L’osteoartrite rappresenta una delle principali cause di dolore cronico a livello globale, impattando significativamente sulla funzionalità fisica, sulla capacità di svolgere le attività quotidiane e, in ultima analisi, sulla qualità della vita dei pazienti. Per affrontare questa problematica crescente, l’EULAR (Alleanza Europea delle Associazioni di Reumatologia) ha sviluppato raccomandazioni e linee guida cliniche specifiche per la gestione dell’osteoartrite che colpisce mano, anca e ginocchio.

La gestione dell’osteoartrite: un’analisi approfondita tra linee guida e pratica clinica
La complessità della gestione di questa patologia è spesso amplificata dal fatto che i pazienti vengono seguiti da una varietà di professionisti sanitari. Attualmente, vi è una limitata conoscenza su quali specialisti vengano consultati dai pazienti in specifiche fasi della malattia e, soprattutto, sull’effettiva implementazione delle linee guida nella pratica clinica quotidiana.
Importanti approfondimenti su queste dinamiche sono stati presentati durante una sessione del congresso EULAR 2025 tenutosi a Barcellona, grazie ai risultati preliminari del registro BLOAR. Questo registro raccoglie dati completi da 1.716 individui affetti da osteoartrite, trattati nella pratica clinica di routine in Austria. Il BLOAR si distingue per la sua capacità di integrare informazioni cliniche e demografiche fornite da medici e terapisti con dati auto-riferiti dai pazienti, che includono parametri cruciali come il livello di dolore, la qualità della vita, il grado di attività fisica e la gravità percepita della malattia.

L’analisi dei dati del registro BLOAR ha rivelato che la maggior parte delle persone incluse nello studio è in cura per l’osteoartrite del ginocchio, rappresentando il 52,2% dei casi. Seguono l’osteoartrite della mano con il 23,5%, quella dell’anca con il 17,7% e altre articolazioni con il restante 6,7%.
È emerso che oltre l’80% dei pazienti era moderatamente o gravemente colpito dalla patologia, con un significativo 16% che ha riportato una riduzione dell’orario di lavoro o la perdita del proprio impiego a causa della malattia. Il dolore, misurato su una scala da 1 a 100, presentava una media di 24,7 a riposo e di 42,8 durante l’attività fisica, evidenziando il notevole impatto del sintomo sulla vita quotidiana.
Un divario tra linee guida e pratica clinica reale
I risultati più recenti sull’osteoartrite, derivanti dal registro BLOAR, mettono in luce un divario significativo tra la pratica clinica quotidiana e le attuali raccomandazioni formulate dall’EULAR (Alleanza Europea delle Associazioni di Reumatologia).

Le linee guida enfatizzano fortemente l’importanza degli interventi per la gestione del peso, stabilendo chiaramente che “alle persone con osteoartrite dell’anca o del ginocchio dovrebbe essere offerta un’educazione sull’importanza di mantenere un peso sano; a coloro che sono in sovrappeso o obesi dovrebbe essere offerto supporto per raggiungere e mantenere la perdita di peso”. Tuttavia, i dati del registro dimostrano che nella realtà clinica questi approcci non vengono adeguatamente implementati, con circa il 10% dei pazienti che riceve tale supporto.
Valentina Schmolik ha sottolineato questa discrepanza, affermando che, mentre circa il 70% dei pazienti riceve consulenze mediche e terapia fisica, si osserva una sorprendente alta prevalenza di trattamenti non basati sull’evidenza, come l’assunzione di vitamine e prodotti di origine vegetale. Nessuna di queste pratiche è raccomandata dall’EULAR, evidenziando una potenziale inefficacia o mancanza di prove scientifiche a supporto.

Gli autori dello studio ritengono che questi risultati del BLOAR sottolineino la necessità impellente di aumentare la consapevolezza riguardo agli interventi basati sulle prove all’interno della pratica clinica e di promuoverne un’implementazione più efficace per migliorare l’outcome dei pazienti affetti da osteoartrite.
Ottimizzare la cura allineando pratica clinica e kinee guida
Per le persone affette da osteoartrite, è fondamentale che gli operatori sanitari si impegnino a fondo per allineare gli approcci terapeutici alle linee guida consolidate. Questo non è solo un imperativo etico, ma una strategia essenziale per ottimizzare i risultati clinici e migliorare significativamente la qualità di vita dei pazienti.
L’aderenza rigorosa alle raccomandazioni basate sull’evidenza scientifica garantisce che i pazienti ricevano le cure più efficaci e sicure disponibili, minimizzando al contempo il rischio di trattamenti subottimali o potenzialmente dannosi. Implementare pienamente queste linee guida significa non solo prescrivere le terapie corrette, ma anche assicurare un percorso di cura integrato e coordinato che tenga conto di tutte le dimensioni della patologia.

La diffusa adozione di trattamenti non standardizzati, spesso privi di un solido supporto scientifico, suggerisce la necessità impellente di un’analisi approfondita delle preferenze dei pazienti e dei pregiudizi professionali che possono influenzare le decisioni terapeutiche. È cruciale comprendere le motivazioni che spingono i pazienti a cercare o accettare terapie non raccomandate, così come i fattori che portano gli operatori sanitari a deviare dalle linee guida.
Per colmare questo divario, si rendono necessarie strategie di formazione continue e mirate per i professionisti del settore, aggiornandoli sulle più recenti evidenze e rafforzando la loro consapevolezza sull’importanza dell’aderenza alle linee guida. Parallelamente, è indispensabile sviluppare e implementare strategie di comunicazione efficaci, capaci di informare chiaramente i pazienti sui benefici e sui rischi dei diversi approcci, coinvolgendoli attivamente nel processo decisionale terapeutico e contrastando la disinformazione.

Solo attraverso un impegno congiunto verso l’evidenza scientifica e un dialogo aperto con i pazienti sarà possibile elevare la qualità dell’assistenza nell’ambito dell’osteoartrite.
Gli studi sono stati presentati al congresso EULAR 2025.