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SpazioScienza

Scoperto un pianeta in orbita retrograda attorno a una stella binaria: rivoluzione astronomica firmata Hong Kong

Dall'università di Hong Kong la scoperta di un nuovo pianeta con una particolarità: la sua orbita è inversa rispetto ai pianeti comuni (altresì detta orbita retrograda o moto retrogrado)

Andrea Tasinato 14 ore fa Commenta! 5
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Un team internazionale di astrofisici ha confermato l’esistenza di un pianeta dal comportamento… controcorrente e si trova nel sistema binario nu Octantis, dove orbita in senso opposto rispetto al moto delle due stelle, in una configurazione che fino a poco tempo fa sembrava pura teoria.

Contenuti di questo articolo
Un pianeta che va “contromano”18 anni di dati e un mistero svelatoUna nana bianca come origine del caosUn pianeta di “seconda generazione”?Nuove frontiere per l’astrofisica
Scoperto un pianeta in orbita retrograda attorno a una stella binaria: rivoluzione astronomica firmata hong kong
Rappresentazione del sistema nu octantis

Il risultato, pubblicato su Nature, porta la firma del Professor Man Hoi Lee dell’Università di Hong Kong e del suo team, e potrebbe cambiare il modo in cui pensiamo la formazione dei pianeti nei sistemi binari.

Un pianeta che va “contromano”

Il sistema nu Octantis è composto da due stelle: una subgigante (nu Oct A), con una massa 1,6 volte quella del Sole, e una stella più piccola (nu Oct B), con metà della massa solare. Le due orbitano una attorno all’altra in poco meno di tre anni terrestri (1.050 giorni), ma i dati raccolti nel tempo mostravano un’anomalia: un segnale periodico che lasciava pensare alla presenza di un pianeta gioviano, grande circa il doppio di Giove, in orbita attorno a nu Oct A.

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Scoperto un pianeta in orbita retrograda attorno a una stella binaria: rivoluzione astronomica firmata hong kong

Tutto bello, se non fosse che quell’orbita doveva per forza essere retrograda per risultare stabile; di per sé è un’idea quasi assurda: nessun pianeta era mai stato osservato in una configurazione simile, e le teorie convenzionali sulla formazione planetaria sembravano escluderla.

18 anni di dati e un mistero svelato

Per chiarire la questione, il team ha raccolto nuovi dati ad alta precisione grazie allo spettrografo HARPS dell’ESO (European Southern Observatory), e ha analizzato anche i dati d’archivio degli ultimi 18 anni. Il risultato? L’anomalia non solo è reale, ma la sua unica spiegazione è proprio quell’orbita retrograda.

Secondo Ho Wan Cheng, primo autore dello studio, l’orbita del pianeta è inclinata ma quasi coplanare con l’orbita delle due stelle. Una configurazione rara, ma stabile. E qui le cose si fanno ancora più interessanti.

Una nana bianca come origine del caos

La vera svolta arriva quando si cerca di capire la natura della seconda stella, nu Oct B. È troppo debole per essere una stella attiva e i dati raccolti con lo strumento SPHERE del Very Large Telescope rivelano che si tratta in realtà di una nana bianca: un residuo stellare denso e compatto, grande come la Terra ma con la massa del Sole.

Questo cambia tutto! Le simulazioni indicano che il sistema ha circa 2,9 miliardi di anni, e che nu Oct B, oggi nana bianca, era all’origine una stella ben più massiccia (circa 2,4 masse solari), che ha espulso più del 75% della sua massa prima di collassare nello stato attuale.

Un pianeta di “seconda generazione”?

Il fatto che nu Oct B sia una nana bianca apre due possibilità affascinanti. Secondo il Professor Lee, il pianeta potrebbe:

  1. Essersi formato da un disco di materiale espulso da nu Oct B durante la sua trasformazione in nana bianca, oppure
  2. Essere stato catturato e poi “spinto” in un’orbita retrograda attorno a nu Oct A.
Scoperto un pianeta in orbita retrograda attorno a una stella binaria: rivoluzione astronomica firmata hong kong

In entrambi i casi, si tratterebbe di un raro esempio di pianeta di seconda generazione: un oggetto nato non con la stella, ma dopo che uno dei due astri è evoluto. Una possibilità affascinante per chi studia la formazione planetaria in ambienti estremi.

Nuove frontiere per l’astrofisica

Come spiegano anche i co-autori Trifon Trifonov e Sabine Reffert, il successo di questa scoperta sta nell’uso combinato di tecniche osservazionali avanzate: spettroscopia di precisione, ottica adattiva e simulazioni evolutive. Un esempio perfetto di come la scienza moderna vada oltre le teorie, e sappia leggere i segreti dell’universo con strumenti sempre più precisi.

L’osservazione è stata possibile grazie agli strumenti HARPS (High Accuracy Radial Velocity Planet Searcher) sul telescopio da 3,6 metri dell’ESO a La Silla, e SPHERE (Spectro-Polarimetric High-contrast Exoplanet Research) al Very Large Telescope.

 Nature CommunicationsUniversità di Hong Kong
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