La plastica è ovunque. È uno dei materiali più usati al mondo, ma anche uno dei più difficili da riciclare. Nonostante le continue promesse dei produttori, gran parte della plastica finisce nelle discariche, e quella che viene riciclata spesso perde qualità durante il processo. Ma cosa succederebbe se riuscissimo a riciclarla senza degradarne la qualità? Un gruppo di scienziati in Svizzera potrebbe aver trovato la risposta.
Un approccio innovativo
In un nuovo studio pubblicato sulla rivista Nature Chemical Engineering, i ricercatori dell’ETH di Zurigo hanno descritto un processo innovativo che potrebbe rivoluzionare il riciclo della plastica. Utilizzando una chimica ingegnosa, sono riusciti a scomporre i legami chimici delle lunghe catene polimeriche che costituiscono il materiale in molecole più piccole.
Queste molecole risultanti possono poi essere utilizzate come ingredienti base per la produzione di nuovi prodotti, come il carburante per aerei o altra plastica, senza perdita di qualità. È una scoperta che potrebbe cambiare radicalmente il modo in cui trattiamo i rifiuti di plastica.
Il professor Javier Pérez-Ramírez, dell’ETH di Zurigo, ha dichiarato: “È il sogno di ogni ingegnere chimico avere una formula come questa a disposizione per i loro processi”. Questa scoperta rappresenta un passo avanti significativo nella lotta contro l’inquinamento da plastica.
Il problema della plastica
La plastica è ciò che rende possibile gran parte della vita moderna, ma è anche uno dei più grandi problemi ambientali del nostro tempo. Basta pensare alla Great Pacific Garbage Patch, una gigantesca isola di rifiuti di plastica che galleggia nell’oceano. La plastica, con il tempo, si scompone in pezzi sempre più piccoli, come le microplastiche e le nanoplastiche, che finiscono praticamente ovunque: dai sedimenti più remoti alla presenza inquietante nei nostri corpi, persino nel cervello e nel seme umano.
Molti scienziati ritengono che le microplastiche siano responsabili dell’aumento dei casi di cancro tra i giovani, a causa delle complesse interazioni tra le molecole del nostro corpo e le sostanze chimiche rilasciate dalle microplastiche.
Inoltre, la produzione di questo materiale, derivata dai combustibili fossili, contribuisce alle emissioni di gas serra che accelerano il cambiamento climatico.
Un futuro più sostenibile
Se l’esperimento dell’ETH di Zurigo riuscirà a diventare un metodo commerciale praticabile, potrebbe affrontare una vasta gamma di problemi legati a questo materiale. Non solo ridurrebbe l’accumulo di plastica nelle discariche e negli oceani, ma potrebbe anche contribuire a ridurre le emissioni di gas serra e la nostra dipendenza dai combustibili fossili.
E tu, cosa ne pensi? Questo nuovo processo potrebbe davvero rappresentare una svolta nella lotta contro l’inquinamento? Lascia un commento e condividi le tue riflessioni.
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