Lusso, tradizione e scienza si incontrano in un tessuto così raro e splendente da aver ispirato, secondo alcuni, persino il mito greco del Vello d’Oro; la seta di mare, prodotta da secoli nel Mediterraneo a partire dai filamenti di Pinna nobilis, è sempre stata sinonimo di eleganza estrema; ma lo status di specie protetta di questo grande mollusco ha messo a rischio una tradizione millenaria.

Oggi, però, un gruppo di ricercatori della Pohang University of Science and Technology (POSTECH) in Corea del Sud ha trovato un’alternativa sostenibile, utilizzando gli scarti di un parente stretto della Pinna nobilis: la Atrina pectinata. Questo mollusco, allevato su larga scala in Corea per uso alimentare, produce filamenti sorprendentemente simili a quelli della specie mediterranea.
“Gran parte delle fibre di questa specie viene buttata via come rifiuto,” spiega il professor Dong Soo Hwang della POSTECH. “Se invece le recuperassimo, potremmo dare vita a una nuova filiera di lusso sostenibile.”
Seta di mare: una tradizione antica di 2.000 anni
La seta di mare è documentata già nel II secolo d.C., quando lo scrittore Tertulliano descriveva nel De Pallio un tessuto “fine come i capelli di un bambino”, ottenuto dai “velli del mare”. In passato, i filamenti di bisso venivano raccolti a mano, lavati con acqua di mare e dolce, pettinati, filati e infine immersi nel succo di limone per 24-36 ore, processo che rivelava il caratteristico colore dorato.

Il risultato? Una fibra leggera e lucente, tanto rara da essere oggi quasi introvabile, complice anche il divieto UE del 1992 sulla raccolta della Pinna nobilis, specie ormai in pericolo di estinzione.
Dal piatto alla passerella
La scoperta del team coreano nasce da un’osservazione semplice: la Atrina pectinata, comune nei mercati e nei ristoranti coreani (e persino da Costco), produce un bisso molto simile a quello della Pinna nobilis. In più, questo materiale viene normalmente scartato. Riproducendo il tradizionale processo di lavorazione, i ricercatori hanno ottenuto fili dorati praticamente indistinguibili dall’originale.
Non è una novità assoluta per gli artigiani: Arianna Pintus, tessitrice sarda, aveva già sperimentato con successo i filamenti di Atrina pectinata.
Il segreto del colore eterno della moderna seta di mare
Gli studiosi hanno anche individuato il motivo per cui la seta di mare mantiene il suo colore per oltre mille anni. A differenza di altre fibre animali, non è composta da proteine fibrose ma da fotonine, proteine globulari che si organizzano in nanostrutture elicoidali. È la loro particolare interazione con la luce a generare il luccichio dorato, rivelato dal bagno in succo di limone che rimuove gli ioni di ferro.

Oltre alla possibile rinascita di questa antica arte tessile, la scoperta apre le porte a pigmenti dorati atossici per l’industria della moda e della cosmetica.
“Magari qualcuno di Louis Vuitton noterà il nostro lavoro e ci contatterà per una collaborazione,” scherza Hwang.
Un futuro in cui un rifiuto alimentare possa diventare un tessuto di lusso sostenibile non è più un sogno: è un’innovazione che unisce storia, tecnologia e rispetto per l’ambiente.