Una significativa svolta nella lotta contro i tumori solidi in stadio avanzato è emersa dalla collaborazione tra ricercatori dell’ASTAR Institute of Molecular and Cell Biology (ASTAR IMCB) e l’azienda biotecnologica Intra-ImmuSG. Essi hanno annunciato risultati preliminari estremamente promettenti derivanti da uno studio clinico di fase II incentrato su una nuova immunoterapia innovativa denominata PRL3-zumab. I dati preliminari dello studio indicano che PRL3-zumab è in grado di rallentare in modo sicuro ed efficace la progressione della malattia in pazienti affetti da tumori solidi in fase avanzata che non hanno mostrato una risposta positiva ai trattamenti oncologici convenzionali precedentemente somministrati.

I risultati incoraggianti di PRL3-zumab
PRL3-zumab rappresenta una nuova frontiera nell’ambito delle terapie anticorpali. Si tratta di un anticorpo interamente umanizzato, meticolosamente progettato per colpire con elevata specificità una proteina intracellulare denominata PRL3. Questa proteina riveste un ruolo cruciale nella biologia di un’ampia gamma di tumori solidi, essendo sovraespressa in circa l’80% di tali neoplasie. Un aspetto di fondamentale importanza è che la proteina PRL3 risulta virtualmente assente nei tessuti sani dell’organismo, conferendogli un potenziale elevato per un’azione terapeutica selettiva nei confronti delle cellule tumorali, minimizzando al contempo gli effetti collaterali sui tessuti sani circostanti.
A differenza degli anticorpi tradizionali, il cui meccanismo d’azione si basa sul riconoscimento di proteine espresse stabilmente sulla superficie delle cellule tumorali, adotta una strategia innovativa e più dinamica. Questo anticorpo è in grado di identificare le cellule neoplastiche prendendo di mira la proteina PRL3 nel momento in cui essa viene transitoriamente esposta sulla superficie cellulare.
Questo legame innesca una serie di segnali che allertano il sistema immunitario del paziente, indirizzandolo specificamente verso le cellule tumorali per avviare la loro distruzione attraverso meccanismi ben definiti, quali la citotossicità cellulare anticorpo-dipendente (ADCC) e la fagocitosi. In sintesi, PRL3-zumab funge da “marcatore” per le cellule tumorali, rendendole visibili e vulnerabili all’attacco delle cellule immunitarie endogene.

Questa strategia terapeutica mirata, basata sull’impiego di un anticorpo con un meccanismo d’azione inedito, apre nuove prospettive di trattamento per pazienti affetti da tumori particolarmente aggressivi e che hanno sviluppato resistenza alle terapie convenzionali, inclusi coloro che hanno precedentemente fallito le opzioni di immunoterapia standard attualmente disponibili. Un caso particolarmente significativo osservato durante lo studio clinico di fase II riguarda un paziente affetto da carcinoma gastrico in stadio IV, il quale ha ottenuto una stabilizzazione della malattia per un periodo superiore a 13 mesi.
Questo dato assume un’importanza ancora maggiore se confrontato con la prognosi tipica di pazienti con profili simili che, dopo il fallimento delle terapie standard, vedono la loro malattia progredire in un arco temporale di circa due mesi. Questa marcata differenza sottolinea il potenziale di PRL3-zumab nel migliorare significativamente gli esiti clinici per questa popolazione di pazienti con opzioni terapeutiche limitate.
Sebbene lo studio di fase II condotto negli Stati Uniti si sia concentrato primariamente sulla valutazione della capacità di PRL3-zumab di prevenire la progressione della malattia, risultati preliminari provenienti da altri studi clinici attualmente in corso in Malesia e Cina suggeriscono un potenziale terapeutico ancora più ampio per questo anticorpo. In questi studi, infatti, è stata osservata una riduzione favorevole delle dimensioni del tumore in alcuni pazienti trattati con PRL3-zumab.

I risultati completi e dettagliati di questi studi sono attualmente sottoposti a un’analisi approfondita, e la loro pubblicazione è prevista nel corso del prossimo anno. Questi dati futuri potrebbero fornire ulteriori evidenze sulla sua efficacia nel contrastare attivamente la crescita tumorale, consolidando ulteriormente il suo ruolo come promettente immunoterapia per il trattamento di tumori solidi avanzati.
Un percorso Innovativo dalla ricerca traslazionale alla sperimentazione clinica
Il promettente percorso di PRL3-zumab ha avuto origine presso l’ASTAR Institute of Molecular and Cell Biology (ASTAR IMCB), sotto la guida pionieristica del Professor Qi Zeng. Fu proprio il Professor Zeng a identificare per la prima volta la proteina PRL3 nel lontano 1998, intuendone precocemente il ruolo chiave nei processi di metastatizzazione tumorale e nell’insorgenza della resistenza ai trattamenti oncologici convenzionali.
Le fondamentali ricerche condotte dal Professor Zeng hanno gettato solide basi scientifiche per il suo sviluppo e hanno rappresentato il motore propulsivo per la fondazione di Intra-ImmuSG, una dinamica società biotecnologica nata come spin-off dell’A*STAR, con l’obiettivo primario di tradurre le promettenti scoperte scientifiche in una terapia clinicamente efficace per i pazienti affetti da cancro.

Lo studio clinico di Fase II ha coinvolto un totale di 51 pazienti affetti da una varietà di tumori solidi in stadio avanzato, rappresentando una popolazione con significative esigenze terapeutiche a causa della progressione della malattia nonostante i trattamenti pregressi. Un aspetto rassicurante emerso dai dati preliminari è il profilo di sicurezza favorevole dimostrato da PRL3-zumab, senza la segnalazione di eventi avversi gravi che potessero essere direttamente correlati alla somministrazione del farmaco. Questo suggerisce una buona tollerabilità del trattamento nei pazienti.
Un elemento distintivo di questo studio clinico è rappresentato dall’adozione di una metodologia analitica all’avanguardia, denominata disegno Single Evaluable Patient Single Cohort (SEPSC). Questo approccio metodologico innovativo ha permesso di effettuare un confronto rigoroso e individualizzato della sopravvivenza libera da progressione (PFS) osservata in ciascun paziente trattato e con la PFS riscontrata nei trattamenti precedentemente ricevuti dallo stesso paziente e con i dati di riferimento storici relativi a popolazioni di pazienti simili. Questa analisi comparativa “intra-paziente” e “inter-paziente” fornisce una valutazione più precisa del reale beneficio clinico apportato.
Ciò che conferisce a PRL3-zumab un carattere di particolare innovazione è la sua capacità di colpire una proteina intracellulare, PRL3, che per lungo tempo è stata considerata un bersaglio “non trattabile” dagli anticorpi convenzionali. La tradizionale saggezza nello sviluppo di terapie anticorpali si è concentrata prevalentemente su proteine espresse sulla superficie cellulare, rendendole accessibili al legame con l’anticorpo.

La strategia adottata, che sfrutta la transitoria esposizione di PRL3 sulla superficie cellulare per innescare una risposta immunitaria, rappresenta un approccio finora inesplorato nel trattamento del cancro. Questa nuova frontiera potrebbe potenzialmente aprire orizzonti inediti per gli approcci immunoterapici, offrendo una valida “terapia di salvataggio” per quei pazienti che non mostrano più una risposta positiva ai trattamenti oncologici esistenti, aprendo la strada a nuove speranze per il trattamento di tumori altrimenti incurabili.
Un faro di speranza per tumori rari e aggressivi: estendere la sopravvivenza e migliorare la qualità della vita
L’affermazione del Professor Qi Zeng sottolinea con forza il significato traslazionale di PRL3-zumab, un’immunoterapia che incarna un vero e proprio successo nel passaggio cruciale dal contesto della ricerca di base e preclinica al concreto beneficio per i pazienti affetti da patologie oncologiche.
Questo avanzamento terapeutico non rappresenta solamente un’innovazione scientifica di rilievo, ma si traduce in un impatto tangibile sulla vita di numerosi pazienti che si trovano ad affrontare le sfide di tumori solidi in stadio avanzato, spesso caratterizzati da aggressività e resistenza ai trattamenti convenzionali. La sua importanza si amplifica ulteriormente nel contesto di neoplasie rare, dove le opzioni terapeutiche sono frequentemente limitate e la prognosi può essere particolarmente infausta.

PRL3-zumab si configura come un faro di speranza per una sottocategoria di pazienti oncologici particolarmente vulnerabile: coloro che sono affetti da tumori rari, per i quali la ricerca e lo sviluppo di terapie specifiche incontrano spesso maggiori ostacoli, e coloro che lottano contro forme tumorali intrinsecamente aggressive, caratterizzate da una rapida progressione e da una scarsa risposta ai trattamenti standard.
In queste complesse situazioni cliniche, dove le alternative terapeutiche si assottigliano progressivamente e la prospettiva di un beneficio clinico significativo diviene sempre più remota, l’introduzione di questa terapia offre una nuova opportunità terapeutica concreta. Il suo potenziale non si limita al mero prolungamento della sopravvivenza, un obiettivo di primaria importanza nel trattamento delle patologie oncologiche avanzate, ma si estende in modo significativo al miglioramento della qualità della vita dei pazienti.
Attraverso un controllo più efficace della progressione della malattia e, potenzialmente, attraverso una riduzione del carico tumorale, PRL3-zumab può contribuire ad alleviare i sintomi associati al cancro, a preservare la funzionalità degli organi e dei sistemi, e a consentire ai pazienti di condurre una vita più piena e dignitosa nonostante la gravità della loro condizione.

La designazione come una potenziale “terapia di salvataggio” sottolinea il suo ruolo cruciale nel fornire un’alternativa terapeutica valida per quei pazienti nei quali le linee di trattamento convenzionali hanno fallito nel controllare la progressione della malattia. In questi scenari clinici particolarmente difficili, dove la resistenza ai farmaci chemioterapici, alle terapie target e persino alle immunoterapie consolidate rappresenta una sfida terapeutica significativa, l’introduzione di un farmaco con un meccanismo d’azione innovativo può rappresentare l’ultima speranza per ottenere un beneficio clinico significativo.
La sua capacità di colpire un bersaglio molecolare precedentemente considerato “intrattabile” con gli anticorpi apre nuove prospettive terapeutiche, superando i limiti imposti dalle strategie terapeutiche tradizionali e offrendo una possibilità di controllo della malattia laddove altre opzioni si sono dimostrate inefficaci. In questo contesto, PRL3-zumab non è semplicemente un’ulteriore linea di trattamento, ma una potenziale svolta capace di modificare la traiettoria del cancro e di offrire ai pazienti un tempo di sopravvivenza prolungato e una migliore qualità di vita, rappresentando un avanzamento significativo nella personalizzazione della terapia oncologica e nella gestione di casi particolarmente complessi.
Lo studio è stato pubblicato su Cell Reports Medicine.