Il picacismo, comunemente noto come Pica, è tecnicamente classificato come un disturbo alimentare, tuttavia almeno superficialmente, è piuttosto diverso dai suoi fratelli più famosi come l’anoressia o la bulimia, infatti il Picacismo non è caratterizzato dal rifiuto di mangiare o dal rifiuto della nutrizione, ma dall’ingestione -con entusiasmo- di cose che non sono affatto cibo.
“Pica è il nome latino di ‘gazza’, un noto uccello che si dice raccolga e mangi quasi tutto”
ha spiegato Liz Shea, psicologa clinica presso la Birmingham Food Refusal Clinic, in un articolo del 2019 per la National Autistic Society del Regno Unito, la quale scriveva anche:
“Pica come termine medico si riferisce al consumo persistente di oggetti non nutritivi o non alimentari. Il Picacismo può essere compulsivo, molto pericoloso e anche prevenirlo può essere molto difficile”.
Le cose che le persone affette dal picacismo si ritrovano a mangiare vanno dall’apparentemente non problematico -quindi il ghiaccio, che tra l’altro è un desiderio comune, in particolare tra le donne incinte- al seriamente preoccupante. Le persone con questa condizione possono avere preferenze molto specifiche, e tra quelle più pericolose troviamo soggetti che mangiano cose come stoffa, carta, gesso e vernice, piante e materiale vegetale come le pigne, poi c’è anche chi mangia monete, sapone, fiammiferi bruciati, terra e persino feci, anche se in quest’ultimo caso si parla di coprofagia.
Il problema è che in realtà non sappiamo molto di più sulla condizione, ad esempio ad oggi non sappiamo ancora cosa lo causa e se esiste un modo migliore specifico per trattarlo, ed è una cosa di cui ha parlato anche Shea:
“Non sappiamo ancora perché le persone si dedicano alla pica. Attualmente non esistono trattamenti basati sull’evidenza per la pica e la ricerca in quest’area, in particolare con le persone autistiche, è limitata e inconcludente”.
Quindi, cosa, se non altro, possiamo dire di questa patologia? Quanto è davvero pericolosa il picacismo? E cosa possiamo fare al riguardo se ci troviamo spinti a buttare giù un piatto pieno di spiccioli?
Chi sono i soggetti affetti da picacismo
Come quasi tutte le condizioni esistenti al mondo, il picacismo può colpire praticamente chiunque. il picacismo è “riportato in tutto il mondo e nel corso della storia”, ha spiegato Shea, osservando che ci sono “storie di persone che mangiano carbone e terra documentate fin dall’epoca romana“.
Detto questo, ci sono alcuni gruppi che sembrano avere maggiori probabilità di esserne colpiti, ad esempio è particolarmente comune durante la gravidanza, e proprio a tal proposito, uno studio del 2020 in Ghana ha rilevato che quasi la metà delle donne incinte studiate, ad un certo punto ha sperimentato una qualche forma di picacismo, inoltre sembrerebbe essere una condizione che colpisce anche il futuro nasciuturo, con fino a un bambino su tre sotto i sei anni che ad un certo punto mostra segni di picacismo.
L’altro gruppo principale di persone che più comunemente sperimentano il picacismo sono quelli con condizioni intellettuali o neurologiche, comprese le persone con autismo, difficoltà di apprendimento o schizofrenia, e come ha osservato Shea:
“In quest’ultimo gruppo si dice che la pica sia spesso più grave. Le persone che si dedicano alla pica hanno spesso preferenze molto specifiche […] sono spesso molto motivate nei loro tentativi di ottenere il materiale scelto.”
È importante essere chiari su chi non ha il picacismo, anche perché sebbene sia comune durante l’infanzia, sicuramente chiunque abbia passato del tempo con dei bambini piccoli, ti dirà che mettere le cose in bocca è praticamente la norma nel percorso di crescita dei bambini, motivo per cui non dovresti spaventarti troppo se il piccolo sta masticando un pupazzo giocattolo in questo momento: il picacismo non può essere diagnosticato nei bambini di età inferiore ai due anni e la diagnosi include specificamente mangiare cibi non alimentari piuttosto che esplorarli semplicemente con la bocca.
Anche mangiare cose non nutritive per motivi culturali o sociali non conta, non è picacismo quando fai scoppiare un antiacido, nonostante sia chimicamente la stessa cosa del gesso, e non è picacismo quando le donne in alcune comunità rurali della Nigeria mangiano argilla, perché entrambi questi elementi apparentemente non nutritivi sono visti come cose normali, e potenzialmente benefiche da mangiare nelle rispettive società.
Ma quindi cosa causa il picacismo? Il picacismo è un’esperienza abbastanza comune, il che significa che uno si aspetta una risposta semplice dietro una domanda del genere, ma la realtà è tutt’altra cosa, e come ho già detto poco sopra in questo articolo, riporto anche quanto affermato da Karen Fleming, medico di ostetricia di medicina di famiglia presso il Sunnybrook Health Sciences Centre di Toronto, in un articolo di Today’s Parent del 2019:
“Non sappiamo con certezza cosa causi la pica. Si ritiene che sia [a causa di] una carenza nutrizionale sottostante, come il ferro, o altri problemi fisici o psicologici”.
L’idea del picacismo come un modo per il corpo di cercare di accedere ai nutrienti vitali mancanti ha alcune prove dietro di essa, con alcuni studi che hanno dimostrato come l’incidenza del picacismo è associata all’anemia da carenza di ferro e molti altri hanno scoperto che i cambiamenti nella dieta per correggere tali carenze possono spesso aiutare a fermare il picacismo, e ciò sembrerebbe essere valido anche per quanto riguarda la gravidanza, e lo spiega direttamente Fleming:
“La carenza di ferro e altre carenze [come zinco e iodio] sono molto comuni in gravidanza, specialmente se c’è una condizione preesistente o una significativa nausea mattutina”.
Tuttavia, ci sono sicuramente casi in cui i problemi nutrizionali non bastano a spiegare perché ultimamente non riesci a smettere di mangiare pezzi di mattone, alcuni fattori come lo stress, l’abbandono o l’abuso di minori o condizioni diagnosticate come la schizofrenia o i disturbi dello spettro autistico, indicano una spiegazione più psicologica per il fenomeno.
“A volte, una madre non è in grado di nutrirsi adeguatamente a causa di fattori socio-economici o potrebbe soffrire di una malattia mentale e far fronte a sentimenti indesiderati ma, indipendentemente dal motivo, non è una scelta che fa la madre.”
ha detto a Today’s Parent la dietista di Ottawa Shawna Melbourn.
Ma quindi, quanto è pericoloso il picacismo? Come si potrebbe sospettare da una condizione definita dal consumo compulsivo di cose non commestibili prive di valore nutritivo, il picacismo può avere alcuni risultati piuttosto problematici. C’è una ragione per cui gli umani, a differenza dei cani, tendono a non mangiare la cacca, ad esempio ci sono alcuni fastidiosi parassiti e batteri che causano infezioni che vivono nelle feci, inclusi grandi batteri come E. coli, salmonella e l’epatite A, potenzialmente fatale. Simili cose brutte possono vivere nella sporcizia, causando problemi a chiunque sia spinto a mangiare terra o argilla, che a quanto pare sono due delle voglie più comuni tra le donne incinte affette da picacismo.
Anche le cose che non sono attivamente tossiche possono essere un problema, per esempio, ti sei mai chiesto perché i gatti producono le palle di pelo? Semplicemente perché i capelli non sono utili all’interno delle nostre viscere ed in effetti, possono arrivare anche ad uccidere, come successo nel 2017 ad una ragazza sedicenne che mangiava i suoi stessi capelli.
Qualsiasi elemento indigeribile può accumularsi nell’intestino per formare un bezoario, una massa che rimane bloccata nel tuo corpo, irritando le tue viscere e causando cose come ulcere gastriche, emorragie interne, vomito, febbre, perdita di peso e altro.
Ricorda che il picacismo è particolarmente comune durante la gravidanza, come ha voluto sottolineare Fleming:
“Se le donne mangiano prodotti non alimentari, c’è il potenziale di tossicità e complicazioni per mamma e bambino”.
Anche se si tratta solo di ghiaccio, un altro comune desiderio delle donne affette da picacismo durante la gravidanza, il consumo eccessivo può portare a squilibri negli elettroliti, portando a disturbi metabolici e convulsioni, in breve, secondo quanto affermato da Shea:
“non dovremmo mai, in nessuna circostanza, presumere che il picacismo sia un comportamento ‘sicuro’. Piuttosto, deve sempre essere considerata una condizione potenzialmente pericolosa per la vita“.
Come viene trattato il picacismo?
Come abbiamo visto, il picacismo è purtroppo una condizione poco conosciuta, probabilmente causata da una vasta gamma di fattori interagenti, ha senso quindi -anche se non è esattamente una notizia gradita da leggere- che non abbiamo davvero molti trattamenti per il fenomeno.
“Storicamente, gli interventi si sono concentrati su una varietà di metodi per ridurre o eliminare il picacismo. Non è chiaro quale di questi potrebbe essere il più efficace, sebbene gli interventi basati sul comportamento abbiano ricevuto la massima attenzione in letteratura.”
ha spiegato Shea, la quale ha poi in seguito aggiunto:
“Dato che è probabile che la pica coinvolga una serie di fattori, è molto probabile che sia necessaria una combinazione di approcci”.
Coloro che sospettano che un caso di picacismo possa derivare da carenze nutrizionali, quindi, potrebbero suggerire un’integrazione alimentare per trattare la condizione -e ci sono molte prove che dimostrano che è una buona idea-, ma se la condizione è guidata da un problema psicologico, potrebbe non aiutare affatto: in tal caso, forse qualcosa come la terapia cognitivo comportamentale sarebbe un corso di trattamento migliore.
Ancora più complicati sono i casi di picacismo che derivano da problemi neurologici, in questo caso gli assistenti o i professionisti medici potrebbero aver bisogno di essere inventivi con le loro tattiche; i genitori di James Frankish, un giovane autistico morto nel 2016 in parte a causa delle complicazioni del suo picacismo, reindirizzavano i comportamenti del figlio usando “twiddlers” o offrendo sostituti commestibili per voglie non commestibili.
“Gli interventi clinici o basati sulla pratica che sembrano ridurre la pica […] devono essere adattati a ciascuna persona e derivare da una comprensione approfondita del comportamento. In generale, è probabile che un approccio multidisciplinare, in altre parole che includa il contributo di una varietà di professionisti sanitari diversi che lavorano insieme, sia il più vantaggioso.”
ha spiegato Shea.
In tutti i casi però, c’è una cosa che è probabilmente più importante di qualsiasi altra: bisogna essere consapevoli della condizione. Il picacismo può essere fonte di vergogna per coloro che lo sperimentano, spingendoli a mantenere segreto il comportamento dalle reti di supporto che potrebbero essere in grado di aiutare, ed in alcuni casi, come quello di Frankish, la persona che soffre di picacismo potrebbe persino non essere in grado di comunicare agli operatori sanitari che sta mangiando cibi non alimentari, o che è in difficoltà fisica a causa dell’abitudine.
In altre parole: prevenire è meglio che curare. In particolare se rientri in uno dei gruppi a più alto rischio di sviluppare il disturbo -e anche se non vi fai parte- tieni d’occhio ciò che il tuo corpo o quello della persona amata dice di volere o di cui ha bisogno, se ti sta dicendo qualcosa di bizzarro, soprattutto nella misura in cui hai difficoltà a ignorarlo, allora potrebbe valere la pena parlare con qualcuno che può aiutarti a capire cosa sta succedendo.
“Una bandiera rossa potrebbe essere l’impulso travolgente di iniziare a consumare prodotti non alimentari. Se questo porta ad agire su quell’impulso ingerendo prodotti non nutrizionali, questa è una chiara indicazione e dovresti cercare un aiuto professionale.”
ha detto Melbourn a Today’s Parent.
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