Un uomo del Montana, negli Stati Uniti, ha scatenato polemiche e indignazione per aver creato ibridi di pecore giganti mediante l’uso di parti di animali clonati. Queste creature, ottenute attraverso la clonazione e l’inseminazione illegale di pecore con embrioni di una specie protetta importata dall’Asia, erano destinate a essere uccise da clienti paganti in cacciate organizzate nei ranch privati.
L’individuo, un anziano di 80 anni, ha utilizzato specificamente embrioni clonati di pecora di Marco Polo, una sottospecie della pecora argali, per creare questi ibridi giganteschi. Questa pratica non solo solleva preoccupazioni etiche sul trattamento degli animali e sulla caccia di trofei ma viola anche importanti leggi federali sulla protezione della fauna selvatica.
Pecore giganti clonate come avveniva il progetto?
Il progetto, che durava dal 2013, mirava a produrre animali di dimensioni maggiori per aumentare il profitto derivante dalla loro caccia. Le pecore di Marco Polo, in particolare, sono note per la loro imponenza, con i maschi che possono pesare oltre 200 kg e raggiungere un’altezza di 1,5 metri al garrese, oltre a possedere spettacolari corne.
Tuttavia, l’argali è classificato come specie “prossima alla minaccia” e si stima che ne restino solo poche migliaia in natura.
La questione ha suscitato un ampio dibattito sulla conservazione delle specie selvatiche e sulle pratiche etiche nella manipolazione genetica degli animali. Mentre l’uomo si è dichiarato colpevole di crimini contro la fauna selvatica, rischiando severe pene detentive e finanziarie, la vicenda solleva interrogativi più ampi sul futuro della conservazione della fauna selvatica e sulle implicazioni morali della biotecnologia.
E tu, cosa ne pensi di queste pratiche e delle loro implicazioni etiche e ambientali?