale a quello precedente. La donna infatti è relegata ai ruoli tradizionali di moglie, madre, monaca o serva ed è impensabile che possa solo aspirare a qualcosa di diverso. Alcuni storici addirittura affermano che la condizione della donna si aggrava rispetto al periodo medievale, perdendo se possibile, potere e libertà.
Questa affermazione è valida solo in parte e bisogna fare delle distinzioni a partire dal ceto di appartenenza delle donne: il rinascimento infatti è un periodo in cui i salotti culturali, in Italia così come in Europa, sono gestiti da patrizie, duchesse, governatrici e regine. Resiste dunque la discriminante della povertà: la breccia nella diga del sapere, è concessa solo alle donne di caste elevate.
Anche le donne che vantano origini nobili devono subire le decisioni del patriarcato e la loro vita può essere suddivisa in 2 stagioni: la prima, nell’età della giovinezza, la sua esistenza è strumento utilizzato dalla sua famiglia per sposarsi e creare alleanze con altre famiglie, oppure il destino ancora più amaro della clausura, per non disperdere il patrimonio. La seconda stagione, che troverà la donna una donna adulta che avrà assolto al suo dovere di procreare, e molto probabilmente vivrà in stato di vedovanza, le permetterà di godere di una certa libertà, di poter gestire il suo patrimonio economico e di poter realizzare le sue inclinazioni artistiche.
Una consuetudine aberrante e che però è giusto riposare è la considerazione che la donna fosse “già pigra in utero“, considerata frutto di concepimenti inferiori, spesso abbandonata e vittima di infanticidi. È considerata la metà del valore di un maschio, un peccato vivente, un essere fragile che può essere vittima del demonio. Il momento della nascita di una figlia non è motivo di gioia e di festa ma di sconforto, poiché considerata un peso economico.
Al contrario,la nascita di un maschio è rassicurante e si imbandiscono grandi feste: la nascita di un erede di sesso maschile spesso significa il condono dei debiti o la concezione della grazia ad eventuali prigionieri.
Sophie Brahe: la forza di emanciparsi dal suo periodo storico
Nonostante il quadro tutt’altro che favorevole per le donne, Sophie Brahe si distingue nel suo ambiente come astronoma e come scienziata. Sicuramente avvantaggiata dalle sue origini nobili, ha apportato un notevole contributo in ambito scientifico, astronomico e in matematica. Nata come la più giovane di 10 figli, ha collaborato con il fratello maggiore, l’astronomo Tycho Brahe. Insieme si occupano di materie scientifiche, nonostante la famiglia disapprovi, poiché, essendo nobili, non sono attività adatte a persone di un certo lignaggio.
Sophie, appena adolescente, diventa assistente di Tycho: nel dicembre 1573, a soli 14 anni, i due osservano assieme un’eclisse di Luna e rivelano che le correzioni apportate da Tycho alle tavole pruteniche, elaborate nel 1551 dall’astronomo Erasmus Reihold, per predire quando il fenomeno si sarebbe verificato esattamente, sono ancora più dettagliate di quanto Tycho avesse osato sperare. I due fratelli studiano l’eclisse da Herrevad, non lontano da Knudstrup, usufruendo di un nuovo quadrante, una vera creazione artistica in ottone dorato, creato su ordinazione da specialisti di Copenaghen. Non solo, all’età di 16 anni Sophie Brahe aiuta il fratello a scoprire una nuova stella nella costellazione di Cassiopea. Tycho la chiamò “Nova Stella”. Oggi sappiamo che si trattava di una supernova.
La scoperta della super nova è stata particolarmente significativa in quanto ha aggiunto al crescente corpo di prove che sembravano confutare il modello geocentrico dell’universo. L’assistenza di Sophie è stata anche strumentale nel lavoro di Tycho sulle orbite, che è diventato fondamentale per i metodi moderni utilizzati per prevedere le posizioni dei pianeti. Gli studi sulle orbite di Tycho riguardano le misurazioni più precise dei movimenti dei pianeti effettuate prima dell’invenzione del telescopio, e mentre Tycho crea molti dei dispositivi astronomici utilizzati per condurre le misurazioni, Sophia è tra gli assistenti che effettivamente effettuano le misurazioni.
Dopo la sua serie di contributi negli anni 1570, Sophia ottiene una maggiore autonomia per quanto riguarda le sue ricerche astronomiche rispetto a prima. Nonostante i seri dubbi che Tycho ha precedentemente espresso sulla capacità di Sophia di comprendere le sfumature degli oroscopi, quando egli si trova spesso lontano da Uranienborg tra il 1588 e il 1597, Sophia assume gran parte delle responsabilità astrologiche di Tycho con i loro clienti.
Sophie nel 1579 sposa Otto Thott, un uomo più anziano di lei di16 anni: aveva 33 anni. Da questa unione nasce un figlio prima che il marito morisse il 23 marzo 1588. Dopo la morte del marito, Sophie continua i suoi studi in chimica e medicina e non solo: essendo rimasta vedova, è lei che si dovrà occupare della sua proprietà a Eriksholm ereditata dal marito defunto e per tenerla rigogliosa e redditizia, diventa anche orticoltrice, ottenendo risultati straordinari. Donna nobile anche di cuore, utilizza le sue conoscenze di chimica e medicina per curare le persone indigenti che vivono presso la sua proprietà. Nello stesso periodo studia sia astronomia che astrologia insieme al fratello maggiore, producendo degli oroscopi.
In quello stesso periodo Sophie Brahe scrive alcune delle sue opere sull’astronomia, che suo fratello ha intenzione di pubblicare. Tuttavia, questi documenti non sono stati conservati. Il 21 luglio 1587, il re Federico II di Danimarca firma un documento che trasferisce a Sophia Brahe il titolo di fattoria di Årup nell’attuale Svezia.
Nonostante la sua famiglia non la sostenga e addirittura la allontani per via di un matrimonio ritenuto inopportuno, Sophia si dedica agli studi di astronomia da autodidatta, applicandosi su manuali scritti in tedesco, e facendoli tradurre in latino, la lingua franca scientifica dell’epoca, in modo tale da poterli comprendere. In questa inclinazione però, il fratello non è al suo fianco anzi tenta di scoraggiarla dagli studi in astronomia, poiché ritiene che siano troppo complessi per una donna. Anche Tucho Brahe è purtroppo vittima del suo tempo e di quel retaggio culturale e sociale che ritiene una donna un “maschio a metà”.
Sempre in questo periodo incontra Erik Lange, amico del fratello e un nobile che si occupa alchimia. Inizia una frequentazione che sfocia in una relazione che però risulta essere sfortunata dal punto di vista economico, poiché Lange sfugge spesso dai creditori ritardando il fidanzamento. La coppia addirittura si separa perché il futuro marito di Sophie non potendo ripagate i debiti di rifugia in Europa. Il matrimonio avviene il 1602 a Eckernförde , in condizioni di estrema povertà: gli sposi dovranno restituire gli abiti di nozze poiché non sono in grado di pagarli. Purtroppo anche Erik Lange muore a Praga nel 1613.
Il matrimonio con Lange non verrà mai accettato tanto che Sophie Brahe verrà sbeffeggiata e allontanata per questa sua scelta. Solo il fratello maggiore Tycho le rimarrà vicino.
Tycho, in onore del legame della sorella con Lange, scrive Urania. Si tratta di una poesia, basata su una fittizia corrispondenza d’amore tra Sophia ed Erik Lange, il marito. Tycho scrive il poema in latino, una lingua che Sophia non conosce molto bene. Nel poema, Tycho rappresenta Sophia come Urania, la Musa dell’astronomia nella mitologia greca, ed Erik come un Titani , figlio di Urano.
Sophie è raffigurata mentre desidera ardentemente suo marito mentre si trova all’estero per studiare l’alchimia. Il loro lavoro stabilisce la co-dipendenza che Sophia e Tycho mantengono, comprese le loro convinzioni simili. Infine, la poesia è un grande indicatore di Tycho che pubblicizza il suo legame con sua sorella, affermandosi come un uomo rinascimentale e senza vergogna del suo lavoro con sua sorella.
Sophie Brahe però non si dà certo per vinta e nonostante l’ostilità della famiglia, che ritiene inconcepibile che una donna possa aspirare a diventare astronoma, continua a studiare tanto che il fratello stesso la nominerà il suo animus invictus.
Dopo la morte di Lange, Sophie Brahe si trasferisce a Helsingør e scrive una genealogia delle famiglie nobili danesi. Il manoscritto, completato nel 1626, ha 900 pagine ed è ora conservato presso l’Università di Lund . Dopo la sua morte, non è stata sepolta a Ivetofta dove già era stata fatta la pietra tombale in suo onore, ma sostituita nel luogo del suo primo marito nella cappella funeraria della famiglia Thott nel vecchio nel XIX secolo da un nuovo edificio.
Il suo contributo come astronoma non è mai stato riconosciuto da nessuno, se non dall’amato fratello Tycho.
Purtroppo l’impossibilità di recuperare i manoscritti dei due scienziati, rende impossibile riuscire a distinguere quali compiti avessero portato avanti distintamente l’uno dall’altro, ma a maggior ragione, questo significa che lo studio dedicato all’astronomia fu il fulcro della vita di entrambi i fratelli.