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Scoperto un teschio conico di 6.200 anni fa in Iran: deformazione rituale e morte violenta?

Un cranio conico scoperto in Iran rivela pratiche di modificazione rituale e un possibile trauma fatale. Cosa sappiamo sulla misteriosa sepoltura preistorica?

Massimo 5 ore fa Commenta! 4
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Un ritrovamento tanto affascinante quanto inquietante sta facendo discutere la comunità scientifica: in un antico sito sepolcrale in Iran, gli archeologi hanno scoperto un teschio umano con forma conica, appartenente con tutta probabilità a una ragazza adolescente vissuta più di 6.000 anni fa. Il dettaglio più sconcertante? Oltre alla forma allungata, il teschio mostra i segni di un trauma cranico fatale.

Contenuti di questo articolo
Una pratica nota, ma sempre misteriosa: la modificazione cranicaUna ferita letale, forse legata proprio alla fragilità del cranioUna seconda tomba con un cranio “normale”Un’indagine aperta su identità, ruolo e destino

Una pratica nota, ma sempre misteriosa: la modificazione cranica

Il cranio è stato rinvenuto nel sito di Chega Sofla, un’area funeraria preistorica, senza il resto dello scheletro. La sua forma insolita non è casuale: si tratta del risultato di una pratica ben documentata dagli archeologi, nota come modificazione cranica artificiale. In pratica, il cranio veniva avvolto e compresso con bende o tavole durante l’infanzia, quando le ossa erano ancora malleabili.

Questa pratica, un po’ come il bendaggio dei piedi in alcune culture asiatiche, aveva forti connotazioni sociali ed estetiche. Era diffusa in varie civiltà antiche — dai Maya al Caucaso, fino all’Europa tardo-romana — e serviva a indicare status, appartenenza tribale o bellezza ideale. Nella maggior parte dei casi, era riservata alle bambine, il che suggerisce anche un possibile legame con ruoli di genere e aspettative culturali.

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Una ferita letale, forse legata proprio alla fragilità del cranio

Teschio antico

Secondo lo studio pubblicato sull’International Journal of Osteoarchaeology, il cranio mostra una frattura non guarita nella parte posteriore, compatibile con un impatto avvenuto nei momenti finali della vita della giovane. I ricercatori Mahdi Alirezazadeh e Hamed Vahdati Nasab, dell’Università Tarbiat Modares di Teheran, non hanno prove che si tratti di un omicidio intenzionale, ma la lesione è chiara: colpo secco e fatale.

L’ipotesi più plausibile è che la forma modificata del cranio l’abbia resa più vulnerabile, predisponendo la giovane a un esito tragico anche in caso di impatto accidentale. Tuttavia, gli studiosi aggiungono che un trauma così violento avrebbe probabilmente fratturato anche un cranio non modificato.

Una seconda tomba con un cranio “normale”

Nel sito sono stati rinvenuti altri resti umani, tra cui un altro teschio, questa volta dalla forma non alterata. Il confronto tra i due ha permesso ai ricercatori di ipotizzare che la deformazione non fosse universale, ma probabilmente legata a distinzioni culturali o gerarchiche all’interno della stessa comunità.

Un’indagine aperta su identità, ruolo e destino

Chi era davvero questa ragazza? Una figura importante nella sua società? Una vittima di violenza rituale? O solo una giovane coinvolta in un incidente fatale? Le risposte definitive, al momento, non ci sono. Ma il ritrovamento apre una finestra rara e preziosa su una pratica arcaica, spesso fraintesa o liquidata come “barbara”, e su una società in cui il corpo veniva letteralmente modellato dalla cultura.

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