La pandemia ha avuto un forte impatto sulla spesa pubblica rivolta alla ricerca scientifica, in particolare per quella legata al vaccino per il Covid 19: a beneficiare di questi soldi però sono state anche altre aree di ricerca che, sebbene correlate alla pandemia in corso, potrebbero risultare estremamente importanti in un prossimo futuro per affrontare altre emergenze sanitarie.
Vaccini mRNA
La prima area di ricerca da prendere in considerazione è senza dubbio quella dei Vaccini mRNA che, grazie al forte successo dei vaccini sviluppati da Pfizer / BioNtech e da Moderna, hanno spianato la strada allo sviluppo di vaccini altamente personalizzabili che non avevano trovato, almeno prima della recente pandemia, alcuna possibilità di commercializzazione in larga scala.
Purtroppo, come spesso capita nel settore medico/sanitario, le scoperte scientifiche faticano a passare dallo stato di ricerca e sperimentazione a quello di commercializzazione, come spiegato più a fondo in questo articolo che parla della “Biotech valley of death”: essenzialmente l’autore, James Peyer, amministratore delegato di Cambrian Biopharma, sottolinea l’enorme difficoltà per una nuova tecnologia o ricerca di trovare fondi per la commercializzazione, a causa di una combinazione tra mancanza di fondi e piani strategici per sfruttarne efficacemente i benefici.
Tuttavia, l’emergenza sanitaria ha costretto i paesi e gli investitori ad elargire una quantità di fondi senza precedenti, che potrebbero portare a sviluppi in particolare per quanto riguarda malattie come HIV o anemia falciforme, secondo alcuni ricercatori.
Test molecolari rapidi
Prima dell’arrivo della pandemia, la ricerca scientifica riguardante test diagnostici per malattie minori come l’influenza non riceveva grandi attenzioni, ma per far fronte al Covid19 è stato necessario sviluppare test rapidi e soprattutto facilmente eseguibili, anche da casa.
I nuovi fondi investiti in quest’area di studio potrebbero migliorare il nostro rapporto con i virus stagionali, permettendoci di capire in pochi minuti se abbiamo l’influenza, o se siamo semplicemente molto stanchi dopo un’estenuante giornata di lavoro.
Long Covid/Covid Lungo
Durante la pandemia sono emersi alcuni sintomi particolari per alcuni pazienti affetti dal virus: sebbene infatti per la maggior parte dei casi clinici i sintomi si siano interrotti dopo pochi giorni dalla guarigione, con un conseguente recupero relativamente rapido di olfatto, gusto ed energie, non è così per alcuni casi particolari che sono stati denominati long Covid ovvero “Covid lungo” inteso come prolungat sotto il profilo dei sintomi anche per dei mesi.
A questo proposito, National Institutes of Health ha annunciato lo stanziamento di 1.15 miliardi di dollari nella ricerca scientifica riguardante il long Covid all’interno di un piano che dovrebbe durare quattro anni: l’obbiettivo è comprendere la durata effettiva di questi sintomi, dato che si tratta di un comportamento molto particolare finora rilevato unicamente nei pazienti Covid.
Questi investimenti hanno forti potenzialità e possono davvero fare la differenza, cambiando la vita non solo della generazione corrente, ma anche di quelle future: è chiaro dunque che l’attenzione mediatica ma anche le risorse economiche devono puntare maggiormente sulla ricerca scientifica a carattere sanitario in tutti i periodi storici, non solo quando è necessario, come durante la pandemia che stiamo vivendo.