La comunità ha a lungo ipotizzato un collegamento tra parto cesareo e allergie alimentari per fare luce su questo dilemma è stato sviluppato uno studio da un team di scienziati del Murdoch Children’s Research Institute che ha coinvolto oltre 2.000 bambini.
I risultati della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Journal of Allergy and Clinical Immunology: In Practice.
Il parto cesareo è correlato alle allergie nella prole? Ecco che cosa dice la ricerca
Le allergie alimentari sono piuttosto diffuse e possono causare reazioni diverse, da molto leggere a molto gravi. I bambini che hanno sviluppato allergie negli Stati Uniti sono il 5% ma il fenomeno è in aumento e coinvolge tutto il mondo.
La nuova ricerca che riguarda una eventuale connessione tra parto cesareo e allergie alimentari ha studiato attentamente le informazioni riguardanti un campione di oltre 2000 bambini, e la conclusione è stata che il parto cesareo non aumenta il rischio di sviluppare allergie nel primo anno di vita dei bambini.
I ricercatori coinvolti nello studio hanno dichiarato: “[I nostri risultati] possono essere utili per gli operatori sanitari quando considerano i rischi e i benefici del parto cesareo e forniscono rassicurazione alle madri che richiedono tale intervento sul fatto che ci sono poche prove che i loro bambini abbiano un rischio sostanzialmente maggiore di allergia alimentare ”.
Il dubbio è nato dal fatto che i bambini nati con taglio cesareo hanno evitato il processo di esposizione a batteri benefici nel canale del parto. Di conseguenza gli esperti hanno ipotizzato che questo potesse interferire con il corretto sviluppo del sistema immunitario di un neonato.
La Dottoressa Danelle Fisher, pediatra e presidente di pediatria presso il Providence Saint John’s Health Center di Santa Monica, in California, che non è stata coinvolta nella ricerca, rispetto ai risultati della ricerca ha affermato che un taglio cesareo rispetto al parto vaginale non è una considerazione importante nel valutare lo sviluppo delle allergie alimentari dei bambini: “È interessante poiché stiamo imparando di più su questo microbioma nell’intestino e su come può influenzare i bambini. Penso che questo studio sia stato molto interessante per far sapere a noi medici che non dobbiamo necessariamente fare affidamento sulla loro storia di nascita per darci indizi”.
La Dottoressa Fisher ha specificato che molti fattori contribuiscono al microbioma di un neonato prima, durante e subito dopo la nascita. Ad esempio, i medici somministrano spesso alle madri antibiotici durante il parto cesareo, che possono influenzare la composizione dei batteri intestinali del bambino.
La nuova ricerca ha monitorato i dati sui fattori di nascita sui bambini dallo studio HealthNuts . Ha anche collegato i dati con la raccolta di dati perinatali del Victoria. Un’ informazione significativa ottenuta da questo studio riguarda le evidenze che hanno rivelato che del 30% dei bambini nati con parto cesareo, il 12,7% aveva un’allergia alimentare durante l’infanzia. Dei bambini nati per via vaginale, il 13,2% aveva un’allergia alimentare.
Il nuovo studio si è riferito al alla sfida alimentare orale (OFC) , il gold standard per la diagnosi delle allergie alimentari. Ciò ha ridotto il rischio di errata classificazione da misure come l’autovalutazione oi livelli sierici. Un dettaglio non trascurabile riguarda le informazioni monitorare che hanno mostrato se i parti cesarei siano avvenuti con o senza travaglio, a differenza di ricerche pregresse.
Gli autori stessi però, hanno indicato i limiti del loro lavoro: per esempio, la sovrarappresentazione dei bambini nati per via vaginale potrebbe aver causato un pregiudizio di selezione. Non solo, il team di ricerca non è riuscito a rintracciare informazioni su fattori di nascita come l’esposizione agli antibiotici e la durata della struttura della membrana. Gli scienziati credono che queste informazioni possano essere analizzate in ricerche future.
La dottoressa Fisher spera che la ricerca possa essere presa in considerazione in tutta Europa o Negli stati Uniti: “Una delle cose che vorrei vedere nascere da questo studio è vedere se può essere replicato in altre aree e se questo gioca un fattore importante o meno”, ha concluso.
Questa ricerca ha anche lo scopo di rassicurare le madri in attesa circa la scelta da effettuare tra parto cesareo e parto vaginale. L’equilibrio psicofisico della madre è fondamentale affinché il parto venga portato avanti con tranquillità e senza pregiudizi, a prescindere dalla scelta che farà la madre insieme al suo ginecologo di fiducia.
In Italia, secondo il Ministero della salute: ” La donna ha accanto a sé al momento del parto (esclusi i cesarei) nel 94,1% dei casi il padre del bambino, nel 4,5% un familiare e nell’1,5% un’altra persona di fiducia. In media, nel 2020 il 31,12% dei parti è avvenuto con parto cesareo, con notevoli differenze regionali che comunque evidenziano che in Italia vi è un ricorso eccessivo all’espletamento del parto per via chirurgica. I dati denotano comunque una tendenza alla diminuzione in linea con le indicazioni delle ‘Linee di indirizzo per la promozione e il miglioramento della qualità, della sicurezza e dell’appropriatezza degli interventi assistenziali nel percorso nascita e per la riduzione del taglio cesareo’”.