Un team di scienziati ha rilevato la presenza di ossigeno inaspettato prodotto da rocce metalliche sul fondo dell’oceano Pacifico, a una profondità di oltre 4.000 metri. Questa scoperta rivoluzionaria, pubblicata inizialmente nel luglio 2024, suggerisce che i noduli metallici presenti nella zona Clarion-Clipperton generano ossigeno attraverso un processo di elettrolisi naturale, un fenomeno mai osservato prima.
Cosa rende speciale questa scoperta
I noduli metallici, grandi quanto patate, rilasciano cariche elettriche che scindono l’acqua marina in ossigeno e idrogeno, senza necessità di luce solare. Questo processo, soprannominato “ossigeno oscuro”, sfida l’idea tradizionale secondo cui l’ossigeno viene prodotto esclusivamente tramite la fotosintesi.
Andrew Sweetman, professore presso la Scottish Association for Marine Science, sta guidando un progetto triennale per approfondire questo fenomeno. Il team utilizza strumenti avanzati in grado di operare a profondità fino a 11.000 metri per comprendere meglio i meccanismi alla base della produzione di ossigeno nei fondali oceanici.
Un passo verso lo spazio?
La scoperta potrebbe avere implicazioni significative anche per l’astrobiologia. Sweetman ha sottolineato che comprendere come l’ossigeno si forma in ambienti privi di luce potrebbe aiutare a esplorare la possibilità di vita su lune ghiacciate come Europa e Encelado. Questi corpi celesti, con oceani nascosti sotto strati di ghiaccio, potrebbero ospitare fenomeni simili a quelli osservati nei fondali terrestri.
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L’ossigeno inaspettato non è un caso isolato
Anche altri studi hanno riportato la presenza di ossigeno in luoghi inaspettati. Emil Ruff, microbiologo del Marine Biological Laboratory, ha scoperto ossigeno in falde acquifere profonde in Canada, intrappolato per oltre 40.000 anni. Qui, i microbi producono ossigeno scomponendo composti di nitrito attraverso un processo chiamato dismutazione.
Questi risultati suggeriscono che l’ossigeno oscuro potrebbe essere un fenomeno più comune di quanto si pensasse, e ulteriori ricerche potrebbero rivelarne la portata globale.
Implicazioni per l’ambiente e il futuro
La zona Clarion-Clipperton, oltre a essere un laboratorio naturale per scoperte scientifiche, è al centro di un dibattito internazionale sul deep-sea mining, ovvero l’estrazione di metalli preziosi come cobalto e nichel per tecnologie verdi. Tuttavia, critici e scienziati avvertono che lo sfruttamento di queste risorse potrebbe danneggiare irreversibilmente l’ecosistema oceanico.
Un processo ancora da decifrare
Nonostante le critiche, Sweetman si dice certo che il processo sia reale, ma ammette che servono ulteriori studi per comprenderne appieno i dettagli. I risultati potrebbero portare non solo a nuove applicazioni tecnologiche, ma anche a una migliore comprensione della vita in ambienti estremi, sia terrestri che extraterrestri.
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