Social media e social network, due termini apparentemente sinonimi ma che andrebbero tuttavia spiegati.
Partiamo da social network, che vuol dire solo “rete sociale” (net-work, queste due parole separate sarebbero “lavoro di rete”), cosa molto importante per capire i concetti.
No, social network e social media non sono la stessa cosa
Una rete (non quella del ragno), bene o male, sappiamo tutti cos’è e può essere sia fisica o metaforica. La rete sociale, tuttavia non è per forza qualcosa di telematico o tecnologico. Usando un esempio tecnologico ma non informatico, la stessa radio analogica che ascolti quando guidi è una rete, una rete FM, quella televisiva un altro tipo di rete e via discorrendo.
Rete sociale (social network) tuttavia include un gruppo di persone che condividono qualcosa, come ad esempio interessi o passioni, per farla breve se io ho un’attività e sono bravo nel mio lavoro e molte persone parlano bene del mi operato già quella è una rete sociale, come può esserla ad esempio passare del tempo con i compagni di briscola o di burraco, o con i ragazzi con i quali giochi a calcetto.
Sostanzialmente una rete sociale è questa.
Social media, è invece il mezzo social, ovverosia il mezzo telematico, in particolar modo informatico con il quale ci si connette ad un servizio (Facebook, Instagram, etc.) tramite browser od applicazione!
Non esistono solo i social media che conosciamo
Se vuoi capire cosa voglio dire farò un esempio.
Una volta dovevo sistemare un Acer Extensa un po’ vecchiotto, al quale dovevo sostituire il disco meccanico con SSD, aggiungere moduli RAM e cambiare il processore. Tuttavia il cambio di processore mi dava un problema: “No Microcode Update Loaded for Alternate Processor” (non sono caricati i microcodici per il processore alternativo), sostanzialmente, non era caricato il BIOS moddato adeguato per far girare correttamente quel professore.
Ero consapevole che non avrei trovato risposte sui social canonici (o molto difficilmente) come Facebook, Instagram o Twitter, e anche ammesso, non era affatto detto che qualcuno mi rispondesse, o mi rispondesse nel modo corretto. Cosa ho fatto?
Internet per mia fortuna non è esclusivamente fatto da quelle sole comunità, e ci sono delle community appositamente dedicate a questo tipo di informatica più “professionale”.
Un utente su un forum diceva “guarda ho dovuto usare un BIOS moddato che ho trovato appositamente su un sito”, e il problema è stato risolto.
Ovviamente ho anche dovuto sfoderare le mie conoscenze in lingua inglese per poter risolvere questa particolare problematica.
Chi ha letto l’articolo sulla privacy online saprà che esistono miriadi di comunità alle quali iscriversi, o anche dare solo un’occhiata (in gergo di internet: lurking).
È molto curioso che molte persone, avendo “il mondo in mano” (letteralmente) molto spesso si fossilizzino sui famosi “gruppi di paese” di Facebook, ad esempio, quando potrebbero iscriversi a gruppi di altre città per conoscere nuove persone e nuove cose, notare che in questo esempio sto prendendo in analisi solamente Facebook, ma lo stesso potrei fare con ogni comunità nel web.
Social media, comunità online e lingua inglese: un legame imprescindibile
So che molti puristi si arrabbieranno perché “sono in Italia e parlo italiano”, salvo poi utilizzare un botto di anglicismi senza nemmeno capirne il significato (vedi moderno linguaggio dei videogiocatori), ma in generale la conoscenza di una lingua straniera fa in modo che tu possa veramente avere a disposizione molte più informazioni, anche all’interno dei social media più conosciuti!
Prendiamo ad esempio l’inglese, francese e spagnolo. Sono di fatto tra le lingue più parlate al mondo. Tieni presente che solo con inglese e francese, in teoria, tu puoi parlare letteralmente con l’intero continente africano, mentre con lo spagnolo, considerando si parla nelle Americhe Meridionali, puoi parlare letteralmente con mezzo continente (anche qualcosa in più, considerando la popolarità dello spagnolo nel sud degli Stati Uniti).
Molti si fossilizzano sulle comunità locali (per carità, cosa giustissima), e sui social più conosciuti, ma se ti dicessi che esistono davvero tante alternative, ad esempio a Facebook, tipo queste?
Se ti dicessi che, analogamente, esistono anche diverse alternative a Twitter?
Ma da cosa deriva questa diffidenza ai social media “alternativi”?
Prima di rispondere a questa domanda chiariamo un concetto, quello di “alternativo”.
Se tu mi dici “alternative”, stai dicendo implicitamente che i social più comuni siano “necessari”. Ovviamente non è affatto così, ma la loro popolarità è così elevata che molti ignorano che, ad esempio oltre a Twitter esiste Mastodon (giusto per fare un esempio) o che oltre Facebook esiste MeWe? E potrei andare avanti in eterno.
Questo tipo di diffidenza ha ben due cause principali.
La prima è data dalla cultura italiana, generalmente gli italiani non amano viaggiare da soli fuori dal paese, questo si riflette anche sui social media, difficilmente un utente “esplorerà” un “territorio straniero”, pensate a quante persone ti hanno detto “ho già WhatsApp e Facebook a cui pensare, figuraci se mi installo Telegram” (come fossero lavori WhatsApp e Facebook poi…). Questo “non voler viaggiare da soli” si riflette perfettamente in ambito social: devono prima farlo gli amici e i parenti, altrimenti molte persone nemmeno si avvicinano (e ho usato Telegram perché è una delle opzioni più popolari).
La seconda causa sta nel fatto che molti utenti pur possedendo questi strumenti tecnologici hanno un pessimo rapporto con essi, e molto spesso per queste persone è davvero un’impresa titanica riuscire ad installare Telegram dagli store (figuriamoci tramite APK dal sito) e l’Italia, infatti, non si piazza affatto bene come competenze digitali nella popolazione.
Sono dell’idea che l’utente dovrebbe eliminare la “paura” e imparare non tanto ad “informarsi di più” (il web è pieno di informazioni contradditorie e spesso non corrette), ma imparare ad utilizzare quello che ha tra le mani. Sembra una cosa scontata, ma non lo è per nulla.