Siamo arrivati al punto in cui perfino Microsoft — il partner miliardario che ha resuscitato OpenAI a colpi di dollari — potrebbe dire “ciao ciao”. E non per un capriccio, ma perché le cose, dietro le quinte, stanno precipitando.
Se ti stavi chiedendo se l’idillio tra Redmond e ChatGPT fosse destinato a durare, ecco la risposta: forse no.
Microsoft ha perso la pazienza?
Secondo il Financial Times, che ha raccolto testimonianze da fonti interne, le trattative tra OpenAI e Microsoft per rinnovare la partnership sono diventate un campo minato. Il problema? OpenAI vuole spingere ancora più forte sul lato for-profit, mentre Microsoft non ci sta a continuare a finanziare a occhi chiusi.
Al centro del braccio di ferro c’è una questione spinosa: i soldi. Microsoft attualmente si prende il 20% dei ricavi di OpenAI. Ma ora, secondo quanto trapelato, starebbe puntando al 49%. Praticamente metà della torta.
Un aumento che OpenAI non sarebbe pronta a concedere, e che potrebbe mandare all’aria il modello di business “ibrido” che finora ha retto (a fatica).
OpenAI pronta a fare causa?

Le cose sono talmente tese che, stando al Wall Street Journal, OpenAI avrebbe messo sul tavolo un’ipotesi da “opzione nucleare”: denunciare Microsoft per pratiche anticoncorrenziali.
Sì, hai letto bene. Si passerebbe da alleati a rivali in tribunale. Un cortocircuito totale che nessuno si sarebbe aspettato fino a pochi mesi fa, quando Sam Altman veniva accolto a braccia aperte nei salotti tech di Redmond.
Perché tutta questa tensione?
Facciamola semplice: OpenAI vuole diventare (davvero) un’azienda privata, libera di crescere, fare utili e attirare nuovi investitori senza doversi consultare con Microsoft a ogni passo. Ma Microsoft, che ci ha messo sopra più di 10 miliardi di dollari, pretende garanzie, controllo e ritorni concreti.
In questo momento, le due aziende stanno ancora parlando. Lo conferma una dichiarazione congiunta diffusa nei giorni scorsi:
“Abbiamo una partnership a lungo termine e produttiva che ha portato strumenti AI straordinari a tutti. I colloqui sono in corso e siamo ottimisti.”
Traduzione: ci stiamo massacrando, ma lo diciamo con un sorriso.
Perché potrebbe cambiare tutto

Se Microsoft dovesse davvero staccarsi da OpenAI, non sarebbe solo una rottura tra due giganti. Sarebbe un terremoto per tutto l’ecosistema dell’intelligenza artificiale.
Azure ha integrato pesantemente GPT nei suoi servizi. Copilot (Office, GitHub, Windows) è alimentato da modelli OpenAI. Un divorzio non sarebbe semplice né indolore.
E OpenAI, senza i server e la potenza cloud di Microsoft, dovrebbe reinventarsi. In fretta.
Senza contare che, nel frattempo, Google, Anthropic, Meta e xAI (di Elon Musk) stanno spingendo sull’acceleratore. E non aspettano certo che Microsoft e OpenAI chiariscano i loro problemi di coppia.
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