Ti sei mai chiesto perché, quando sbattiamo un dito contro un mobile o ci scottiamo con qualcosa di bollente, il primo istinto è gridare “aia” o un’altra esclamazione simile? Potrebbe sembrare un gesto inutile, ma in realtà ha una spiegazione ben precisa.
Quando proviamo dolore, il nostro cervello reagisce immediatamente inviando segnali alla bocca per emettere un suono. Questo processo avviene prima ancora che possiamo pensarci, ed è un riflesso naturale presente in tutti gli esseri umani.
Il ruolo del cervello e del sistema nervoso
Il dolore viene percepito attraverso il sistema nervoso, che invia segnali al cervello. Gridare aiuta a distogliere l’attenzione dalla sensazione dolorosa e, secondo alcuni studi, potrebbe addirittura ridurre temporaneamente il dolore grazie alla produzione di endorfine, sostanze chimiche che agiscono come analgesici naturali.

Un segnale per gli altri
L’esclamazione di dolore non è utile solo a chi lo prova, ma anche a chi sta intorno. Nella nostra evoluzione, esprimere il dolore ad alta voce è servito come un segnale di allarme per il gruppo, avvertendo di un possibile pericolo.
Non solo “aia”
A seconda della lingua e della cultura, le persone usano suoni diversi per esprimere il dolore. In inglese si dice “ouch”, in francese “aïe”, in tedesco “aua”. Il principio, però, è sempre lo stesso: un suono breve e immediato per reagire al dolore.
Alcuni studi dimostrano che parlare ad alta voce o anche imprecare quando ci facciamo male può avere un effetto anestetico. Questo accade perché il cervello si concentra sull’azione del parlare piuttosto che sul dolore, diminuendone la percezione.
E tu, cosa esclami?
La prossima volta che ti farai male (speriamo di no!), prova a notare la tua reazione. Sarà “aia” o qualcos’altro? Magari ti accorgerai che, senza pensarci, il tuo cervello ha già fatto la sua scelta!