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VetrinaScienza

Perché il lander lunare Resilience ci ha messo mesi per arrivare sulla Luna (e cosa succede ora)

Il lander lunare Resilience di Ispace ha impiegato cinque mesi per raggiungere la Luna. Ecco perché ha scelto una traiettoria lenta e cosa può cambiare con l’atterraggio di giovedì.

Massimo 2 ore fa Commenta! 5
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Mentre alcuni lander ci mettono una settimana, Resilience di Ispace ha scelto una strada diversa: cinque mesi di viaggio, rotta lenta, rischio calcolato.
Perché? Cosa guadagna (o perde) una missione lunare che arriva in ritardo?

Contenuti di questo articolo
Partiti insieme, ma destinazioni (e tempi) diversiViaggio lento, missione lungaLa Luna non perdonaPerché velocità fa rima con affidabilità (e clienti contenti)Cosa porta Resilience sulla Luna?Meglio lenti ma stabili?Prossima fermata: Artemis

Spoiler: non si tratta solo di carburante risparmiato.

Partiti insieme, ma destinazioni (e tempi) diversi

Il 2025 è stato un anno affollato per la Luna. A gennaio, una missione congiunta su razzo SpaceX ha lanciato due veicoli:

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  • Blue Ghost, della texana Firefly Aerospace
  • Resilience, di Ispace (Giappone)

Blue Ghost è atterrato a marzo, in perfetto stile NASA.
Resilience? Sta tentando il touchdown proprio adesso — a giugno — con tre mesi di ritardo rispetto al “collega”.

Ma non è un errore di rotta. È stata una scelta strategica.

Viaggio lento, missione lunga

La traiettoria scelta da Ispace è chiamata low-energy transfer: si tratta di un’orbita ampia e “pigra” che sfrutta l’attrazione gravitazionale della Luna per entrare in orbita senza spingere troppo sui motori.

Immagina di andare a casa di un amico in bici, prendendo tutte le discese. Arrivi lo stesso, ma risparmi energie (e carburante).

Certo, ci metti molto di più. Ma nel frattempo puoi testare tutto: sensori, software, assetti, comunicazioni. E imparare.

“Questo viaggio è una fase di apprendimento continuo”, ha detto Jumpei Nozaki, CFO di Ispace.

La Luna non perdona

Il lander lunare resilience

L’esperienza però insegna anche il contrario. Nel 2023, la prima missione Ispace — durata 4 mesi e mezzo — si è conclusa con un crash nel cratere Atlas.

Resilience questa volta punta su Mare Frigoris, un’area più piatta e stabile.
Ma anche se il viaggio è stato “educativo”, non c’è nessuna garanzia di atterraggio riuscito.

E infatti, per le future missioni (come Apex 1.0), Ispace ha già deciso: niente più voli lenti. Le prossime tappe saranno più dirette.

Perché velocità fa rima con affidabilità (e clienti contenti)

Il viaggio lento di Resilience ha un altro svantaggio: i carichi scientifici a bordo restano mesi nello spazio. Temperature estreme, radiazioni cosmiche e degrado.

Non proprio l’ideale se trasporti strumenti sensibili. E chi paga — università, governi, aziende — vuole tempistiche più rapide e meno rischi.

Per Ispace, il prossimo passo sarà un compromesso tra ottimizzazione dei costi e tempi di consegna.

Cosa porta Resilience sulla Luna?

Oltre alla sfida tecnologica, il lander giapponese ha a bordo tre esperimenti scientifici:

  • Un modulo di produzione alimentare a base di alghe
  • Un monitor per le radiazioni spaziali
  • Un elettrolizzatore per produrre ossigeno e idrogeno sulla superficie lunare

In caso di atterraggio riuscito, sarà il primo lander commerciale non americano a farcela in piedi. Un risultato che — dopo il flop del 2023 — vale oro per Ispace.

Meglio lenti ma stabili?

Le missioni concorrenti, come Intuitive Machines, sono arrivate più in fretta ma con atterraggi problematici: entrambe le sonde si sono ribaltate, limitando le operazioni a terra.

Firefly invece ha centrato tutto: atterraggio morbido, strumenti funzionanti, contatto stabile. È questo lo standard a cui ora punta anche Ispace.

“Ci siamo allenati per mesi con tre team a rotazione nel centro di controllo,” racconta il CEO Takeshi Hakamada.
“Anche senza primati, volevamo fare esperienza. E ora siamo pronti.”

Prossima fermata: Artemis

Tutte queste missioni rientrano nel piano CLPS (Commercial Lunar Payload Services) della NASA, parte del programma Artemis per riportare l’uomo sulla Luna.

Queste prime fasi — affidate a lander robotici — servono a testare il terreno, la tecnologia e la logistica per le future basi lunari.

E anche se Resilience non è il più veloce, potrebbe diventare il più… resiliente.

Ti piacciono le storie di tecnologia spaziale, ingegno umano e atterraggi impossibili?
Allora seguici su Instagram @icrewplay_t (clicca qui) per scoprire il dietro le quinte delle missioni spaziali più folli (e affascinanti) del decennio.
Spoiler: su Marte non siamo ancora arrivati, ma sulla Luna ci stiamo giocando il tutto per tutto.

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