Non solo dimagrimento: il farmaco alla base di Ozempic potrebbe ridurre il rischio di infarto e ictus molto prima del previsto.
Chi pensa che Semaglutide (sì, proprio il principio attivo di Ozempic e Wegovy) serva “solo” per perdere peso… dovrà aggiornarsi.
Secondo una nuova analisi secondaria presentata al 32° Congresso Europeo sull’Obesità, questo farmaco potrebbe ridurre il rischio cardiovascolare già nei primi sei mesi di terapia.
E la parte sorprendente? Anche prima di perdere peso in modo significativo.
Ozempic: brucia chili e protegge il cuore? Sì, anche a dosi basse
Lo studio ha analizzato 17.604 persone in sovrappeso o obese, tutte con patologie cardiovascolari preesistenti ma senza diabete.
Metà ha ricevuto semaglutide, l’altra metà un placebo.
I risultati? Entro sei mesi, chi assumeva semaglutide aveva un rischio ridotto del 20% di:
- Infarto non fatale
- Ictus non fatale
- Morte per cause cardiovascolari
E la cosa pazzesca è che il beneficio era visibile già a tre mesi, ben prima che i pazienti raggiungessero il dosaggio completo o perdessero peso in modo sostanziale.
Ma come funziona tutto questo?

Al momento, nessuno ha una risposta definitiva. Le ipotesi vanno da:
- Miglioramento dell’infiammazione sistemica
- Effetti diretti su pressione e glicemia
- Impatto positivo sulla funzione endoteliale
Ma i meccanismi precisi restano in fase di studio.
Un beneficio anche per chi… non dimagrisce
Sì, esiste una percentuale di pazienti che assume semaglutide ma non perde peso in modo marcato.
Eppure, secondo i ricercatori, anche questi soggetti traggono beneficio in termini cardiovascolari.
“Questo cambia le regole del gioco”, dice il cardiologo Cheng-Han Chen, che non ha partecipato allo studio.
“Anche senza una perdita di peso importante, potremmo voler continuare la terapia per proteggere il cuore.”
Limitazioni? Sì, ma il segnale è forte
La nuova analisi è secondaria, quindi alcuni dati precisi (tipo gli effetti sui singoli eventi cardiaci) arriveranno con la pubblicazione completa.
In più, il campione dello studio era:
- Composto da soggetti con patologie cardiovascolari preesistenti
- Con età superiore ai 45 anni
- A prevalenza maschile e con bassa rappresentanza di persone nere
In sintesi: servono conferme in popolazioni più ampie e diversificate. Ma il segnale c’è. Ed è forte.
Cosa ci dice tutto questo?

Che semaglutide potrebbe diventare un’arma preventiva anche per chi non ha il diabete, ma è ad alto rischio cardiovascolare.
E che i benefici vanno oltre il numero sulla bilancia.
È solo l’inizio di una nuova era per la prevenzione?
Probabile. Perché se un farmaco pensato per il diabete e la perdita di peso riduce anche il rischio di infarto e ictus già nei primi mesi, allora il suo uso potrebbe espandersi ben oltre l’endocrinologia.
E tu? Sapevi che Ozempic poteva proteggere il cuore così presto?
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