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Lettura: Fotografato un pianeta neonato: Wispit 2b ha solo 5 milioni di anni
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Fotografato un pianeta neonato: Wispit 2b ha solo 5 milioni di anni

Fotografato Wispit 2b, un pianeta neonato simile a Giove di soli 5 milioni di anni. L’osservazione diretta al VLT apre nuove prospettive sulla nascita dei mondi.

Massimo 1 ora fa Commenta! 6
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Un pianeta neonato immortalato in piena crescita: il suo nome è Wispit 2b, ha le dimensioni di Giove ma un’età di appena 5 milioni di anni. Lo hanno fotografato gli astronomi con il Very Large Telescope (ESO) nel deserto di Atacama, in Cile. Una finestra rarissima che ci mostra come nascono i mondi attorno a stelle giovani, ancora avvolti da gas e polveri.

Contenuti di questo articolo
Un pianeta colto sul fattoPerché è un risultato eccezionaleUn giovane Giove che cambia le regoleUn sistema solare giovane e spettacolareCosa aspettarsi nei prossimi anniPianeti neonati e futuro dell’astrofisicaLa fotografia di Wispit 2b, il pianeta neonato a 380 UA dalla sua stella, è una delle immagini più importanti degli ultimi anni per l’astronomia.

Un pianeta colto sul fatto

Quando si parla di esopianeti, siamo abituati a leggere di mondi già formati, con orbite stabili e caratteristiche ben definite. Qui invece siamo davanti a qualcosa di molto più raro: un pianeta colto praticamente sul fatto, mentre prende forma dentro un disco protoplanetario. La ricerca è stata guidata da Richelle van Capelleveen dell’Università di Leiden e pubblicata su Astrophysical Journal Letters.

Wispit 2b

Attorno alla stella madre, gli astronomi hanno rilevato un disco di polvere multi-anelli, così complesso e spettacolare da sorprendere persino i ricercatori. È all’interno di questa giostra cosmica che spicca Wispit 2b, un gigante gassoso in orbita a 380 unità astronomiche, cioè 380 volte la distanza tra la Terra e il Sole. Per capirci: Plutone, il nostro pianeta nano più esterno, si trova a circa 39 UA.

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Perché è un risultato eccezionale

Osservare un pianeta neonato è un’impresa che richiede strumenti all’avanguardia. Le polveri e i gas che circondano la stella oscurano quasi tutto, e serve la potenza del Very Large Telescope con il sistema SPHERE per distinguere questi dettagli. Non a caso, nella storia dell’astronomia è successo soltanto un’altra volta: nel 2018 con il celebre caso di PDS 70b, un altro gigante gassoso in formazione.

“Catturare un’immagine di pianeti in questa fase – ha spiegato Christian Ginski dell’Università di Galway – è estremamente impegnativo, ma fondamentale per capire perché i migliaia di sistemi di esopianeti più maturi risultano così diversi dal nostro Sistema Solare”.

In altre parole, più osserviamo questi mondi alle prime battute della loro evoluzione, più possiamo capire come e perché il nostro sistema planetario sia diventato quello che è oggi.

Un giovane Giove che cambia le regole

La cosa interessante è che Wispit 2b assomiglia a Giove per dimensioni, ma non per posizione. Un gigante così lontano dalla sua stella è un’anomalia rispetto a ciò che conosciamo. Questo suggerisce due ipotesi: o i pianeti possono formarsi anche nelle regioni esterne del disco, o il pianeta si è spostato lì dopo la nascita. Entrambe le ipotesi mettono alla prova le teorie classiche sulla formazione planetaria.

Gli scienziati pensavano infatti che i giganti gassosi si formassero vicino alla stella, dove la densità di gas e polveri è più alta. Ma osservazioni come questa costringono a rivedere i modelli.

Un sistema solare giovane e spettacolare

Il disco che circonda la stella di Wispit 2b è stato descritto dai ricercatori come “eccezionalmente bello”, un intreccio di polveri che ricorda, per certi versi, le immagini iconiche del telescopio ALMA attorno a HL Tauri. Ogni anello, ogni varco nel disco, racconta di dinamiche complesse: probabilmente altri pianeti si stanno formando, scavando orbite e aprendo spazi nella materia.

La cosa affascinante è che questo sistema è una sorta di istantanea del nostro Sole 4,5 miliardi di anni fa, quando anche Giove, Saturno, Urano e Nettuno erano poco più che neonati. Guardare Wispit 2b oggi è come avere una macchina del tempo che ci riporta alle origini del Sistema Solare.

Cosa aspettarsi nei prossimi anni

Gli astronomi sono convinti che Wispit 2b diventerà un punto di riferimento per lo studio della nascita dei pianeti. Nuove osservazioni con il James Webb Space Telescope e con i futuri telescopi di nuova generazione potrebbero rivelare dettagli sull’atmosfera, la temperatura e persino i processi di accrescimento.

Non è escluso che questo pianeta sia ancora in fase di raccolta di materiale, crescendo lentamente fino a raggiungere una massa definitiva. Seguirne l’evoluzione significa osservare in diretta il processo di formazione planetaria, qualcosa che fino a pochi anni fa sembrava fantascienza.

Pianeti neonati e futuro dell’astrofisica

Il caso di Wispit 2b conferma che la nostra conoscenza dei sistemi planetari è solo all’inizio. Abbiamo catalogato migliaia di esopianeti, ma quelli così giovani sono mosche bianche. Ogni nuova immagine diretta è un colpo di fortuna e al tempo stesso una miniera di informazioni per affinare i modelli teorici.

La domanda di fondo resta: perché il nostro Sistema Solare è diverso da molti altri? Forse la risposta si trova proprio osservando questi pianeti neonati, ancora immersi nelle culle cosmiche da cui provengono.

La fotografia di Wispit 2b, il pianeta neonato a 380 UA dalla sua stella, è una delle immagini più importanti degli ultimi anni per l’astronomia.

Non solo ci regala uno spettacolo visivo impressionante, ma ci offre anche l’occasione concreta di capire come si formano i mondi. Ed è probabile che questo sistema resterà al centro dell’attenzione scientifica per molto tempo.

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