Nell’epoca del Covid, lo shopping online ha visto un’impennata, ma con essa sono diventati più evidenti anche i suoi costi ambientali. Tra pile di cartone e flotte di camion di consegna, il bilancio ambientale del commercio al dettaglio sta cambiando drasticamente. Mentre alcuni sostengono che acquistare online può ridurre le emissioni di CO2 rispetto al tradizionale shopping in negozio, la realtà è più complicata.
Le consegne “dall’ultimo miglio”, l’energia consumata dai magazzini rispetto ai negozi, e i rifiuti generati dall’imballaggio sono solo alcuni dei fattori che complicano la valutazione dell’impatto ambientale dello shopping online. Nonostante le affermazioni di alcune grandi aziende sulla sostenibilità delle loro operazioni online, i dati mostrano un quadro più complesso.
Come possiamo fare shopping in modo più sostenibile?
Le grandi aziende stanno iniziando a mappare l’intera impronta di carbonio delle loro reti di distribuzione, identificando le fonti di emissione e fissando obiettivi per ridurle. È evidente che non basta cambiare il modo in cui i prodotti vengono consegnati: la sostenibilità deve essere integrata in ogni passo della catena di fornitura.
E mentre la pandemia ha spinto più persone verso lo shopping online, ha anche aumentato la consapevolezza e la preoccupazione per la sostenibilità. La domanda di consegne può effettivamente aumentare le emissioni e la congestione del traffico, come mostrato da uno studio del World Economic Forum, che prevede un aumento delle emissioni superiori al 30% nelle principali 100 città del mondo entro la fine del decennio.
La soluzione potrebbe essere meno complicata di quanto pensiamo
Secondo gli esperti, le azioni più efficaci che i consumatori possono adottare sono ridurre il numero di viaggi al negozio, raggruppare gli acquisti e evitare resi. Inoltre, scegliere di camminare o andare in bicicletta piuttosto che guidare può fare una grande differenza. E forse, la soluzione più semplice di tutte potrebbe essere semplicemente acquistare meno.