Recenti ricerche hanno portato alla luce una scoperta che cambia la nostra comprensione di Stonehenge: una delle sue pietre principali, conosciuta come l'”altar stone”, proviene dalle lontane terre della Scozia. Questo fatto solleva domande intriganti su come gli antichi costruttori siano riusciti a trasportare una pietra di sei tonnellate per oltre 400 miglia. L’ipotesi più affascinante? Potrebbe essere stata trasportata via mare, dimostrando una sorprendente capacità organizzativa delle popolazioni neolitiche.
L’origine delle pietre di Stonehenge: una nuova prospettiva
Fino ad ora, si pensava che le pietre di Stonehenge fossero state prelevate da aree relativamente vicine, come il Galles. Tuttavia, la recente scoperta che una delle pietre centrali provenga dalla Scozia sposta i confini di ciò che credevamo possibile. Non solo questo spostamento su lunghe distanze richiedeva un’organizzazione meticolosa, ma anche un livello di conoscenze tecniche che ci obbliga a ripensare le abilità delle popolazioni dell’epoca.
La sfida del trasporto: terra o mare?
Come hanno fatto a trasportare una pietra così grande per così tanto tempo? Gli scienziati ritengono che la risposta possa risiedere nella navigazione marittima. Trasportare la pietra via mare, superando ostacoli geografici e naturali, sarebbe stato un compito monumentale, ma non impossibile. Questa teoria suggerisce che le popolazioni neolitiche fossero molto più avanzate e interconnesse di quanto pensassimo.
Questa scoperta non solo aggiunge un nuovo capitolo alla storia di Stonehenge, ma invita anche a riflettere sulle straordinarie capacità dei nostri antenati. La complessità e l’organizzazione necessarie per un simile progetto dimostrano che, nonostante le limitazioni tecnologiche dell’epoca, queste popolazioni erano in grado di realizzare imprese eccezionali. Chissà cos’altro rimane da scoprire su questo antico e misterioso monumento?