L’esplorazione spaziale è uno dei settori più dinamici e affascinanti del XXI secolo, spinta dalla crescente ambizione di raggiungere nuove frontiere e migliorare la connettività globale, ma potrebbero esserci problemi relativi alle radiazioni elettromagnetiche.
Tra i protagonisti di questa rivoluzione c’è SpaceX, l’azienda di Elon Musk, che ha sviluppato e lanciato Starlink, una costellazione di satelliti progettata per fornire internet ad alta velocità in ogni angolo del pianeta.
L’espansione di queste reti satellitari ha tuttavia sollevato preoccupazioni, specialmente tra gli astronomi e i ricercatori scientifici per quanto riguarda le radiazioni elettromagnetiche, infatti i nuovi satelliti Starlink di seconda generazione, recentemente lanciati, stanno mostrando livelli più elevati di radiazioni elettromagnetiche non intenzionali rispetto ai loro predecessori, e questo potrebbe avere gravi conseguenze per l’osservazione astronomica.
Il progetto Starlink, inizialmente lodato per la sua capacità di fornire accesso a Internet nelle aree più remote, ha presto sollevato interrogativi sul suo impatto sullo spazio esterno e sulla ricerca scientifica. I satelliti Starlink, infatti, interferiscono con le osservazioni astronomiche non solo per la luce riflessa, che può oscurare le immagini, ma anche per le emissioni di radiazioni elettromagnetiche. Le più recenti analisi hanno rilevato che i satelliti di nuova generazione emettono fino a 32 volte più radiazioni elettromagnetiche rispetto a quelli della prima generazione, aggravando ulteriormente i problemi già esistenti.
Cosa sono le radiazioni elettromagnetiche e come mai sono pericolose
Le radiazioni elettromagnetiche non intenzionali, note come UEMR (Unintentional Electromagnetic Radiation), sono emissioni che non fanno parte delle normali funzioni operative dei satelliti, queste radiazioni, se non controllate, possono interferire con le apparecchiature sensibili utilizzate dagli astronomi per studiare l’universo.
Questo fenomeno sta già preoccupando la comunità scientifica, poiché rischia di compromettere gravemente la capacità di osservare oggetti e fenomeni astronomici cruciali, come le galassie lontane, le supernovae o i segnali provenienti da pianeti extrasolari.
L’impatto delle radiazioni elettromagnetiche dei satelliti non si limita solo all’astronomia ottica, ma si estende anche alla radioastronomia, questa disciplina dipende fortemente dalla capacità di captare segnali estremamente deboli dallo spazio profondo, pertanto le emissioni indesiderate dei satelliti, specialmente se non opportunamente schermate, potrebbero mascherare o distorcere questi segnali, rendendo impossibile ottenere dati accurati.
L’aumento delle radiazioni elettromagnetiche non intenzionali (UEMR) dai satelliti di nuova generazione solleva preoccupazioni su vasta scala, questo in quanto le interferenze causate non sono semplici problemi tecnici, ma rappresentano una potenziale minaccia per la capacità di esplorare e comprendere l’universo.
Oltre all’astronomia radiofonica, anche la ricerca sul cosmo attraverso l’astronomia a infrarossi e ultravioletti potrebbe subire danni irreparabili, con le missioni spaziali e le osservazioni da terra, che sono progettate per individuare fenomeni unici come l’emissione di raggi cosmici o il comportamento delle galassie attive, dipendono dalla possibilità di captare segnali privi di interferenze elettromagnetiche.
La comunità scientifica internazionale ha iniziato a discutere su come affrontare questo problema, ed una delle soluzioni proposte è la regolamentazione più rigorosa delle emissioni elettromagnetiche dei satelliti commerciali. Ciononostante, l’attuazione di tali regolamentazioni presenta molte sfide, non solo tecniche, ma anche economiche e legali, infatti le aziende come SpaceX potrebbero opporsi a queste restrizioni, poiché la riduzione delle emissioni comporterebbe costi aggiuntivi nella progettazione e produzione dei satelliti.
Un’altra possibile soluzione è la creazione di zone di protezione per l’osservazione astronomica in alcune parti del mondo, come nei pressi dei grandi radiotelescopi, zone che potrebbero essere istituite aree dove l’uso di satelliti o altre tecnologie che emettono radiazioni elettromagnetiche sia limitato o controllato. Anche in questo caso tuttavia con l’aumento della quantità di satelliti in orbita bassa, questa soluzione potrebbe rivelarsi insufficiente.
Oltre a quanto precedentemente detto, alcuni scienziati stanno esplorando l’idea di utilizzare software avanzati per filtrare le interferenze dai dati raccolti, questi strumenti potrebbero essere in grado di “pulire” i segnali disturbati e restituire informazioni utili. Sebbene questa tecnologia sia promettente, non è ancora abbastanza sviluppata da garantire una protezione completa contro l’aumento delle radiazioni elettromagnetiche nello spazio.
Non possiamo ignorare che l’espansione delle costellazioni satellitari come Starlink ha portato vantaggi significativi, in particolare nel campo della connettività globale, tuttavia è cruciale trovare un equilibrio tra lo sviluppo di queste tecnologie e la preservazione della nostra capacità di esplorare l’universo. La ricerca scientifica ci ha permesso di compiere passi da gigante nella comprensione del cosmo, ma per continuare a fare progressi, è necessario proteggere l’integrità delle osservazioni astronomiche.
Per il futuro, sarà essenziale che le aziende spaziali collaborino con la comunità scientifica e con le agenzie regolatrici per mitigare i rischi legati alle emissioni elettromagnetiche, se queste preoccupazioni non vengono affrontate in modo tempestivo, rischiamo di perdere l’accesso a una finestra cruciale sul nostro universo, oscurata dalle interferenze create dalle nostre stesse tecnologie.
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