Breve ma intenso, è cosi che definirei il primo viaggio in orbita della capsula CST-100 Starliner della Boeing; breve perché, come dire, è durato a malapena 48h, intenso perché ha gettato benzina sul fuoco sulla situazione, già critica e complicata, della società americana Boeing.
Iniziamo con un recap veloce, alle 6.36am EST del 20 Dicembre c’è il lancio della capsula per una missione dimostrativa senza equipaggio, chiamata Orbital Test Flight (OFT) la quale avrebbe dovuto recarsi alla Stazione Spaziale Internazionale (ISS). La missione OFT di Boeing è stata progettata per mostrare che Starliner è pronto a trasportare gli astronauti della NASA da e verso l’ISS; ovviamente dopo questo test la prima reazione è la palese incapacità di svolgere questo compito, però non la pensano esattamente allo stesso modo i piani alti, magari forse per mettere una qualche buona parola al riguardo? Magari per vedere il bicchiere mezzo vuoto e mezzo pieno?
La capsula è stata realizzata da Boeing, con l’aiuto finanziario dell’agenzia spaziale, tramite il Commercial Crew Program con un contratto da 4.2 miliardi di dollari annunciato nel settembre del 2014. Allo stesso modo, anche SpaceX ha ottenuto un accordo simile dal valore di 2.6 miliardi di dollari per completare il lavoro sulla sua capsula Crew Dragon (versione OFT ottenuta a marzo).
La NASA conta su questi veicoli privati, in quanto, essendo perennemente in “lotta” con Russia e Cina, vuole cercare una soluzione alternativa all’utilizzo dei veicoli spaziali Sojuz (Soyuz in inglese) sviluppati da Sergej Pavlovič Korolëv per il programma spaziale russo. Questa collaborazione, se così può essere chiamata, va avanti dal 2011, anno in cui è terminato il servizio dello Space Shuttle; così mentre si è in attesa dei velivoli spaziali di nuova generazione, lo Sojuz è l’unico veicolo spaziale in grado di trasportare gli astronauti all’ISS.
Cos’è successo esattamente alla CST-100 Starliner?
L’OFT è decollato perfettamente da terra, godendo di un decollo da copione, dal suo razzo United Launch Alliance Atlas V. Purtroppo il problema si è presentato poco dopo, nel momento in cui, a 31 minuti dal decollo, i propulsori della capsula non si sono accesi.
A detta del vicepresidente senior della divisione Space and Launch di Boeing, Jim Chilton, la capsula aveva un timer a bordo che doveva capire quando accendere i motori, ma non interpretando bene il tempo di volo, pensava di aver già eseguito l’accensione dei motori.
Sempre a detta di Chilton:
“Il problema risiede probabilmente nel software di bordo di Starliner e sembra essere un semplice errore di recupero; finora non sembra essere un grosso problema sistemico nonostante serva una diagnosi preliminare”
Ritornando al problema, chi gestiva Starliner ha avuto problemi nell’invio dei comandi alla capsula tramite i satelliti di monitoraggio e rilevamento dati della NASA (TDRS), in quanto Starliner si trovava in mezzo al TDRS e non aveva le antenne puntate verso il satellite relay come ci si aspettava, creando quindi dei rallentamenti.
Il problema del rallentamento dei tempi ha avuto conseguenze importanti per Starliner e OFT. La capsula, avendo ormai tutti i dati sbalzati, ha iniziato a usare i piccoli propulsori per mantenere l’orbita verso l’ISS. In realtà era troppo presto per farlo e, quando il team della missione aveva notato e risolto il problema, Starliner aveva ormai già bruciato troppo propellente per raggiungere l’obiettivo previsto.
A questo punto, il team della missione ha deciso di far cadere Starliner 6 giorni prima del previsto, nel sito originariamente designato, ovvero nel White Sands dell’esercito americano in New Mexico, alle 7:57 EST (12:57 GMT) di domenica.
Starliner: alla fine è un successo o no?
A quanto pare non è proprio questo gran fallimento, infatti, a detta del direttore del programma per gli equipaggi commerciali di NASA, Chilton e Bridenstine, Steve Stich
“nonostante queste problematiche, OFT sta ancora fornendo molti preziosi dati per i team della NASA e della Boeing […], il vero punto della missione OFT è conoscere il veicolo spaziale e le sue operazioni il più presto possibile, per prepararci ai voli futuri con equipaggio”.
A rinforzare la dose su tale opinione ci pensa Chilton, il quale ieri affermava:
“Starliner si è comportato molto bene durante il periodo in orbita, si è dimostrata una nave capace.
Il team della missione ha anche verificato diverse pietre miliari OFT, come stabilire un collegamento di comunicazione con l’ISS e dimostrarne i sistemi di guida, navigazione e controllo in volo. Agganciarsi in orbita all’ISS è un grande obiettivo che rimarrà insoddisfatto, ovviamente, ma la capsula ha esteso e ritirato il suo sistema di aggancio durante i suoi giri intorno alla Terra. Altre due pietre miliari dal punto di vista della sicurezza degli astronauti sono il lancio e l’atterraggio, possibilità che sfrutterà domani mattina con un atterraggio a paracadute nel deserto del New Mexico”.