A marzo, un evento senza precedenti ha scosso le fondamenta del mondo del SEO Google (Search Engine Optimization): un bot automatizzato chiamato yoshi-code-bot ha pubblicato una serie di documenti dal Content API Warehouse interno dell’azienda.
Questi documenti, una volta custoditi gelosamente, sono stati condivisi con Rand Fishkin, il co-fondatore di SparkToro, che ha compilato un articolo dettagliato basato su quasi 2.500 pagine che descrivono il modo in cui la SEO Google classifica le pagine e i siti Web su Internet.
Questo episodio solleva una domanda fondamentale: perché dovrebbe interessarci? La risposta è semplice ma profonda, in quanto questi file ci offrono uno sguardo senza precedenti su ciò che conta davvero per la SEO Google quando si tratta di classificare siti web e pagine web.
La SEO Google non è come ci è sempre stato detto
Ciò che emerge è un quadro molto diverso da quello che Google ha tradizionalmente comunicato, questi documenti infatti ci dicono come viene indicizzato Internet, rivelando una serie di fattori e metriche che Google non ha mai discusso apertamente.
Search Engine Land, una delle voci più autorevoli nel campo del SEO, ritiene che questa fuga di notizie possa rappresentare una delle storie più rilevanti nella storia della SEO Google e della ricerca in generale, ma cosa contengono esattamente questi documenti trapelati?
Partiamo innanzitutto dal fatto che i documenti sono aggiornati a marzo 2024 e comprendono 2.596 moduli rappresentati nella documentazione API, con 14.014 attributi, tuttavia non è specificato come vengono ponderate le caratteristiche di classificazione; sappiamo solo che esistono.
Dopodiché troviamo i fattori di downranking tra le informazioni più rilevanti, ovvero quei documenti che rivelano vari fattori che possono portare alla declassificazione di un sito, questi includono:
- collegamenti non corrispondenti: un link che non corrisponde al sito di destinazione;
- segnali SERP: indicatori di insoddisfazione dell’utente;
- recensioni di prodotti: l’impatto delle recensioni sui ranking;
- posizione geografica: l’influenza della localizzazione;
- domini con corrispondenza esatta: domini che corrispondono esattamente a una keyword;
- pornografia: la presenza di contenuti per adulti.
Secondo quanto emerso dalla fuga di notizie, molte delle affermazioni fatte da Google ai professionisti SEO sembrano essere false, e a tal proposito si è anche espresso un altro esperto SEO, Mike King, il quale ha pubblicato le sue scoperte basate sui documenti trapelati e ha affermato:
“‘Lied’ è duro, ma è l’unica parola precisa da usare qui”.
il quale ha poi aggiunto:
“Anche se non biasimo necessariamente i rappresentanti pubblici di Google per aver protetto le loro informazioni proprietarie, non sono d’accordo con i loro sforzi per screditare attivamente le persone nei mondi del marketing, della tecnologia e del giornalismo che hanno presentato scoperte riproducibili”
Uno dei principali modi in cui l’azienda americana ha ingannato il pubblico riguardo la SEO Google è stato affermando di non utilizzare i dati di Chrome per classificare le pagine, al contrario nei documenti trapelati, Chrome viene menzionato specificamente nelle sezioni relative al modo in cui i siti Web vengono visualizzati nei risultati di ricerca.
Finora, Google non ha commentato questa fuga di notizie, ad ogni modo possiamo essere certi che Google farà tutto ciò che è in suo potere per sopprimere queste informazioni.
L’Impatto della Fuga di Notizie sui Professionisti SEO e sul Marketing Digitale
La fuga di notizie dei documenti interni relativi la SEO Google non è solo una questione di curiosità accademica, ma ha implicazioni concrete per i professionisti e per chiunque operi nel marketing digitale.
La comprensione di come Google classifica le pagine web è fondamentale per ottimizzare la visibilità online e per strutturare strategie di contenuto efficaci, ecco perché la rivelazione di questi documenti ha creato non pochi problemi in tutta l’industria.
La trasparenza è sempre stata una richiesta chiave da parte dei professionisti SEO nei confronti di Google, ecco perché questa fuga di notizie solleva questioni di fiducia in quanto suggerisce che Google potrebbe non essere stato completamente onesto riguardo alle metriche e ai fattori che influenzano il ranking., ciò comporterebbe una una riconsiderazione delle pratiche SEO e a un esame più critico delle dichiarazioni ufficiali di Google.
Con la conoscenza di nuovi fattori di ranking e penalizzazioni, i professionisti SEO dovranno rivalutare le loro strategie, ad esempio, la rivelazione che Google potrebbe utilizzare i dati di Chrome per influenzare i ranking cambia il gioco per l’ottimizzazione delle pagine web, e ciò significa che fattori come il tempo di permanenza sulla pagina e il comportamento dell’utente assumono un’importanza maggiore.
La fuga di notizie pone anche domande etiche, se Google ha effettivamente ingannato il pubblico e i professionisti, ciò solleva questioni di responsabilità, come dovrebbe Google essere tenuto responsabile? E come possono i professionisti SEO e i marketer digitale proteggersi da potenziali disinformazioni future?
La comunità SEO e del marketing digitale ha reagito con una miscela di sorpresa, indignazione e curiosità, con molti che sono ansiosi di esaminare i documenti per adattare le loro tecniche e strategie, mentre altri esprimono preoccupazione per le possibili ripercussioni legali e per la privacy dei dati.
Questa fuga di notizie potrebbe segnare un punto di svolta per la SEO, potrebbe portare a una maggiore apertura e collaborazione tra Google e i professionisti SEO, o potrebbe innescare una battaglia per il controllo delle informazioni e per la trasparenza degli algoritmi di ricerca.
In conclusione, la fuga di notizie dei documenti interni relativi alla SEO Google ha scoperchiato il vaso di Pandora, rivelando informazioni che potrebbero trasformare il modo in cui comprendiamo e praticiamo la SEO Google, e mentre il dibattito sull’etica e sulla trasparenza continua, una cosa è certa: il mondo della SEO Google non sarà più lo stesso.
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