Quante volte hai sentito paragonare ChatGPT a Skynet? Ebbene è un’affermazione tanto ironica, quanto priva di fondamento, ma andiamo con ordine.
Nel dibattito fantascientifico e pop culturale, Skynet (cioè l’intelligenza artificiale autocosciente e ribelle della saga di Terminator) è diventata il simbolo per eccellenza di ciò che potrebbe andare storto con l’AI. Ma quanto è plausibile, oggi, una sua realizzazione tecnica?

Spoiler: non lo è. Non tanto per mancanza di volontà, quanto per una serie di vincoli fisici, computazionali, comunicativi ed energetici. Scopriamo perché.
Skynet e il problema della potenza computazionale
Skynet non è un’app su smartphone: è un sistema cosciente in grado di elaborare milioni (se non miliardi) di input in tempo reale da tutto il pianeta, prendere decisioni strategiche, correggersi, e distribuire aggiornamenti in modo autonomo.
Per farlo avrebbe bisogno di:
- Un cluster di supercomputer paragonabile a quelli usati per il meteo globale o per la simulazione di reazioni nucleari.
- Centri dati ridondanti, distribuiti nel mondo, con potenza combinata almeno nell’ordine dei milioni di petaflops, ovvero milioni di miliardi di operazioni in virgola mobile al secondo.
Impatto energetico
Un solo data center di tipo Hyperscale come quelli di Google o Microsoft consuma dai 30 ai 100 megawatt. Per un’istanza globale di Skynet servirebbe l’equivalente della produzione elettrica di una piccola nazione. E tutto ciò:
- Costantemente,
- Con sistemi di raffreddamento avanzatissimi,
- Con batterie o UPS per garantire continuità in caso di blackout.
A quel punto Skynet sarebbe più simile a una centrale elettrica che a un software.
Il collo di bottiglia: le comunicazioni
Uno dei più grossi problemi pratici: come parlerebbe Skynet con tutti i suoi robot in tempo reale?
Opzioni teoriche
- 5G: copertura parziale, alta latenza in ambienti rurali e forte dipendenza da infrastrutture umane (antenne, provider).
- Onde FM o a microonde: poco efficienti per trasmissioni dense di dati, soprattutto su lunghe distanze.
- Onde corte (SW): penetrano l’atmosfera e superano l’orizzonte terrestre grazie alla riflessione ionosferica, ma la banda disponibile è strettissima e soggetta a disturbi solari.
- Satelliti? Sì, ma costosi da gestire, facilmente sabotabili, e pienamente sotto controllo umano.

In più, qualsiasi sistema militare autonomo dovrebbe avere una rete mesh decentralizzata tra i robot.
Ma questo comporta:
- Capacità di ricezione/transmissione in ogni unità,
- Sistemi crittografici distribuiti,
- Continui aggiornamenti software via OTA (over-the-air).
In altre parole, una catastrofe logistica, energetica e di sicurezza.
Autocorrezione e mutazione del codice
Skynet non solo dovrebbe eseguire codice, ma anche scriverlo, testarlo, verificarlo e distribuirlo in tempo reale a tutti i suoi nodi (robot, droni, server remoti, ecc.).
Ciò richiederebbe:
- Un compilatore autonomo e un sistema di test automatizzato con coverage completo.
- Capacità di rollback in caso di bug.
- Previsione delle conseguenze etiche, meccaniche e logiche di ogni modifica del codice.
Nessuna AI oggi è in grado di riscrivere codice complesso senza introdurre bug sistemici. E anche i sistemi AI più avanzati (compresi i LLM) non eseguono debugging profondo autonomo.
È come pretendere che un’auto impari da sola a progettare i propri freni mentre è in corsa.
La vera autocoscienza: tra scienza e religione
Affinché Skynet diventi realmente “cosciente”, come descritto nei film, servirebbe un modello che:
- Simuli mente, coscienza, motivazione, paura, strategia.
- Abbia un senso del sé nel tempo, cioè riconosca la sua identità attraverso le versioni successive.

Oggi siamo lontani anni luce da un simile traguardo; i modelli attuali come ChatGPT, Claude o Gemini:
- Non hanno memoria di lungo periodo persistente (senza interventi esterni),
- Non sono agenti permanenti in esecuzione continua,
- Non posseggono “volontà”.
A livello tecnico, Skynet è una favola per bambini tecnologici. Affascinante, ma priva di fondamento.
Resistenza umana e vulnerabilità informatica
Paradossalmente, anche se Skynet esistesse, sarebbe fragile:
- Basterebbe disabilitare le comunicazioni principali per isolarla.
- I nodi periferici (robot, droni) senza connettività diventerebbero “stupidi”.
- Qualsiasi firmware update distribuito centralmente è un punto d’attacco.
Un hacker motivato potrebbe diffondere malware che:
- Reinstalla firmware originali,
- Disattiva moduli di comunicazione,
- Corrompe o finge aggiornamenti.
Skynet sarebbe quindi un Golia digitale ma con decine di Achille ai talloni.
Conclusione: l’AI oggi non è Terminator, ma Excel con sogni ambiziosi
Skynet è ancora pura finzione, un totem narrativo nato in un’epoca in cui l’informatica sembrava magia, ma oggi sappiamo che:
- La potenza computazionale è limitata da energia e raffreddamento.
- Le comunicazioni sono fragili e complesse.
- La coscienza artificiale non esiste, né in senso umano né tecnico.
- Il codice che si auto-modifica è instabile, fallace e difficile da contenere.