Un piatto rotto, un logo dimenticato e una squadra di subacquei ostinati. È così che un mistero del 1888 è riemerso dalle profondità del Canale della Manica. Il relitto del SS Nantes, affondato con 23 membri dell’equipaggio, è stato finalmente ritrovato dopo quasi 140 anni.
E no, non è l’inizio di un romanzo storico. È tutto vero.
Un indizio sommerso: il piatto della Cunard
Il sub inglese Dom Robinson, 53 anni, stava esplorando un sito a 75 metri di profondità (circa 246 piedi), a 30 miglia a sud-est di Plymouth, quando ha notato un frammento di ceramica con una scritta familiare: “Cunard Steamship Company.”
Quel nome è bastato a metterlo sulla giusta rotta. Tornato a casa, Robinson ha incrociato i dati online con le dimensioni e i dettagli della nave sommersa. Poco dopo, la conferma: era il SS Nantes, una nave da carico affondata nel novembre 1888.
Cos’è successo nel 1888

Il SS Nantes, una nave a vapore con 14 anni di servizio, stava navigando in acque agitate quando fu colpita in pieno fianco dalla Theodor Ruger, un veliero tedesco.
“Il colpo ha squarciato la fiancata del Nantes. L’equipaggio ha tentato di tamponare con tutto, anche materassi, ma alla fine hanno perso la battaglia,” spiega lo storico marittimo Harry Bennett, dell’Università di Plymouth.
Le due navi sono rimaste brevemente incastrate. I danni alle scialuppe del Nantes hanno impedito la fuga dell’equipaggio. Alla fine solo tre uomini sono sopravvissuti. Il Theodor Ruger affondò anch’esso, ma la maggior parte dell’equipaggio riuscì a salvarsi con le proprie scialuppe.
Un relitto “congelato nel tempo”
Ogni relitto racconta una storia, ma quello del Nantes è particolarmente toccante.
“È come un archivio sommerso,” dice Bennett. “Ogni oggetto è un frammento di vita congelato nel tempo.”
Il piatto trovato — e un secondo ritrovato in un’immersione successiva — probabilmente faceva parte della mensa di bordo. Oggetti come questo, conservati nel fango per oltre un secolo, offrono sprazzi di quotidianità e drammi dimenticati.
Il fascino (e la fatica) del deep diving

Robinson, che ha documentato tutto sul suo canale YouTube “Deep Wreck Diver”, ammette che quel primo tuffo non sembrava promettente.
“Stavo per risalire, un po’ deluso, quando ho visto quel piatto. È stato il momento in cui tutto è cambiato.”
Per lui, esplorare i fondali è più che una passione. È l’ultima vera forma di avventura.
“Non ci sono più continenti da scoprire o montagne inesplorate. Ma il fondo del mare? È un altro mondo. E intorno al Regno Unito abbiamo una quantità di relitti impressionante. Potrei immergermi ogni giorno su uno nuovo per il resto della mia vita.”
Una tragedia dimenticata, una storia ritrovata
Con il ritrovamento del Nantes, si chiude una pagina aperta da quasi un secolo e mezzo. Ma si apre anche un’occasione per ricordare. Quei 23 uomini, il freddo, la paura, la lotta per sopravvivere: tutto torna a galla, simbolicamente, grazie a un oggetto semplice come un piatto.
E la storia marittima, ancora una volta, ci ricorda che ogni naufragio è anche un pezzo della nostra memoria collettiva.
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Spoiler: niente finzione, solo realtà affondata da riscoprire.