Mentre la campagna vaccinale avanza a singhiozzo, il presidente della Commissione Europea Ursula Von Der Leyen riprende a parlare del pacchetto legislativo in arrivo il 17 marzo prossimo, che dovrebbe contenere la proposta di un pass vaccinale in grado di identificare tutti coloro che hanno già ricevuto il vaccino contro il virus Sars-Cov-2.
Cosa sappiamo finora sul Digital Green Pass? A seguito le parole proprio di Ursula Von Der Leyen in un recente tweet:
We'll present this month a legislative proposal for a Digital Green Pass. The aim is to provide:
•Proof that a person has been vaccinated
•Results of tests for those who couldn’t get a vaccine yet
•Info on COVID19 recoveryIt will respect data protection, security & privacy
— Ursula von der Leyen (@vonderleyen) March 1, 2021
“Questo mese presenteremo una proposta legislativa per un pass verde digitale. L’obbiettivo è fornire:
- La prova che una persona è stata vaccinata
- I risultati dei tamponi di coloro che non hanno ancora potuto fare il vaccino
- Informazioni sulla ripresa dal Covid-19
Rispetterà la protezione dei dati, la sicurezza e la privacy”.
In ottica viaggi, è chiaro che una qualche sorta di pass vaccinale sia necessario per rilanciare il turismo e regole diverse tra stati membri non farebbero altro che causare frammentazione: la via per garantire la massima efficacia e il minimo impatto sui cittadini è probabilmente una soluzione multilaterale, che l’Unione Europea intende offrire attraverso il pacchetto legislativo del 17 marzo.
L’obbiettivo dell’UE è proprio quello di: “consentire ai cittadini di muoversi gradualmente in sicurezza nell’Unione o all’estero, per lavoro o per turismo”.
È bene precisare che, dato che si parla di proposta di legge, se il pass vaccinale venisse implementato si tratterebbe a tutti gli effetti di un documento con valore legale sulla base dei Trattati per il libero movimento e non di un documento opzionale.
Intanto, il garante italiano della privacy ha espresso dubbi riguardo al trattamento dei dati a causa della loro delicatezza, sottolineando come un uso scorretto di dati così sensibili potrebbe portare a conseguenze quali discriminazioni, violazioni e compressioni illegittime di libertà costituzionali.
A questo riguardo si è espresso Margaritis Schinas, vicepresidente della Commissione Europea, che ha assicurato che il certificato conterrà “una serie di informazioni” pesate in modo da evitare discriminazioni di qualsiasi tipo, e che il documento sarà uno strumento interoperabile e riconosciuto attraverso tutti gli stati membri.