Più di 1,5 milioni di anni fa, due diverse specie umane si sono incrociate lungo le rive di un antico lago, forse incontrandosi per la prima volta con uno scambio di sguardi. In un paesaggio ricco di fauna selvatica, tra cui enormi cicogne marabù alte 2 metri, queste due specie, lontane antenate di Homo sapiens, hanno lasciato tracce che ci raccontano un momento straordinario della preistoria.
Le impronte fossilizzate, pressate nel fango soffice e poi preservate nel tempo, suggeriscono che queste due specie di ominini riuscirono a vivere come vicini, condividendo lo stesso habitat senza necessariamente competere tra loro per il territorio. È sorprendente pensare che due tipi di ominini, simili per dimensioni corporee e stile di vita, coesistessero nello stesso paesaggio,” afferma Kevin Hatala, primo autore dello studio pubblicato sulla rivista Science.
“Li vediamo nello stesso ambiente lungo il margine del lago, passare in quest’area a distanza di poche ore o al massimo di un paio di giorni l’uno dall’altro. Probabilmente erano consapevoli l’uno dell’altro, si vedevano e magari interagivano”, aggiunge Hatala, professore associato di biologia presso la Chatham University di Pittsburgh.
Un sito archeologico che racconta la vita di un tempo
La prima parte della scoperta risale a luglio 2021, durante uno scavo a Koobi Fora, sulla riva orientale del lago Turkana in Kenya, un sito già noto per i resti scheletrici di diversi antichi parenti dell’uomo. Inizialmente è stata trovata una singola impronta di ominino, insieme a varie tracce lasciate da grandi uccelli. Solo nel 2022, Hatala e il suo team hanno condotto uno scavo più dettagliato, esponendo 23 metri quadrati di sedimenti e rivelando altre 11 impronte di ominini simili alla prima, oltre a tre impronte isolate orientate in direzione perpendicolare.
Il team ha scoperto anche 94 tracce appartenenti a uccelli e ad animali simili a mucche e cavalli. La traccia più grande apparteneva probabilmente a una cicogna gigante, con una lunghezza di 27 centimetri.
Impronte che raccontano un momento nel tempo
Gli studiosi ritengono che le impronte siano state lasciate a distanza di poche ore o al massimo di alcuni giorni l’una dall’altra, dato che non presentano crepe sulla superficie che si formerebbero se fossero state esposte all’aria e al sole per un periodo più lungo. Le tracce sono state preservate in modo impeccabile grazie a sedimenti sottili e sabbiosi che le hanno coperte poco dopo la loro formazione, creando un perfetto “calco” di quel momento.
Secondo Hatala, questo luogo potrebbe essere stato un sistema deltizio, caratterizzato da acque basse e tranquille e molto fango — un ambiente perfetto per la conservazione delle impronte. Il termine “ominini” si riferisce a tutte le specie dell’albero genealogico umano che sono emerse dopo la separazione dagli antenati delle grandi scimmie circa 6-7 milioni di anni fa. Questo gruppo comprende anche specie recentemente estinte come i Neanderthal, e specie più antiche come Australopithecus afarensis, rappresentato dal celebre scheletro di Lucy in Etiopia.
A chi appartenevano queste impronte?
Il team di Hatala ha concluso che le impronte appartenessero agli ominini delle specie Homo erectus e Paranthropus boisei. Le impronte disposte in linea retta, probabilmente fatte dallo stesso individuo, sono state attribuite a P. boisei, mentre le altre tre impronte isolate sono state attribuite a Homo erectus. Resti scheletrici di entrambe le specie sono stati trovati nello stesso sito, confermando la presenza contemporanea di questi antichi umani.
“Homo erectus, dal collo in giù, appare molto simile agli umani moderni e, in questo periodo, sono il miglior candidato per essere uno dei nostri antenati diretti”, ha spiegato Hatala. Paranthropus boisei, invece, aveva un aspetto molto diverso, con grandi mascelle e denti adatti a una dieta prevalentemente vegetale, mentre Homo erectus era più probabilmente onnivoro.
Il confronto con altre impronte umane e ominine, realizzato attraverso esperimenti sul campo e in laboratorio, ha rivelato che il tracciato di 12 impronte non rientrava nelle variazioni tipiche di Homo sapiens, mentre le altre tre si avvicinavano di più alle caratteristiche delle impronte umane moderne.
Un incontro senza competizione
Hatala e il suo team hanno esaminato anche i vecchi dati fossili del sito, trovando prove del fatto che le due specie abbiano convissuto nello stesso ambiente per un periodo significativo, forse anche fino a 100.000 anni. “Questo suggerisce che la competizione diretta tra di loro doveva essere relativamente bassa e che riuscivano a coesistere senza scacciarsi a vicenda”, ha detto Hatala.
Il sito in cui sono state trovate le impronte non era privo di pericoli: coccodrilli, ippopotami e altri animali rappresentavano delle minacce, ma evidentemente la zona offriva abbastanza risorse da spingere entrambe le specie a tornare più volte.
Queste impronte rappresentano la prima prova fisica che diverse specie di ominini coesistevano nello stesso luogo e nello stesso periodo, affrontando insieme i pericoli e trovando cibo in quel paesaggio antico. Mentre Homo erectus continuò a prosperare per un milione di anni, Paranthropus boisei si estinse nel giro di qualche centinaio di migliaia di anni.
Briana Pobiner, scienziata presso il Smithsonian National Museum of Natural History, ha definito “sbalorditivo” il ritrovamento di impronte appartenenti a due specie diverse nello stesso luogo. “Forse competivano attivamente per lo stesso cibo, forse si guardavano con diffidenza da lontano, o forse si ignoravano completamente”, ha detto Pobiner.
Anche se è la prima volta che delle impronte suggeriscono un incontro diretto tra ominini di due specie, sappiamo già che i Neanderthal si sono incrociati con Homo sapiens e Denisoviani, una specie poco conosciuta, ma evidenziata grazie alle prove genetiche. Questo ci porta a chiederci: forse anche P. boisei e H. erectus erano abbastanza simili da incrociarsi occasionalmente?
“Questa scoperta ci dice che vivevano nello stesso luogo, nello stesso momento, e camminavano praticamente l’uno accanto all’altro”, ha concluso Pobiner. Non possiamo tornare indietro nel tempo per osservare direttamente queste specie di 1,5 milioni di anni fa, ma avere le loro impronte l’una accanto all’altra è la cosa più vicina che abbiamo a quel tipo di prova.
Se l’articolo ti ha appassionato, lasciaci un commento e condividi il tuo pensiero. Seguici per altre scoperte incredibili dal mondo della paleontologia e oltre!