Un nuovo forum chiamato “Social Media Girls” è finito al centro delle indagini della polizia postale. Si tratta di una piattaforma online dove, nella sezione “AI undress anybody”, gli utenti possono caricare foto di donne famose e ottenere, tramite intelligenza artificiale, immagini manipolate che le mostrano completamente nude. Le vittime coinvolte sono decine: tra loro Chiara Ferragni, Michelle Hunziker, Francesca Barra, Maria Elena Boschi, Selvaggia Lucarelli e Diletta Leotta.
A far scattare l’allarme è stata proprio Francesca Barra, che ha denunciato pubblicamente l’esistenza di scatti falsi con il suo volto: “È una violenza e un abuso che marchia la dignità, la reputazione e la fiducia”. L’indignazione è cresciuta rapidamente sui social, spingendo le autorità ad avviare accertamenti. Secondo i dati diffusi, il forum conta oltre sette milioni di utenti nel mondo e decine di migliaia di iscritti attivi ogni giorno. Per registrarsi basta autodichiararsi maggiorenni, senza alcun controllo reale.
La giornalista Selvaggia Lucarelli, anche lei tra le vittime, ha sottolineato che pubblicare il nome del sito “è un errore che rischia di ampliare la diffusione di questi contenuti”, pur ricordando che si tratta di immagini generate artificialmente, non di scatti reali. Ma il problema resta: si tratta di una forma di violenza digitale che sfrutta le potenzialità dell’AI per violare la libertà e la dignità delle persone.
Legge, indagini e rischi dell’intelligenza artificiale: il caso Social Media Girls
Il caso ha provocato una dura reazione politica. Licia Ronzulli, vicepresidente del Senato, ha definito “Social Media Girls” “uno stupro virtuale”, ricordando che grazie alla nuova legge italiana sul reato di deepfake, chi diffonde immagini manipolate senza consenso rischia fino a cinque anni di carcere. Sulla stessa linea, le senatrici Raffaella Paita e Daniela Sbrollini hanno parlato di “violenza inaccettabile” e di un fenomeno che va fermato con urgenza.
Ma come funzionano tecnicamente questi contenuti? I software di intelligenza artificiale generativa sfruttano reti neurali e modelli di deep learning per ricostruire parti del corpo a partire da foto reali. Il risultato è un’immagine credibile, quasi impossibile da distinguere da una fotografia autentica. Una volta pubblicata online, però, la diffusione diventa incontrollabile: anche se rimossa dal sito originale, può riapparire su altre piattaforme, forum o social.
Dopo gli scandali del gruppo Facebook “Mia Moglie” e del portale “Phica.eu”, entrambi chiusi grazie all’intervento delle autorità, “Social Media Girls” dimostra che la combinazione di anonimato e AI rappresenta oggi una delle minacce più gravi alla sicurezza e alla dignità digitale. Come ha ricordato Francesca Barra, “le tecnologie dovrebbero essere strumenti di progresso, non di sopraffazione”.
Per contrastare questi abusi servono educazione digitale, leggi efficaci e strumenti tecnologici in grado di riconoscere e bloccare i deepfake. È un passaggio cruciale per difendere la libertà e l’immagine delle persone in un’epoca in cui l’intelligenza artificiale può trasformarsi da risorsa in arma.