Sistema solare? Com’è nato? Attorno a queste stelle sono stati scoperti i primi “mattoni” con cui si costruiscono i pianeti: veri e propri sassolini spaziali, della grandezza di pochi centimetri, che potrebbero un giorno formare nuovi mondi.

Queste scoperte, presentate al National Astronomy Meeting 2025 della Royal Astronomical Society, segnano un passo importante nella comprensione di come si formano i pianeti.
I “dischi protoplanetari”: culle di futuri sistemi solari
Attorno a DG Tau e HL Tau sono stati osservati dischi protoplanetari, grandi anelli di gas e polvere che avvolgono le stelle neonate; al loro interno, minuscole particelle iniziano ad aggregarsi, formando sassi via via più grandi e, con il tempo, pianeti veri e propri.
“Abbiamo trovato enormi quantità di sassolini che si estendono fino a distanze simili a quelle di Nettuno nel nostro sistema solare,” spiega la dottoressa Katie Hesterly dell’osservatorio SKA.
“Ce n’è abbastanza da creare un sistema planetario ancora più grande del nostro.”

La ricerca fa parte del progetto PEBBLeS (Planet Earth Building-Blocks), guidato dalla professoressa Jane Greaves dell’Università di Cardiff, che utilizza un’eccezionale rete di radiotelescopi: e-MERLIN.
Cos’è e-MERLIN, e perché è fondamentale per la scoperta dei sassolini spaziali
e-MERLIN è una rete di sette radiotelescopi sparsi per il Regno Unito, collegati in tempo reale da una velocissima rete in fibra ottica. La sua peculiarità? Riesce a osservare lunghezze d’onda attorno ai 4 cm, ideali per rilevare proprio i sassolini cosmici di quelle dimensioni.

“Fino ad oggi vedevamo i dischi di gas o i pianeti già formati”, dice la professoressa Greaves.
“Ma ci mancava il passaggio intermedio: ora finalmente possiamo osservarlo.”
I sassolini non sono solo curiosità spaziali: sono la materia prima dei pianeti. Si formano quando le polveri si aggregano e, nel corso di milioni di anni, danno origine a corpi sempre più grandi, fino a diventare mondi come la Terra, Marte o Giove.
Un assaggio di futuro con il supertelescopio SKA
e-MERLIN ci ha dato una prima prova di ciò che potrà fare il colossale telescopio SKA (Square Kilometre Array), attualmente in costruzione tra Sudafrica e Australia. Quando sarà operativo, a partire dal 2031, potrà osservare centinaia di dischi protoplanetari in tutta la galassia, con un livello di dettaglio mai visto prima.
“e-MERLIN ci mostra cosa sia possibile fare oggi,” conclude la dottoressa Hesterly,
“ma SKA ci permetterà di capire davvero come nascono i pianeti e quanto è comune un sistema come il nostro.”