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Cambiamenti climaticiScienza

Pirite: questo minerale potrebbe davvero salvare il pianeta?

Un antico meccanismo chimico degli oceani potrebbe salvare la Terra dall’acidificazione, ma non l’umanità dal cambiamento climatico ed è coinvolta la pirite. La pirite c'è, ma non ci salverà (sembra)

Andrea Tasinato 2 mesi fa Commenta! 5
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“Fool’s Gold”, è un modo anglosassone per indicare un minerale che viene chiamato anche “oro fasullo”, cioè la pirite, questo minerale potrebbe avere un ruolo non indifferente per la lotta al cambiamento climatico, ma su questo ci arriviamo tra poco.

Contenuti di questo articolo
Un ciclo fragile ma potenteEntra in scena la piriteUn effetto lento, troppo lentoUna Terra che sa come salvarsi, ma l’umanità?In sintesi

Nel grande equilibrio della vita sulla Terra, il carbonio gioca un ruolo cruciale e si muove continuamente tra l’atmosfera, gli oceani, gli esseri viventi, le rocce e i sedimenti, ma quando questo ciclo si rompe, le conseguenze possono essere devastanti: riscaldamento globale, acidificazione degli oceani, estinzioni di massa.

Pirite: questo minerale potrebbe davvero salvare il pianeta?

Ma cosa succede quando, ad esempio, un’eruzione vulcanica rilascia enormi quantità di CO₂ nell’atmosfera? Come fa il pianeta a ritrovare l’equilibrio?

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A rispondere è un team di ricerca internazionale (tra cui le Università del Connecticut, Yale e British Columbia), che ha pubblicato su Nature Geoscience uno studio sorprendente. La chiave per comprendere come la Terra si riprende da catastrofi climatiche estreme si nasconde… nelle profondità degli oceani e in un minerale molto particolare: la pirite, nota anche come “oro degli stolti” (“fool’s gold”, in lingua inglese).

Un ciclo fragile ma potente

Secondo Mojtaba Fakhraee, autore principale dello studio, in condizioni normali la CO₂ vulcanica rilasciata in atmosfera viene in parte assorbita dagli oceani sotto forma di carbonio disciolto. Si raggiunge così un equilibrio in cui oceano e atmosfera si autoregolano.

Ma se la CO₂ aumenta troppo rapidamente (come accade oggi), questo equilibrio salta. È allora che entra in gioco un meccanismo “di emergenza” del pianeta, un feedback poco conosciuto che potrebbe rallentare l’acidificazione degli oceani.

Entra in scena la pirite

Quando l’oceano perde ossigeno (condizioni anossiche), diventa più basico e avviene una reazione chimica particolare: la respirazione anaerobica, che produce composti di zolfo. Uno di questi è proprio la pirite (FeS₂) e questo processo agisce come un tampone naturale, che stabilizza il pH marino e contrasta l’acidità in eccesso.

Pirite: questo minerale potrebbe davvero salvare il pianeta?

I modelli sviluppati dai ricercatori, che simulano eventi geologici avvenuti negli ultimi centinaia di milioni di anni, mostrano che la formazione e la sepoltura della pirite durante eventi anossici ha avuto un ruolo stabilizzatore fondamentale. In pratica, anche durante massicce eruzioni vulcaniche, la pirite aiutava l’oceano a non collassare.

Un effetto lento, troppo lento

Ma prima che tu possa tirare un sospiro di sollievo: questo meccanismo funziona su tempi geologici. Parliamo di centinaia di migliaia o milioni di anni; quindi non è un’arma utile contro l’attuale crisi climatica, che avanza molto più velocemente.

Pirite: questo minerale potrebbe davvero salvare il pianeta?
Mojtaba (moji) fakhraee, autore dello studio

Come spiega Fakhraee: “Non commettiamo l’errore di pensare che questo ci salverà. Gli esseri umani subirebbero conseguenze drammatiche nel breve termine, mentre la Terra impiegherebbe secoli o millenni per reagire.”

Oggi la formazione di pirite avviene solo in alcune aree marine anossiche e non ha alcun impatto significativo su scala globale e perché diventi un fattore rilevante, servirebbe una deossigenazione totale degli oceani, uno scenario che sarebbe catastrofico per gran parte della vita marina.

Una Terra che sa come salvarsi, ma l’umanità?

Il messaggio finale dei ricercatori è tanto inquietante quanto affascinante: la Terra ha meccanismi per riprendersi anche da eventi estremi e Il ciclo del carbonio è più resiliente di quanto pensiamo, capace di riorganizzarsi e ristabilire l’equilibri, ma a caro prezzo, e senza tener conto della sopravvivenza dell’uomo.

“La Terra ha i suoi modi per sopravvivere“, conclude Fakhraee.
“Ma noi dobbiamo trovare i nostri. E siamo in pericolo se non prestiamo attenzione a ciò che sta accadendo con il cambiamento climatico.”

In sintesi

Possiamo sintetizzare il tutto così:

  • Il carbonio in eccesso altera il clima e l’oceano.
  • L’oceano ha un meccanismo chimico che può contrastare questi effetti: la formazione di pirite.
  • Questo sistema funziona però su tempi geologici, troppo lenti per l’attuale emergenza climatica.
  • La Terra si adatta, ma non necessariamente in modo favorevole all’umanità.
 Università del ConnecticutNature
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