I social network al giorno d’oggi ricoprono un ruolo assai importante all’interno della nostra società. Come ogni strumento non sono né buoni né cattivi, ma il tutto si riduce a come vengono utilizzati. La Florida in questi giorni sta compiendo un enorme balzo politico, allo scopo di tracciare una linea netta dalle conseguenze imprevedibili e noi oggi siamo qui per parlartene.
La Florida vuole bloccare l’accesso ai social ai minori di 13 anni!
Ron DeSantis è l’attuale governatore della Florida, e sicuramente potresti averlo già sentito nominare grazie al suo portamento molto particolare. A ogni modo, in questi giorni (precisamente il 25 marzo) ha firmato una legge che limita l’utilizzo dei social a tutti i minorenni. Si tratta di una delle leggi più dure al mondo in tal senso e ora ne entriamo nel dettaglio.
A partire dal 2025, i minori di 14 anni non potranno in nessun modo iscriversi e di conseguenza creare un profilo social di alcun tipo.
La particolarità? Non potranno farlo neppure sotto consenso dei propri genitori. Inoltre, chi ha un età compresa tra i 14 e i 16 anni potrà aprire un profilo social, solamente sotto stretto consenso dei propri genitori.
La legge chiama in causa le piattaforme social stesse che dovranno impedire a tutti questi ragazzi di iscriversi ai propri servizi. Inoltre, dovranno persino cancellare i profili di tutti coloro che hanno meno di 14 anni creati prima dell’entrata in vigore di questa particolare legge.
Nel caso si dovesse in qualsiasi modo non rispettare la legge in questione, la piattaforma verrà punita con multe pari a un massimo di 50.000 dollari per ogni irregolarità.
Quali sono le piattaforme interessate?
In realtà la legge in questione non contiene nessun nome specifico, ma un insieme di paletti che fanno intuire pienamente i diretti interessati:
- piattaforme in cui almeno il 10% degli utenti attivi tra quelli aventi meno di 16 anni, trascorra più di due ore di tempo sulla stessa.
- piattaforme con funzionalità che generino dipendenza tra cui: “infinite scrolling” e cioè la possibilità di fare scrolling senza alcun tipo di limite, e ovviamente l’impossibilità di raggiungere una pagina finale dei contenuti.
- piattaforme contenenti notifiche push che informano l’utente in merito a news o attività relative all’account dello stesso
- piattaforme che permettano live-streaming anche agli utenti iscritti
La lista in realtà è molto lunga, ma risulta palese arrivare a una conclusione che vedrà realtà come Facebook, Instagram, TikTok colpite da questo provvedimento.
Perché questa decisione?
Sicuramente questa legge potrebbe lasciare perplessi moltissimi utenti, ma in realtà i motivi che ne hanno portato la concezione della stessa, sono sempre più evidenti e difficili dall’essere ignorati.
In questi anni si sono svolti numerosi studi che hanno sempre portato a un unico risultato concreto: i social possono essere dannosi per moltissimi ragazzi e ragazze giovani venendo definiti addirittura come “tossici”. I motivi sono molteplici e riguardano tutti la salute mentale dei ragazzi. I rischi sono di sviluppare ansia e depressione, se non disturbi ancora peggiori.
Insomma, si tratta di un tema di attualità che per fortuna non possiamo più ignorare ne tanto meno banalizzare. Sarebbe interessante dilungarci sul come nei giovani in questi ultimi anni siano aumentati drasticamente i casi di depressione per esempio, ma questo è tema per un altro articolo.
Quali saranno le conseguenze?
Proviamo infine ad analizzare velocemente le possibili conseguenze di questa legge. La paura dei big del settore è che questo possa essere un apri pista per moltissimi altri interventi legislativi di tale portata.
Infatti com’era ovvio immaginare Google e moltissimi altri colossi con piattaforme simili stanno già protestando portando sul piatto ragioni meno scontate di quello che potresti pensare. Secondo gli stessi, questo tipo di legge potrebbe minare ulteriormente la privacy dell’utenza.
Il motivo è presto detto: con una multa che può anche tradursi in 50.000 dollari per utente, è chiaro che le aziende staranno attentissime nell’impedire ai minorenni in questione di iscriversi ai propri servizi. E qual è l’unico modo per farlo? Ovviamente richiedere i documenti d’identità.
Perché la verità che contrariamente a quello che potresti pensare, sarebbe semplicissimo controllare l’età di chiunque si iscriva a tali servizi per i big del settore, ma non viene fatto perché chiedere i documenti allontanerebbe molta utenza, in quanto comporta sia rischi per la privacy che un inutile violazione per la stessa.
Questa storia ci dimostra sicuramente che il mondo non può essere visto solamente in bianco e nero, ma vi sono mille sfaccettature che regolano anche questo tipo di vicende che ci sembrano distanti, ma in realtà primo o poi ci toccheranno da vicino.
Sono curioso di sentire la tua opinione nei commenti. Risulta giusto, a tuo parere, regolare l’accesso ai social per preservare la salute dei nostri giovani a costo di qualche dato sensibile?