Colpire solo le cellule immunitarie che causano la sclerosi multipla senza compromettere tutto il sistema di difesa: è questo l’obiettivo raggiunto da un gruppo di ricercatori dell’Università di Padova, che ha individuato un modo per eliminare le cellule T autoimmuni bloccando un canale del potassio nei mitocondri.
La scoperta, pubblicata sulla rivista EMBO Molecular Medicine il 14 ottobre 2025, mostra risultati incoraggianti nei test su topi affetti da una forma sperimentale della malattia.
Come funziona il nuovo approccio
Il protagonista di questa ricerca è il canale Kv1.3, una sorta di valvola ionica situata nella membrana dei mitocondri. È fondamentale per la sopravvivenza delle cellule, perché regola il passaggio del potassio necessario al loro equilibrio energetico.
Bloccando Kv1.3 con un inibitore mirato, i ricercatori hanno osservato che le cellule T autoreattive, responsabili di attaccare il sistema nervoso centrale, muoiono rapidamente, mentre le altre cellule immunitarie restano intatte.
Dalla teoria ai test sui topi

Lo studio, condotto da Ildiko Szabo, Beatrice Angi e Tatiana Varnita, ha coinvolto l’Università di Padova, il CNR, l’Ospedale Universitario di Padova e l’Istituto Oncologico Veneto.
I test sui topi affetti da encefalomielite autoimmune sperimentale, modello animale della sclerosi multipla, hanno mostrato una riduzione dei deficit neurologici e meno lesioni nel tessuto nervoso rispetto ai controlli.
“Il trattamento ha eliminato selettivamente le cellule T patologiche senza indurre immunosoppressione generale”, spiegano Angi e Varnita. Il sangue dei topi trattati confermava la sopravvivenza delle altre cellule immunitarie e l’assenza di infezioni o reazioni avverse.
Un canale già noto in oncologia
Il canale Kv1.3 non è nuovo alla scienza. È già studiato da anni in campo oncologico, dove il suo blocco si è dimostrato efficace nel distruggere cellule tumorali.
L’intuizione del team padovano è stata quella di trasferire questo principio alle malattie autoimmuni, sfruttando la stessa vulnerabilità delle cellule T anomale.
Quando Kv1.3 viene chiuso, la cellula perde la capacità di produrre energia e collassa. Questo permette di colpire con precisione le cellule dannose, lasciando intatto il resto del sistema immunitario.
Verso una terapia selettiva

I ricercatori stanno ora lavorando su una versione dell’inibitore basata su derivati della molecola PAP-1, già conosciuta per la sua azione sui canali del potassio.
Il prossimo passo sarà verificare la sicurezza a lungo termine e valutare la possibilità di adattare il trattamento a uso umano.
Secondo Szabo, questa strategia potrebbe aprire la strada anche a nuove cure per altre malattie autoimmuni, come artrite reumatoide e lupus.
Un risultato di Padova con impatto internazionale
La ricerca ha già attirato l’interesse di centri neurologici europei per l’originalità dell’approccio. “È un passo avanti concreto verso terapie più mirate e tollerabili”, commenta Szabo.
L’obiettivo ora è estendere gli studi clinici e tradurre questa scoperta in un trattamento accessibile ai pazienti.
Lo sapevi che?
Il canale Kv1.3 è presente in quasi tutte le cellule immunitarie, ma è iperattivo proprio nelle cellule T responsabili delle malattie autoimmuni. Bloccarlo potrebbe rivoluzionare la terapia di queste patologie.
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