L’intuizione sulle nanotecnologie ha iniziato a svilupparsi intorno alla fine degli anni ’50 grazie al fisico statunitense Richard Feynman, ed è sempre grazie a lui che oggi è nato il progetto Dirnano, che ha l’obiettivo di individuare nanoparticelle antitumorali terapeutiche capaci di veicolare farmaci che stimolino la risposta immune antitumorale.
Il progetto si svilupperà nell’arco di 4 anni e coinvolgerà 12 istituzioni scientifiche italiane e europee, con 15 ricercatori e 4 milioni di euro di finanziamento, e sarà coordinato dall’Università di Padova.
il Professor Emanuele Papini del Dipartimento di Scienze Biomediche dell’Università di Padova, coordinerà 12 istituzioni scientifiche tra cui università, istituti di ricerca e imprese distribuiti nel continente europeo dalla Scandinavia, al Regno Unito, fino alla penisola iberica, con un team di ricerca composto da 15 giovani ricercatori.
Progetto Dirnano: le nanomedicine, strumento straordinario contro le neoplasie
«La nanomedicina, cioè l’idea di costruire e usare piccoli oggetti delle dimensioni intorno a un decimo di micron o meno, per trasportare in modo mirato agenti curativi o per individuare ed eliminare cellule malate o tessuti alterati, ha suscitato grandi entusiasmi, specie nell’ultimo decennio – dice Emanuele Papini -. Il Progetto DIRNANO che ha per obiettivo l’individuare nanoparticelle antitumorali terapeutiche capaci di trasportare farmaci o stimolanti la risposta immune antitumorale si attuerà mediante lo studio sistematico delle proprietà di nanoparticelle di varia natura chimica e ricoperte con polimeri, lipidi o pattern molecolari vari” .
“Sono orgoglioso di ricordare che un ruolo leader di coordinazione di questa parte “sintetica” del progetto sarà anch’essa in capo all’Ateneo patavino con il professor Fabrizio Mancin del Dipartimento di Scienze Chimiche. Andremo a vedere – continua Papini – come le difese istantanee e preesistenti del nostro organismo, normalmente dedicate alla eliminazione di microorganismi o cellule alterate, reagiranno contro la nostra batteria di nanoparticelle. Può infatti accadere, e questo è la nostra ipotesi centrale, che le nanoparticelle siano riconosciute come estranee dal nostro sistema difensivo o innato, cioè che siano scambiate per batteri o virus oppure per “cadaveri cellulari”, oggetti potenzialmente pericolosi e comunque da intercettare ed eliminare”.
“Vogliamo quindi studiare – sottolinea Papini – come certi agenti difensivi del nostro corpo “leggono” la superficie delle nanoparticelle per capire che cosa è riconosciuto come uguale o simile ai microorganismi e perché. Una volta che avremo compreso quali caratteristiche molecolari di superficie favoriscono o meno l’interazione con le proteine di difesa umane avremo uno strumento potente per modulare o dirigere nanoparticelle cariche di agenti terapeutici o diagnostici o contenenti antigeni tumorali verso i loro target cellulari”.
Progetto Dirnano: l’importanza dei 15 giovani ricercatori
La squadra di ricerca sarà composta da 15 giovani ricercatori provenienti sia dall’Europa che dal resto del mondo. Essi saranno formati sul campo e potranno accedere a corsi di dottorato nelle nazioni coinvolte e ottenere il titolo di phD. Grazie a questo impegno, godranno di una preparazione avanzata nel campo della nanomedicine, contribuendo a rendere l’area europea più competitiva nel settore nano biotecnologico rispetto ad altre aree come US, Cina e India.
“Mi piace infine sottolineare come il Progetto DIRNANO sia ispirato alla deontologia e all’etica professionale promossa dalla EU. Anche qui possiamo contare sulle competenze interdisciplinari del nostro ateneo e in particolare sulla collaborazione del Dr. Luca Trappolin del Dipartimento di Filosofia, Sociologia, Pedagogia e Psicologia Applicata (FISPPA) dell’Ateneo patavino. Abbiamo previsto dei pacchetti formativi tesi alla acquisizione di capacità comunicative scientifiche dirette al grande pubblico da parte dei nostri giovani ricercatori”. Continua Papini.
“Punteremo – conclude Emanuele Papini – ad una formazione e ad una prassi rigorosa avversa alla purtroppo diffusa malpratica nella manipolazione dei dati e della frode scientifica, un fenomeno in espansione e che ha risvolti economici, oltre che etici, importati. Il rispetto individuale e soprattutto la prevenzione e la protezione da eventuali situazioni di mobbing o molestie e violenze sessuali, nonché la garanzia della parità effettiva di genere, è prevista nel nostro progetto attraverso la definizione di garanti di riferimento e di procedure ben definite per la denuncia interna e il trattamento di eventuali casi di questo genere”.