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Scoperta italiana: un interruttore cellulare potrebbe fermare il Parkinson (e non solo)

Un team di ricercatori romani ha individuato un nuovo regolatore dell’energia cellulare: potrebbe aprire la strada a terapie per il Parkinson, le malattie mitocondriali e perfino alcuni tumori.

Andrea Tasinato 6 ore fa Commenta! 3
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Nel cuore delle nostre cellule esiste un equilibrio delicato, quasi una danza, tra produzione ed eliminazione di mitocondri, gli organelli che generano l’energia necessaria alla vita e quando questa danza si interrompe, possono insorgere malattie anche gravi, come il morbo di Parkinson o alcune patologie mitocondriali rare e ora, una scoperta tutta italiana potrebbe cambiare le carte in tavola.

Contenuti di questo articolo
La ricerca sul Parkinson: tra mitocondri, moscerini e nuove speranzeUna nuova frontiera terapeutica?Prossimi passi: dal laboratorio al paziente
Scoperta italiana: un interruttore cellulare potrebbe fermare il parkinson (e non solo)

Un team congiunto dell’Università Cattolica del Sacro Cuore (campus di Roma) e dell’Università Roma Tre ha identificato un vero e proprio “interruttore molecolare” che regola questo equilibrio energetico cellular e si tratta della proteina PP2A-B55alfa, nota anche semplicemente come B55. Riducendo la sua attività, gli scienziati sono riusciti ad alleviare i sintomi motori del Parkinson in un modello preclinico della malattia.

La ricerca sul Parkinson: tra mitocondri, moscerini e nuove speranze

Lo studio, pubblicato sulla prestigiosa rivista Science Advances, è stato guidato da Francesco Cecconi, professore ordinario di Biochimica, e da Valentina Cianfanelli, docente dell’Università Roma Tre e ricercatrice presso il Policlinico Gemelli IRCCS.

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Ma perché questa proteina è così importante? Perché agisce su due fronti fondamentali:

  • Favorisce la rimozione dei mitocondri danneggiati, attraverso un processo chiamato mitofagia (una sorta di “riciclo cellulare”);
  • Controlla la produzione di nuovi mitocondri, impedendo che la cellula ne generi troppi e mandando in tilt il sistema.
Morbo di parkinson

Insomma, B55 è il direttore d’orchestra dell’equilibrio mitocondriale.

La ricerca ha dimostrato che abbassare i livelli di B55 in moscerini della frutta (Drosophila) affetti da una forma di Parkinson consente di ripristinare il corretto funzionamento dei mitocondri e migliorare i problemi motori, ma solo in presenza della proteina Parkin, già nota per il suo ruolo nella malattia.

Una nuova frontiera terapeutica?

L’obiettivo ora è chiaro: trovare piccole molecole capaci di modulare B55 in modo selettivo, magari agendo solo nei neuroni dopaminergici colpiti dal Parkinson. Ma non è tutto. Secondo Cecconi, intervenire su B55 potrebbe rivelarsi utile anche in altre condizioni:

  • Malattie mitocondriali rare, come alcune miopatie genetiche;
  • Malattie neurodegenerative, dove l’equilibrio mitocondriale è alterato;
  • Tumori, poiché anche le cellule cancerose manipolano la quantità e la qualità dei mitocondri per sopravvivere e resistere ai trattamenti.
Morbo di parkinson

Insomma, un singolo bersaglio molecolare, tante potenziali applicazioni terapeutiche.

Prossimi passi: dal laboratorio al paziente

“I nostri studi futuri“, spiegano i ricercatori, “punteranno a individuare molecole sicure e strategie efficaci per modulare B55 in modelli preclinici e cellulari umani. L’obiettivo è capire come questa proteina possa influenzare non solo il Parkinson, ma anche altre malattie legate ai mitocondri“.

Una scoperta tutta italiana che unisce ricerca di base e speranza clinica. E chissà, magari tra qualche anno, potremmo avere nuove armi terapeutiche per malattie oggi ancora difficili da trattare — a partire dal Parkinson.

 Science Advances
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