Un team di ricercatori della Johns Hopkins Medicine hanno trovato una possibile finestra di possibilità per un potenziale trattamento della SLA che ha come obiettivo le anomalie degli astrociti, un sottotipo di cellule nel sistema nervoso centrale che forniscono una struttura per supportare metabolicamente i neuroni e ottimizzare la segnalazione della rete neuronale.
Lo studio è stato pubblicato negli Atti della National Academy of Sciences degli Stati Uniti d’America.
Individuato potenziale target per il trattamento della SLA: ecco cosa dice la ricerca
La sclerosi laterale amiotrofica (SLA) è una malattia neurodegenerativa che colpisce fino a 30.000 persone negli Stati Uniti, con 5.000 nuovi casi diagnosticati ogni anno. Indebolisce i muscoli nel tempo, influenzando la funzione fisica e portando infine alla morte. Non esiste una singola causache possa essere responsabile dell’esordio della malattia e, ad oggi, nessuna cura conosciuta.
La ricerca continua comunque ad andare avanti e di conseguenza il team di ricerca della Johns Hopkins Medicine ritiene che gli astrociti siano attivamente coinvolti nella morte dei motoneuroni, che sono cellule del cervello e del midollo spinale che consentono al nostro organismo di muoversi, parlare, deglutire e respirare inviando comandi dal cervello ai muscoli che svolgono queste funzioni .
“Riteniamo che questo sia particolarmente importante perché la disfunzione degli astriciti è attiva dopo l’insorgenza dei sintomi nei pazienti con SLA”, ha dichiarato Nicholas Maragakis, professore di neurologia presso la Johns Hopkins University School of Medicine e direttore medico dell’unità di studi clinici sulla Johns Hopkins ALS: “Questa scoperta potrebbe consentirci di prendere di mira le anomalie negli astrociti per il trattamento della SLA”.
Gli scienziati hanno studiato attentamente i tessuti cerebrali e i tessuti del midollo spinale di pazienti con diagnosi SLA e hanno individuato una particolare proteina astrocitaria, la connessina 43, che si attiva come un varco aperto che invia fattori tossici ai motoneuroni dagli astrociti. Il varco è stato particolarmente attivo nei pazienti con SLA che hanno una storia familiare della malattia e in quelli che hanno contratto la malattia in modo sporadico.
Gli studiosi sono anche riusciti a sviluppare linee cellulari staminali da pazienti con SLA e trasformarle in astrociti. I ricercatori hanno infatti scoperto che questi astrociti inducono la morte dei motoneuroni attraverso gli emichannel (proteine che forniscono percorsi per il movimento delle molecole tra le cellule).
“Questo è un nuovo percorso che abbiamo dimostrato di essere presente nei tessuti della SLA, nei modelli animali e nelle cellule staminali derivate dai pazienti “, ha spiegato Maragakis: “È anche eccitante che questa particolare proteina emichannel sembri essere elevata nel liquido spinale di pazienti con SLA e potrebbe fungere da importante biomarcatore. Questo è un vero approccio di medicina di precisione alla malattia”.
Maragakis ha dichiarato che sono in fase di sviluppo prodotti farmaceutici che potrebbero bloccare questo emichannel. Durante lo studio, il suo team ha dimostrato che il tonabersat, un farmaco originariamente sviluppato per il trattamento dell’emicrania e dell’epilessia, potrebbe bloccare la morte dei motoneuroni indotta dagli astrociti nelle linee di cellule staminali umane della SLA e nei modelli animali.
Questo studio, dice Maragakis, offre prove crescenti del fatto che gli astrociti svolgono un ruolo nella diffusione della SLA. Successivamente, il team cercherà di stabilire perché questo emichannel è così attivo negli astrociti della SLA, fornendo loro una migliore comprensione di come progredisce la malattia. Maragakis afferma che è altrettanto importante perché promuove il lavoro del suo team per identificare nuovi farmaci in grado di bloccare questo particolare emichannel, fungendo da futura terapia per la SLA.
Gli attuali trattamenti per la SLA non possono invertire il danno causato dalla malattia o fornire una cura, ma possono rallentare il deterioramento della funzione, prevenire complicazioni e aumentare il comfort e l’indipendenza dei pazienti.
Attualmente vengono praticati due trattamenti approvati dalla Food and Drug Administration statunitense per il trattamento della SLA: Rilutek (riluzolo) e Radicava (edavarone).
Rilutek è stato approvato dalla FDA nel 1995 ed è stato altresì approvato per la commercializzazione in molti altri paesi, tra cui Canada, Australia e in tutta Europa.
Si pensa che Rilutek interferisca con l’attività del glutammato, uno dei messaggeri chimici che trasmettono segnali tra le cellule nervose. Troppo glutammato nel cervello e nel midollo spinale può essere tossico, come nel caso della SLA. Il farmaco viene assunto per via orale e può causare effetti collaterali come vertigini, sintomi gastrointestinali e alterazioni della funzionalità epatica.
Per quanto riguarda Radicava, la sua funzione è quella di contrastare l’eccessivo stress ossidativo osservato nella SLA. Se assunto per un periodo di sei mesi, ha dimostrato di rallentare il tasso di declino nei pazienti con SLA rispetto a un placebo. Viene somministrato per infusione in vena, in genere per cicli di10-14 giorni consecutivi, da ripetere una volta al mese. Gli effetti collaterali possono includere problemi di deambulazione, lividi e mal di testa. Possono verificarsi anche gravi reazioni allergiche al bisolfito di sodio, presente nella sua formulazione.
Esistono altri farmaci specifici per alcuni dei sintomi caratteristici della SLA. Per esempio, per il trattamento di crampi muscolari, spasmi e spasticità possono essere prescritti miorilassanti come baclofen o diazepam o gabapentin che possono aiutare a controllare il dolore.
Il raggruppamento di saliva in bocca dovuto alla difficoltà di deglutizione può anche essere trattato con medicinali come Elavil (amitriptilina), triesifendile, scopaderm (cerotto di scopolamina) o il più potente Robinul (glicopirrolato) .
Le terapie farmacologiche possono anche essere necessarie per il trattamento di costipazione, affaticamento, depressione, difficoltà a dormire e disturbi pseudobilbari, che sono esplosioni incontrollate di riso o pianto.
Le terapie non farmacologiche sono una parte fondamentale per il trattamento della SLA. Questi includono cambiamenti nello stile di vita come mangiare cibi facili da deglutire, che è consigliato soprattutto nelle prime fasi della malattia. Con il progredire della condizione, tuttavia, potrebbe essere necessario un tubo di alimentazione per ridurre il rischio di soffocamento.
Una scoperta molto bella e interessante…ma anche sapere le tempistiche per poter accedere a eventuali cure e dove non sarebbe male. Perché purtroppo come voi sapete benissimo questa malattia è un orologio e ogni giorno che passa la fiammella si spegne
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