Una nuova ricerca pubblicata il 27 agosto 2025 su PLOS One rivela che il lavoro di respiro (o breathwork) accompagnato da musica può indurre uno stato di beatitudine profonda, simile a quello evocato dalle sostanze psichedeliche, ma senza farmaci né rischi legali.

Lo studio, guidato da Amy Amla Kartar del Colasanti Lab presso la Brighton and Sussex Medical School (Regno Unito), ha mostrato come particolari tecniche di respirazione rapida e continua – chiamate High Ventilation Breathwork (HVB) – possano modificare il flusso sanguigno in aree cerebrali legate alle emozioni, riducendo paura e negatività.
Respirare come fosse musica
Il breathwork sta diventando sempre più popolare come strumento contro ansia e stress. In questo studio, i ricercatori hanno coinvolto 42 volontari divisi tra esperimenti online, in laboratorio e persino in risonanza magnetica.

Il protocollo era semplice: 20-30 minuti di respirazione ciclica senza pause, accompagnata da musica, seguiti da questionari per raccogliere le impressioni dei partecipanti.
Cosa succede nel cervello con il “respiro musicale”
I dati hanno rivelato che:
- l’HVB attiva il sistema nervoso simpatico, come in una risposta da stress, ma senza effetti negativi;
- diminuisce il flusso sanguigno in zone legate alla percezione corporea (insula e opercolo), quasi “staccando la spina” dal corpo;
- aumenta progressivamente il flusso verso amigdala e ippocampo anteriore, aree che gestiscono le emozioni e la memoria affettiva.
Questi cambiamenti sono risultati strettamente legati a esperienze psichedeliche: stati di unità, beatitudine e rilascio emotivo. Non a caso, i ricercatori li collegano al concetto di Oceanic Boundlessness (letteralmente “senza confini oceanici”), introdotto da Freud nel 1920 e oggi usato per descrivere le esperienze mistiche tipiche di sostanze come la psilocibina.
Risultati incoraggianti
In tutte le sessioni, i partecipanti hanno riferito meno paura e meno emozioni negative, senza alcuna reazione avversa; insomma, respirare al ritmo della musica sembra davvero un “trip naturale”.

Cosa dicono gli autori
Gli autori dello studio del “respiro in musica” hanno il loro dirsi.
- Amy Kartar: “Molte persone già raccontano i benefici del breathwork, ma questo stile di respirazione veloce è stato finora poco studiato. I nostri risultati mostrano che può evocare stati psichedelici profondi, con grande potenziale terapeutico.”
- Dr. Alessandro Colasanti: “Il breathwork è uno strumento potente ma naturale per modulare cervello e corpo. Può diventare un intervento trasformativo per condizioni che oggi risultano difficili da trattare.”
Perché questo studio sul lavoro col respiro (breathwork) è importante
Questa ricerca apre la porta a nuovi usi clinici del breathwork, come alternativa non farmacologica per affrontare disturbi legati ad ansia, depressione e stress. Certo, servono studi più ampi e controllati, ma la strada sembra tracciata: il respiro, accompagnato dalla musica giusta, potrebbe diventare una vera medicina per la mente.