Non lasciarti ingannare dalle dimensioni: il plancton, pur essendo minuscolo, gioca un ruolo centrale nella salute del nostro pianeta e costituisce la base delle reti alimentari marine e contribuisce alla regolazione climatica globale, grazie alla sua capacità di immagazzinare carbonio.

Ma come reagisce questo microcosmo vitale ai cambiamenti ambientali reali, fuori dai laboratori?
Un nuovo studio internazionale, uscito il 23 maggio 2025 su Science Advances, risponde finalmente a questa domanda con dati concreti raccolti dagli oceani di tutto il mondo; la ricerca è frutto della collaborazione tra il MARUM – Center for Marine Environmental Sciences dell’Università di Brema e il prestigioso Woods Hole Oceanographic Institution (WHOI).
Oltre 200 GB di dati per tracciare l’adattamento del plancton
I ricercatori hanno rianalizzato oltre 930 campioni di plancton provenienti dagli oceani Atlantico, Pacifico e Artico, prelevati a profondità comprese tra la superficie e i 400 metri. La chiave dell’analisi? Il profilo lipidico delle cellule, ovvero la composizione dei grassi che costituiscono le membrane cellulari.

Grazie a tecniche di spettrometria di massa e a un approccio innovativo basato sull’analisi di rete, il team ha incluso anche molecole lipidiche “sconosciute” e spesso trascurate nei metodi convenzionali. Il risultato è una fotografia più completa e priva di bias della diversità chimica nel plancton marino.
Adattamento ambientale: dal freddo polare alla scarsità di luce
Lo studio ha messo in evidenza schemi sorprendenti di adattamento:
- Nei mari freddi polari e subpolari, il plancton mostra una maggiore diversità lipidica, accorciando le catene di acidi grassi per mantenere fluide le membrane anche a basse temperature.
- Negli oceani più caldi, la chimica dei lipidi si adatta a condizioni di scarsa disponibilità di nutrienti, mentre in profondità, dove la luce è quasi assente, si osserva un aumento nella produzione di acidi grassi insaturi, utili per ottimizzare il metabolismo cellulare in condizioni estreme.
Impatti sull’intero ecosistema oceanico
“Le variazioni nei lipidi ci raccontano come le comunità planctoniche rispondano al loro ambiente,” spiega il dottor Weimin Liu, primo autore dello studio. “Dal momento che il plancton, in particolare il fitoplancton, è alla base dell’ecosistema marino, questi cambiamenti possono avere effetti a catena su tutta la rete alimentare oceanica, con conseguenze anche imprevedibili.”

Open science e data science al servizio del pianeta
Lo studio è anche un esempio virtuoso di scienza aperta: utilizzando dati pubblici pubblicati dal WHOI nel 2022 e tecniche moderne di cheminformatica e lipidomica ambientale, i ricercatori hanno scoperto pattern mai identificati prima; il lavoro rientra nel Cluster di Eccellenza “The Ocean Floor – Earth’s Uncharted Interface”, che promuove l’innovazione nello studio degli ecosistemi marini.
Conclusione
In un’epoca di rapidi cambiamenti climatici, capire come reagisce il plancton non è solo una curiosità scientifica, ma una necessità strategica.
Queste minuscole creature influenzano la salute degli oceani, e con essa, quella del pianeta intero; la tecnologia, i big data e la collaborazione scientifica internazionale stanno finalmente portando alla luce i segreti di questo mondo sommerso.