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Salute

Sclerosi multipla: trattamento mirato in arrivo grazie alla nuova scoperta cellulare

L'identificazione di un sottotipo specifico di cellule immunitarie nei pazienti affetti da sclerosi multipla rappresenta un progresso significativo e incoraggiante. Questa scoperta apre concretamente la strada allo sviluppo di un trattamento mirato, promettendo un'efficacia selettiva e la mitigazione dei rischi associati alle attuali terapie immunosoppressive

Denise Meloni 1 ora fa Commenta! 7
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La sclerosi multipla (SM) è una patologia autoimmune complessa che affligge una porzione significativa della popolazione, con una stima di circa un individuo su 500 colpito in Svizzera. Questa malattia è caratterizzata dall’attacco delle cellule immunitarie al sistema nervoso centrale, un processo che causa danni neurologici irreversibili.

Contenuti di questo articolo
Sclerosi multipla: danno al sistema nervoso e sfide terapeuticheIl recettore c-Met come elemento criticoVerso la precisione immunologica
Sclerosi multipla: trattamento mirato in arrivo grazie alla nuova scoperta cellulare

Sclerosi multipla: danno al sistema nervoso e sfide terapeutiche

A livello fisiologico, la sclerosi multipla si manifesta con lesioni alla mielina, la membrana protettiva che riveste i neuroni e riveste un ruolo essenziale nella trasmissione efficiente degli impulsi nervosi. Il danneggiamento di questa guaina protettiva si traduce in una vasta gamma di deficit clinici, inclusi disturbi motori, sensoriali, visivi e cognitivi, che possono progressivamente evolvere in disabilità permanenti.

Negli ultimi due decenni, la ricerca ha prodotto notevoli progressi, migliorando sia la diagnosi precoce sia lo sviluppo di farmaci immunosoppressori. Questi trattamenti agiscono bloccando il sistema immunitario per prevenirne l’attacco all’organismo, limitando le riacutizzazioni infiammatorie e rallentando il processo di degradazione del sistema nervoso. Come evidenziato dal Professor Patrice Lalive, questo ha portato a un tangibile miglioramento nella qualità della vita dei pazienti.

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Queste terapie presentano un rischio significativo. I farmaci attualmente in uso distruggono le cellule immunitarie in modo indiscriminato. Sebbene efficaci contro la malattia, questo meccanismo sopprime l’intera risposta immunitaria, esponendo i pazienti a infezioni potenzialmente gravi e a effetti collaterali non trascurabili.

Sclerosi multipla: trattamento mirato in arrivo grazie alla nuova scoperta cellulare

Un team congiunto dell’Università di Ginevra (UNIGE) e degli Ospedali Universitari di Ginevra (HUG), in collaborazione con l’Università della Pennsylvania, ha compiuto un passo cruciale verso lo sviluppo di terapie più sicure. I ricercatori hanno identificato un sottotipo specifico di cellule immunitarie all’interno dei pazienti affetti da sclerosi multipla, ipotizzando che questa popolazione cellulare possa avere un ruolo decisivo nella progressione della patologia.

Questa scoperta apre la possibilità di sviluppare un trattamento mirato che agisca specificamente contro queste cellule identificate. Un tale approccio terapeutico di precisione mirerebbe a controllare efficacemente l’avanzamento della malattia mantenendo intatta la maggior parte delle difese immunitarie dell’organismo. Il risultato atteso è una gestione più efficace della sclerosi multipla, unitamente alla mitigazione dei gravi rischi di infezione associati ai farmaci immunosoppressori a largo spettro.

Il recettore c-Met come elemento critico

I primi studi condotti in laboratorio avevano già permesso di evidenziare il ruolo centrale del recettore c-Met all’interno di questo specifico percorso di segnalazione. La fase successiva della ricerca, come spiegato dal Professor Lalive, mirava a traslare queste scoperte di base per esaminare l’effettiva presenza e funzione del recettore direttamente nei pazienti affetti da sclerosi multipla.

Sclerosi multipla: trattamento mirato in arrivo grazie alla nuova scoperta cellulare

Per ottenere una comprensione clinica diretta, il team di ricerca ha condotto uno studio di confronto rigoroso. Sono stati analizzati i globuli bianchi presenti sia nel sangue sia nel liquido cerebrospinale di circa trenta individui con sclerosi multipla di recente diagnosi e ancora naive al trattamento, mettendoli a confronto con campioni prelevati da un gruppo di controllo non affetto dalla patologia.

L’analisi comparativa ha portato a una scoperta fondamentale: è stata rilevata la presenza di linfociti che esprimono il recettore c-Met esclusivamente nelle persone affette da sclerosi multipla. Questi linfociti erano completamente assenti nel gruppo di controllo sano, come confermato da Gautier Breville, medico ricercatore e primo autore dello studio.

La ricerca ha rivelato che questo piccolo sottotipo cellulare non è solo distintivo della malattia, ma svolge un ruolo particolarmente aggressivo. Questi linfociti che esprimono c-Met costituiscono solo una piccola percentuale, tra il 5 e il 6%, della popolazione totale di globuli bianchi presenti nel liquido cerebrospinale. Nonostante la loro esiguità numerica, essi sono risultati essere particolarmente infiammatori e tossici.

Sclerosi multipla: trattamento mirato in arrivo grazie alla nuova scoperta cellulare

La loro anomala espressione di c-Met sembra conferire loro la capacità di attraversare la barriera emato-encefalica con maggiore facilità, consentendo l’attacco diretto al cervello e l’innesco della patologia. Si ritiene, pertanto, che l’anomalo meccanismo pro-infiammatorio caratteristico della sclerosi multipla sia il fattore che promuove l’espressione del recettore c-Met in questa ristretta ma determinante percentuale di linfociti.

Verso la precisione immunologica

L’identificazione di un sottotipo specifico di linfociti, caratterizzati dall’espressione del recettore c-Met e ritenuti attori chiave nella progressione infiammatoria della sclerosi multipla, apre prospettive fondamentali per l’evoluzione dei trattamenti. Questa scoperta rappresenta una significativa opportunità per superare i limiti delle terapie immunosoppressive attuali.

Il Professor Lalive sottolinea come questo meccanismo biologico di recente identificazione possa configurarsi come una reale opportunità per lo sviluppo di trattamenti di nuova generazione. L’approccio proposto si basa sulla capacità di colpire in modo estremamente mirato ed esclusivo i linfociti che sono portatori del recettore c-Met.

Sclerosi multipla: trattamento mirato in arrivo grazie alla nuova scoperta cellulare

Il beneficio fondamentale di un trattamento così selettivo risiederebbe nella capacità di risparmiare la restante parte del sistema immunitario. Le terapie convenzionali, agendo in modo indiscriminato, compromettono gravemente la risposta immunitaria generale del paziente, esponendolo a rischi di infezioni potenzialmente gravi. Un farmaco che neutralizzi solo la popolazione cellulare patogena manterrebbe intatta la capacità di difesa dell’organismo contro agenti infettivi esterni, migliorando notevolmente il profilo di sicurezza del trattamento.

passo successivo per la comunità scientifica è la verifica sperimentale della fattibilità e dell’efficacia di tale strategia terapeutica. Il quesito centrale che i ricercatori intendono affrontare è se l’eliminazione selettiva della piccola frazione di linfociti c-Met positivi sia effettivamente sufficiente a limitare la progressione della malattia. Per rispondere a questa domanda fondamentale, il team si sta ora dedicando attivamente alla fase di screening e identificazione.

Sclerosi multipla: trattamento mirato in arrivo grazie alla nuova scoperta cellulare

L’obiettivo pratico della ricerca in corso è l’identificazione di specifiche molecole che siano in grado di agire come inibitori o bersagli precisi per il recettore c-Met. Il successo nell’individuazione di composti in grado di neutralizzare o distruggere selettivamente questi linfociti aprirebbe direttamente la strada allo sviluppo di farmaci che potrebbero, in futuro, controllare la sclerosi multipla con un’efficacia pari o superiore alle terapie attuali, ma con un profilo di rischio e di effetti collaterali drasticamente ridotto.

Lo studio è stato pubblicato su Annals of Neurology.

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