Rigenerare la calotta artica usando ghiaccio creato artificialmente. L’idea arriva dal Regno Unito, dove la società Real Ice sta sviluppando una tecnologia che — se funzionasse su larga scala — potrebbe diventare una delle armi più concrete contro il riscaldamento globale.
La posta in gioco? Alta. Perché l’Artico si sta sciogliendo. E non lentamente: ogni anno perdiamo sempre più ghiaccio, e con esso la capacità del pianeta di riflettere la luce solare. Più oceano scoperto, più calore assorbito, più ghiaccio che si scioglie. Un circolo vizioso che Real Ice vuole interrompere. Con il ghiaccio. Creato dall’uomo.
Cosa sta succedendo all’Artico

Basandomi sulle informazioni attualmente disponibili, il declino della calotta artica è ben documentato e preoccupa scienziati di tutto il mondo. Il ghiaccio marino riflette gran parte della radiazione solare nello spazio. Quando si scioglie, lascia spazio all’acqua scura dell’oceano, che assorbe calore. Questo fenomeno si chiama feedback albedo e accelera ulteriormente il riscaldamento della regione.
Risultato? L’Artico si riscalda più del doppio rispetto alla media globale. E questo ha conseguenze non solo locali, ma planetarie, come l’innalzamento del livello del mare e lo sconvolgimento dei pattern climatici.
L’idea di Real Ice: ghiaccio su richiesta
E qui entra in gioco Real Ice. Il loro progetto è ambizioso, e anche un po’ folle (nel senso buono): rigenerare la calotta artica costruendo nuovo ghiaccio, usando acqua marina raffreddata e compressa.
Come funziona?
- Si preleva acqua fredda dagli strati profondi dell’oceano.
- La si pompa in superficie e si inietta sotto pressione.
- In questo modo, l’acqua congela più velocemente e si forma ghiaccio artificiale.
L’obiettivo è creare nuove zolle di ghiaccio galleggiante, che aumentino l’albedo locale e aiutino a riflettere più luce solare nello spazio. In pratica, un tentativo di “resettare” l’effetto specchio dell’Artico.
Ma può funzionare davvero?
È una domanda legittima, e la risposta — onesta — è: non lo sappiamo ancora. Il progetto è in fase sperimentale. Ci sono prototipi, test e simulazioni, ma nessuna implementazione su vasta scala per ora.
Ci sono poi enormi sfide logistiche e ambientali:
- Come trasportare l’attrezzatura in ambienti remoti e ostili?
- Quanta energia serve per il processo?
- Quali sono gli impatti a lungo termine sulla fauna e sull’equilibrio marino?
Real Ice ne è consapevole, ma sostiene che il rischio di non fare nulla sia maggiore di quello di provare. Una posizione condivisa da molti climatologi: se vogliamo davvero rallentare la crisi climatica, servono idee nuove, coraggiose e anche un po’ fuori dagli schemi.
Una delle tante soluzioni (non l’unica)

Va chiarito: questo progetto non è “la” soluzione al cambiamento climatico, ma potrebbe diventare una delle tante strategie di mitigazione. Non sostituisce la necessità di ridurre le emissioni, tagliare l’uso di combustibili fossili o proteggere gli ecosistemi naturali.
Ma in uno scenario sempre più critico, agire su più fronti è fondamentale. E se una tecnologia può contribuire a rallentare la fusione dell’Artico anche solo del 5%, potrebbe regalarci tempo prezioso.
Il futuro dell’Artico è (forse) anche artificiale
Il ghiaccio artificiale di Real Ice è ancora una scommessa. Ma è una scommessa concreta, calcolata e tecnologicamente affascinante. In un’epoca in cui il tempo scarseggia e le soluzioni tradizionali non bastano più, tentare nuove strade non è un lusso: è una necessità.
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