Smistare bottiglie, vasetti e flaconi è uno dei passaggi più lenti e costosi del riciclo della plastica. Ma un gruppo di ricercatori americani ha trovato un modo per farne a meno. Parliamo di una tecnica appena pubblicata su Nature Chemistry, sviluppata dalla Northwestern University insieme alla Purdue University, che promette di rendere il riciclo più rapido, economico ed efficiente.
Addio allo smistamento
Il cuore dell’innovazione è un catalizzatore a base di nickel, un materiale comune e a basso costo. Questo composto riesce a spezzare i legami chimici delle plastiche più diffuse al mondo, il polietilene (PE) e il polipropilene (PP). Parliamo dei materiali che trovi nei vasetti di yogurt o nelle bottiglie di shampoo, e che da soli rappresentano quasi i due terzi della plastica monouso globale.

Con la nuova tecnica, questi rifiuti possono essere trattati insieme senza separazione, trasformandosi direttamente in oli e cere. Da qui si ottengono prodotti utili come lubrificanti, carburanti e candele.
La sorpresa del PVC
C’è di più: la reazione funziona persino meglio in presenza del PVC (cloruro di polivinile), un materiale che finora era il peggior nemico del riciclo. Bastava una piccola contaminazione per rendere inutilizzabile un intero lotto di plastica. Invece, con questo nuovo approccio, il PVC non solo non blocca il processo, ma lo rende più veloce. “È pazzesco, nessuno se lo aspettava”, ha commentato Yosi Kratish della Northwestern.
Riciclo chimico, non meccanico

Questa non è la solita raccolta differenziata: parliamo di riciclo chimico, dove i polimeri vengono scomposti e riconvertiti in nuove sostanze. È un cambio di paradigma rispetto al riciclo meccanico, che si limita a fondere e riformare la plastica, con un degrado della qualità a ogni ciclo. Qui, invece, si torna indietro alle materie prime.
Quali limiti restano
Il metodo è ancora in fase sperimentale e non sappiamo se reggerà a livello industriale. Restano aperte domande sui costi reali, sull’efficienza energetica e sulla gestione dei sottoprodotti, soprattutto considerando che il PVC può rilasciare composti tossici. Ma se i risultati venissero confermati su larga scala, sarebbe un passo enorme per un riciclo più sostenibile e competitivo.