Hai mai pensato che un evento sismico avvenuto in una regione remota come il Tibet possa avere analogie con i terremoti tipici del nostro Appennino? Carlo Doglioni, presidente dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), ha recentemente spiegato che il terremoto verificatosi il 7 gennaio in Tibet presenta caratteristiche molto simili a quelle dei sismi appenninici.
Cosa ha causato il terremoto in Tibet?
La regione tibetana è un vero e proprio laboratorio naturale per studiare la dinamica delle placche tettoniche. Qui la placca indiana si scontra con quella eurasiatica, generando il maestoso sollevamento della catena himalayana. Tuttavia, il terremoto del 7 gennaio non è stato causato da compressione, bensì da un fenomeno di dilatamento. Secondo Doglioni, “si tratta di faglie estensionali che causano un allontanamento tra due blocchi della crosta terrestre”, un meccanismo che ricorda quello che avviene in molte aree dell’Appennino.
Le caratteristiche del sisma
Il terremoto, registrato alle 02:05 ora italiana, ha avuto una magnitudo di 7.0 e si è verificato a circa 80 chilometri a nord del Monte Everest. Una scossa di tale intensità è particolarmente significativa per un sistema di faglie estensionali, dove il massimo possibile si aggira intorno a magnitudo 7.5. “Questo tipo di eventi si verifica a causa del dilatamento Est-Ovest del Tibet”, ha sottolineato Doglioni.
A differenza del devastante terremoto in Nepal del 2015, che raggiunse magnitudo 7.8 ed era legato a una faglia compressiva, quello recente in Tibet è stato il risultato di un collasso gravitazionale del volume della crosta.
Un confronto con l’Appennino
Proprio come nei terremoti appenninici, anche in Tibet la dinamica delle faglie estensionali è la protagonista. Questa similitudine offre agli studiosi importanti spunti per comprendere meglio non solo i fenomeni locali, ma anche quelli che interessano il nostro territorio. L’Appennino, infatti, è caratterizzato da faglie che si estendono e si separano, creando terremoti con meccanismi simili a quelli tibetani.
La precisione delle registrazioni sismiche
Un aspetto interessante evidenziato da Doglioni riguarda la qualità dei dati raccolti. Le registrazioni effettuate dalla sala sismica dell’Ingv a Roma, grazie alla loro distanza dalla zona colpita, risultano più affidabili rispetto a quelle locali, spesso disturbate da rumori ambientali. Questo consente agli esperti di analizzare con precisione i parametri del sisma e di fornire una visione chiara dei processi geodinamici in atto.
Perché queste scoperte sono importanti?
La comprensione dei meccanismi che causano i terremoti è fondamentale per migliorare le strategie di prevenzione e mitigazione del rischio sismico. Studi come questo non solo approfondiscono le conoscenze scientifiche, ma possono anche contribuire a rendere più sicure le comunità che vivono in aree sismiche.
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